La Storia

Primo dopoguerra

L’Associazione dei Combattenti e Reduci fu fondata nel 1919 dai reduci della Grande Guerra. L’idea nasceva a Milano, il 17 aprile del 1917, durante un’assemblea dei mutilati di guerra nei locali della Lega Antitedesca. L’assemblea, presieduta dai reduci Ettore Ferrari e Virginio Galbiati, sosteneva la necessità di costituire un’associazione diretta a tutelare i diritti degli ex combattenti rimasti feriti durante gli scontri. L’assemblea ha immediatamente incontrato l’adesione degli ufficiali reduci dal fronte. L’incontro successivo, tenutosi il 29 aprile 1917, sancì la nascita dell’A.N.M.I.G., e in quella data furono fissate le finalità e lo Statuto dell’Associazione. Più di un autore fissa la data della nascita dell’A.N.C. al 4 novembre 1918, riferendosi alla paterni­tà dell’iniziativa assunta dall’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra, che tra l’altro mise a disposizione anche le proprie strutture organizzative per l’inquadramento dei Combattenti in una propria Associazione. Ma soltanto il 18 febbraio 1919, si diede vita ad una sezione autonoma Combattenti, con finalità di carattere nazionale (anche se una Sezione Combattenti, promossa e voluta dalla sezione locale dell’ A.N.M.I.G, era già sorta a Parma nel ’18). In poco tempo, in molte parti d’Italia, si assistette alla formazione di numerose Sezioni che raccolsero un elevatissimo numero di aderenti. Gli associati si raccoglievano attorno ad un programma che aveva in parte carattere rivendicativo, ma che tendeva soprattutto a far ottenere all’Associazione un peso politico e sociale nella vita nazionale. Nel primo statuto associativo, stilato ed approvato nel 1919, veniva proclamata “l’assoluta indipendenza dell’A.N.C. da ogni e qualunque partito politico, pur non rinunciando l’Associazione ad assicurare il concorso dei combattenti all’azione politica e sociale, fa­cendo propria la causa e gli interessi di tutto il popolo d’Italia.” Gli ex combattenti rivendicavano nell’ambito della collettività un’adeguata considerazione, non soltanto per i sacrifici sopportati durante la guerra e per i conseguenti danni ricevuti, ma anche per­ché si proclamavano portatori di nuove idealità politiche. Il primo Statuto dell’A.N.C. fu redatto nel 1919 ma solo nel 1923 (secondo Congresso Nazionale svoltosi a Napoli in febbraio) l’A.N.C. assunse il carattere fondamentale di un’istituzione al di fuori e al di sopra di ogni partito, principio ribadito nella formulazione di un nuovo Statuto. Il nuovo Statuto del 1923 provvide a riformulare la parte procedurale ed amministrativa dell’associazione, ma anche a codificarne una ideologia vera e propria. Durante le elezioni politiche della primavera del 1924, trenta ex combattenti inclusi nella «lista nazionale» vennero eletti deputati. Mussolini pensava che così, nonostante alcune resistenze antifasciste in seno all’A.N.C., avrebbe raggiunto lo scopo di ottenere piena e leale collaborazione politica da parte degli ex combattenti. Ciò non avvenne perché, nel giugno dello stesso anno, veniva assassinato, da parte di una banda fascista, Giacomo Matteotti. Una tempesta politica scos­se il Paese e la stampa combattentistica fu unanime nel deplorare il delitto. Poco più di un mese dopo quel fatto di sangue, si arrivò al Congresso di Assisi. Sin dall’inizio dei lavori dell’Assemblea si era subito notata un’atmosfera di ostilità al fascismo. Dopo le prese di posizioni di una maggioranza contraria alla col­laborazione con il nuovo regime, e di una minoranza di chiara mar­ca fascista che tendeva a ricucire lo strappo, si profilava una spacca­tura tra i delegati, e questo lo si voleva comunque evitare. Alla fine si riuscì a raggiungere un accordo che condizionava il rinnovato appoggio al go­verno al ristabilimento della legalità e della piena sovranità dello Stato. Nonostante il compromesso, la spaccatura si allargò sempre più. L’A.N.C., nell’autunno del 1924, si rifiutò di partecipare alle celebrazioni del­la marcia su Roma. Inoltre, in occasione delle manifestazioni del 4 novembre i cortei patriottici furono, in molte località, aggrediti dal­le squadre fasciste. In tale clima l’autonomia e l’indipendenza dell’A.N.C. erano segnati. Infatti, nel marzo del 1925, gli organi centrali nominati ad Assisi, vennero sostituiti da un triumvirato di nomina governativa. Mussolini si avvalse dei poteri di controllo sull’Associazione che gli erano stati conferiti dal decreto del 24 giugno 1923, e sciolse il Comitato nazionale sull’A.N.C., affidando Federazioni e Sezioni a commissari fascisti.  

Secondo dopoguerra

Dopo la Seconda guerra mondiale, una situazione analoga a quella del primo dopoguerra (1919-1920), aggravata dalla pesante sconfitta militare subita dall’Italia, tornò a verificarsi per la gran massa di disoccupati e per i licenziati delle industrie (gennaio-febbraio 1946). Al malcontento della popolazione si aggiunse quello di reduci ed ex partigiani. Ci fu inoltre poca disponibilità degli ex combattenti e dei reduci verso i partiti in genere e verso una loro volontà di coagulo attorno ad un progetto politico, come era avvenuto nel 1919. In tale contesto, anche dopo la fusione con l’Associazione Na­zionale Reduci della Prigionia (composta da quei militari che erano reduci dal fronte senza aver preso parte ad eventi bellici, o che erano stati fatti prigio­nieri dopo le vicende dell’8 settembre 1943), l’A.N.C., assumeva un carattere prettamente assistenziale, non trascurando peraltro di prodigare tutte le sue energie per ottenere dalle autorità governative gli aiuti e le provvidenze — anche di natura legisla­tiva — per consentire ai reduci di guerra e della prigionia il reinseri­mento nella vita della Nazione. Nell’ottobre del 1946 venne modificato il nuovo Statuto dell’A.N.C., e a Salerno, durante il congresso del 1947, venne approvata la nascita dell’A.N.C.R., Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. 

Questi settanta anni, che rappresentano la vita e la storia dell’A.N.C.R., sono anche la storia di due generazioni attraverso un secolo. Gli uomini di queste due generazioni appaiono, sotto il profilo storico, diversi per cultura ed educazione, ma uniti dalla drammatica esperienza della guerra.

L’Associazione nata a Salerno è un organismo che si propone di: promuovere il culto della Patria, dei Caduti e della loro memoria; la difesa dei valori morali e delle istituzioni democratiche; l’affermazione della giustizia e del mantenimento della pace tra i popoli; la partecipazione alla soluzio­ne dei problemi sociali del Paese; il riconoscimento dei diritti dei combattenti, la difesa dei diritti da essi acquisiti e l’assistenza ai propri associati per superare le difficoltà della vita. L’Associazione, sin dalle sue origini, si impegna a richiamare il governo all’osservanza dei contenuti dell’ordina­mento statuale della Nazione, e a concorrere in maniera determinante alla soluzione di delicati problemi sociali. Un impegno che l’Associazione porta ancora avanti, per permettere il reinserimento nella vita sociale degli ex combattenti e per garantire il giusto risarcimento a chi ha patito danni fisici durante gli scontri, ma anche per coloro che, come le vedove e gli orfani di guerra, durante la guerra hanno perso i propri cari.