Notiziario: Le Medaglie al Valore dei Presidenti Gronchi e Pertini

Le Medaglie al Valore dei Presidenti Gronchi e Pertini

Giovanni Gronchi e Sandro Pertini. Due Presidenti della Repubblica Italiana che ben difficilmente immaginiamo nel fango delle trincee o in assalti alla baionetta nel corso della Prima Guerra Mondiale, abituati a vederli negli ormai vecchi servizi in bianco e nero o nelle prime televisioni a colori in giacca e cravatta, scortati dai Corazzieri dell’Arma dei Carabinieri durante il loro mandato presidenziale al Quirinale. Eppure, come tanti altri Italiani, quando ancora non si erano affacciati al mondo della politica che li avrebbe portati a ricoprire il ruolo di Capo dello Stato, l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale nel maggio 1915 prestarono servizio tra i reparti del Regio Esercito, vestendo il panno grigio-verde. Giovanni Gronchi, classe 1887, si arruolò volontario nella Milizia Territoriale, venendo inviato al fronte lungo le cime del Veliki, lo stesso monte che verrà conteso dai celebri Lupi del Maggiore Giovanni Randaccio, dove troverà la morte, meritandosi la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, il 28 maggio 1917. Il 1° novembre 1916, l’allora Sottotenente Gronchi mosse tra i primi dalla trincea italiana per assaltare le posizioni austriache, catturando una sezione di mitragliatrici nemiche e meritandosi la Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Sottotenente milizia territoriale reggimento fanteria. Sotto un intenso fuoco di fucileria, irrompeva fra i primi nelle trincee nemiche con mirabile ardire e vi catturava una mitragliatrice, mentre questa faceva fuoco contro nostri reparti che avanzavano. Veliki Kribach, 1º novembre 1916”.

Elezione Giovanni GronchiEppure il giovane Gronchi avrebbe potuto evitare il conflitto: a soli sei anni, infatti, sua madre, Maria Giacomelli morì, lasciandolo orfano assieme a sua sorella Emilia. E si era anche avvicinato alle prime esperienze politiche, intorno al 1910, militando nelle file del Partito Popolare che, sebbene anti interventista, vide molti suoi iscritti partire volontari. Intanto il conflitto continuava, e nel maggio 1917 Giovanni Gronchi era schierato nei pressi di Pod Korite, vicino Castagnevizza del Carso: in questo settore, gli Austriaci tentarono numerose azioni contro i Fanti della Brigata Caserta che, con l’83° e l’84° Reggimento Fanteria, ressero più volte l’urto nemico. Alla fine del mese, il Sottotenente Gronchi venne insignito della Medaglia di Bronzo al Valor per aver preso parte a duri combattimenti e per avere condotto all’assalto un gruppo di militari sbandati rimasti senza ordini: “Sottotenente milizia territoriale reggimento fanteria, Aiutante maggiore in secondo, coadiuvava in modo efficace il comando di battaglione nel condurre gli uomini all’attacco. Quantunque fortemente contuso ad una gamba, restava sulla linea, ed in seguito, di fronte ad un contrattacco nemico, mentre una parte della linea ripiegava per l’infuriare del bombardamento, riconduceva al fuoco i dispersi, dando in tutta l’azione bella prova di coraggio. Pod Korite, 23-26 maggio 1917”.

Fante Sandro PertiniA Sandro Pertini, invece, la Medaglia d’Argento al Valor Militare guadagnata durante la Grande Guerra venne consegnata solo quando terminò il suo mandato presidenziale. Dimenticata dentro alcuni faldoni del Ministero della Difesa, la rinvenne l’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’Ammiraglio Giovanni Torrisi: in realtà, questa onorificenza visse una storia tutta sua. Sandro Pertini partì come semplice soldato di Fanteria nel novembre 1915, prestando servizio inizialmente nel 25° Reggimento. Antimilitarista convinto, scelse volontariamente di non presentarsi al corso per ufficiali di complemento, partendo immediatamente per il fronte e condividendo fin da subito le difficoltà della trincea. Fu solo nell’aprile 1917 che venne nominato Sottotenente di Complemento: trasferito sulla Bainsizza nell’agosto 1917 prese parte a tre giorni di duri combattimenti contro le postazioni austriache attestate sul Monte Jelenik, azione che gli valse, dopo la guerra, la proposta per vedersi conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel frattempo, però, in Italia l’avvento del Fascismo di Benito Mussolini al Governo vide Pertini battersi fin da subito contro il nuovo regime, tra le fila del Partito Socialista: condannato a otto mesi di carcere, il Governo Italiano occultò tale proposta di conferimento, fino a quando, nella seconda metà degli Anni Ottanta, non venne rinvenuta quasi per caso, e consegnatagli nel suo ufficio di Senatore a Vita dal Presidente del Senato Giovanni Spadolini: “Durante tre giorni di violentissime azioni offensive, senza concedersi sosta alcuna, animato da elevatissimo senso del dovere, con superlativa audacia e sprezzo del pericolo avanzava primo fra tutti verso le munite difese nemiche, vi trascinava i pochi suoi uomini e debellava una dietro l’altra le mitragliatrici avversarie numerosissime e protette in caverne. Contribuiva così efficacemente alla conquista di ben difesa posizione nemica catturando numerosi prigionieri e bottino importante. Bellissima figura di eroismo e di audacia. Descia-Monte Cavallo-Jelenick, 21-22-23 agosto 1917″.

Insediamento Sandro PertiniE poi venne la Medaglia d’Oro, per le sue azioni condotte durante il periodo compreso tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945: combatté nelle principali città italiane, Roma, Firenze e Milano, prendendo parte alle insurrezioni e alle lotte contro le forze tedesche dislocate nella penisola italiana. Come si legge nella motivazione, Sandro Pertini fu “Animatore instancabile della lotta per la libertà d’Italia, dopo quindici anni trascorsi tra carcere e confino, l’8 settembre 1943 si poneva alla testa degli ardimentosi civili che a fianco con i soldati dell’esercito regolare contrastarono tenacemente l’ingresso alle truppe tedesche nella Capitale. Membro della giunta militare del CLN Centrale, creava una delle maggiori formazioni partigiane operanti sul piano nazionale. Arrestato e individuato quale capo dell’organizzazione militare clandestina, sottoposto a duri ed estenuanti interrogatori ed a violenze fisiche con il suo fiero ed ostinato silenzio, riusciva a mantenere il segreto. Il 25 gennaio 1944 riacquistava la libertà con una fuga leggendaria dal carcere, riassumeva il suo posto di comando spostandosi continuamente in missione di estremo pericolo nelle regioni dell’Italia Centrale, dove più infieriva la lotta alla quale partecipava personalmente. Nel maggio 1944 si recava in Lombardia per portarvi il suo contributo prezioso ed insostituibile di animatore e combattente, potenziando le Brigate che in ogni regione dell’Italia occupata, sotto la sua guida, divennero un formidabile strumento di lotta contro l’invasore. Di là, a fine luglio 1944, si portava in Firenze dove, alla testa dei partigiani locali, partecipava all’insurrezione vittoriosa. Rientrato in Roma liberata, chiedeva di essere inviato nell’Italia occupata e dalla Francia effettuava il passaggio del Monte Bianco. Nella Valle d’Aosta (Cogne), soggetta ad un feroce rastrellamento, si univa alle formazioni partigiane distinguendosi in combattimento. Raggiunta Milano, riprendeva il suo posto nei maggiori organi direttivi della resistenza. L’insurrezione del Nord lo aveva, quale membro del Comitato insurrezionale, tra i maggiori protagonisti nelle premesse organizzative e nell’urto militare decisivo. Uomo di tempra eccezionale, sempre presente in ogni parte d’Italia ove si impugnassero le armi contro l’invasore. La sua opera di combattente audacissimo della resistenza gli assegnava uno dei posti più alti e lo rende meritevole della gratitudine nazionale nella schiera dei protagonisti del secondo Risorgimento d’Italia. Roma, Firenze, Milano, 8 settembre 1943-25 aprile 1945″.