I bombardamenti aerei in Italia nella Seconda Guerra Mondiale
C’è una pagina straziante, nella storia del nostro Paese durante la Seconda Guerra Mondiale, di cui si parla ancora troppo e talvolta con fastidio: è quella dei bombardamenti aerei ‘alleati’ sull’Italia.
Claudia Baldoli, professoressa, insegna Storia Contempo- ranea e Intellectual and Cultural History all’Università degli Studi di Milano, e in precedenza, ha insegnato alle università di Londra e di Newcastle (UK): si è occupata in molti suoi studi proprio di questa drammatica quasi misconosciuta brutta pagina di storia. I bombardamenti sulle città italiane iniziarono l’11 giugno 1940, circa 24 ore dopo la dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, mentre le ultime bombe caddero all’inizio di maggio 1945 sulle truppe tedesche in ritirata verso il Brennero. Nei cinque anni che passarono tra queste due date, quasi ogni città italiana fu bombardata.
I centri industriali del nord come Genova, Milano e Torino subirono più di 50 attacchi ciascuno; le città portuali del sud, come Messina e Napoli, più di un centinaio. Milano registrò più di 2.000 vittime civili; Napoli, nell’anno peggiore, il 1943, perse quasi 6.100 abitanti sotto le bombe. Furono commessi, dai bombardieri anglo-americani, tragici errori, tra i quali quello conosciuto come la strage di Gorla, provocata il 20 ottobre 1944 dal ‘fuoco amico’ di una pattuglia aerea della 15° Air force americana.
Il bombardamento anglo-americano su Milano del 20 ottobre 1944, in cui persero la vita 641 persone, colpì varie aree della zona fortemente industrializzata, i quartieri di Gorla e di Precotto furono colpiti da 80 tonnellate di esplosivo che, dal momento dello sgancio, impiegarono 240 secondi per toccare terra.
Gli abitanti, a seguito degli allarmi tra le ore 11.24 e 11.29 raggiunsero i rifugi, ma una di quelle bombe colpì in pieno il vano scale della scuola elementare ‘Francesco Crispi’ di Gorla, dove persero la vita 184 bambini, 14 maestre, 4 bidelli e 1 assistente sanitaria. Ed è dir poco sconvolgente il fatto che una tragedia di queste dimensioni sia stata per tanti anni taciuta e che ancora oggi sia pressoché sconosciuta.
Ma molte città più piccole furono pure pesantemente danneggiate dai bombardamenti aerei: per esempio, a Foggia le bombe distrussero il 75% degli edifici residenziali, mentre altre località come Rimini subirono ripetuti attacchi per periodi prolungati perché si trovarono per mesi sulla linea del fronte. L’Italia centrale non fu attaccata fino alla primavera del 1943 (e per questa ragione ospitò gli sfollati da altre regioni), per diventare la parte più bombardata del paese nei 15 mesi seguenti mentre il fronte, lentamente, si spostava dal sud al nord Italia. Baldoli ha evidenziato che, dall’ingresso dell’Italia in guerra all’autunno del 1942, la Royal Air Force britannica (RAF) bombardò il sud dalla base di Malta.
Palermo subì il primo bombardamento il 23 giugno 1940: le bombe mancarono l’obiettivo, il porto, e caddero sulla città uccidendo 25 civili.
A Napoli, il porto, il nodo ferroviario, le raffinerie petrolifere e il centro cittadino furono colpiti per la prima volta il 31 ottobre.
L’11 novembre, tre navi della flotta italiana furono seriamente danneggiate nel porto di Taranto. Anche se non era diretto contro il morale dei civili, psicologicamente, questo attacco cambiò la percezione della guerra tra la popolazione locale.
Il giornale pugliese “La Gazzetta del Mezzogiorno” sostenne che non ci fu alcun danno e che anzi, il nemico era stato colpito dalla contraerea italiana; malgrado ciò, la gente si riunì intorno al porto cittadino in una sorta di lutto collettivo per la flotta.
Nei giorni seguenti, la RAF bombardò Bari, Brindisi e ancora Taranto, mentre parte della popolazione locale iniziò a sfollare nei paesi vicini.
Da allora e per tutto l’anno seguente, i porti e le città del sud e della Sicilia vennero bombardate ripetutamente, secondo la strategia di guerra contro l’Asse in Africa per impedire i rifornimenti alla Libia, che partivano soprattutto da Napoli.
Nello stesso periodo anche il nord fu bombardato, se pure con minore intensità, dalle basi della RAF in Gran Bretagna. Anche se i primi obiettivi, al nord come al sud, erano principalmente militari e industriali, ne conseguivano “danni collaterali”.
Nel caso del primo attacco su Torino, l’11 giugno 1940, l’obiettivo doveva essere la FIAT Mirafiori, ma le bombe caddero sulla città uccidendo 17 abitanti.
Nei giorni seguenti, altri obiettivi furono i depositi di petrolio nei porti di Genova e Savona, le raffinerie di Porto Marghera, i porti di Livorno e Cagliari, le fabbriche dell’Ansaldo e della Piaggio a Genova.
Tra il 15 e il 16 giugno Milano fu colpita per la prima volta: le bombe mancarono le fabbriche aeronautiche della Caproni, Macchi e Savoia Marchetti e caddero sulla città.
Nel giugno 1940 si verificarono alcuni bombardamenti francesi, dalle basi in Algeria, su Cagliari (con gravi danni all’aeroporto), Palermo e Trapani.
L’ultimo attacco su Cagliari avvenne appena prima dell’armistizio italo-francese del 24 giugno.
Dall’ottobre 1942 fino all’armistizio del settembre 1943, la RAF fece bombardamenti a tappeto (area bombing) sul nord Italia, per attaccare al tempo stesso le zone industriali e quello che veniva definito “il morale” delle popolazioni civili.
Nello stesso periodo, dal dicembre 1942, i bombardamenti sul sud Italia furono opera principalmente della United States of America Air Force (USAAF) e si fecero più violenti in preparazione dello sbarco in Sicilia e poi nella penisola.
Nel 1943 bombardamenti tattici seguirono le operazioni militari dal sud al centro Italia, puntando a distruggere le principali linee di comunicazione e le zone in prossimità del fronte. Particolarmente colpito fu il centro Italia, che si trovò tra la linea Gustav e la linea Gotica tra l’autunno del 1943 e l’estate del 1944.
Negli stessi mesi i bombardamenti continuarono anche sul nord, per distruggere soprattutto nodi ferroviari, ferrovie e ponti così da impedire i rifornimenti tedeschi, una situazione che continuò anche dopo la rottura della linea Gotica, fino alla liberazione del nord, quando la battaglia si spostò nella valle padana. I grandi centri cittadini furono attaccati molto meno che negli anni precedenti, ma gli attacchi alle linee di comunicazione continuarono, con bombardamenti che si abbattevano sulle città minori nei dintorni.
Che su questa tragici fatti di guerra stiano emergendo una sensibilità ed una curiosità crescenti lo conferma anche l’editoria. “Genova brucia” (Erga edizioni, 330 pagine per 19,90 euro – autori Almiro Ram-berti, Giorgio Casanova, Mauro Montarese) è giunta in pochi mesi alla terza edizione, che trasforma questo libro in un viaggio unico e polisensoriale nella Genova che bruciava sotto le bombe nella Seconda Guerra mondiale.
Pagine da leggere, guardare e ascoltare per capire i segni della guerra oggi. Contiene video dell’epoca e di ciò che possiamo ancora vedere dei rifugi e delle fortificazioni.
Sono presenti testi storici generali e di approfondimento, fotogallery indimenticabili e le notizie tratte dai giornali dell’epoca.
I video storici sono della Fondazione Ansaldo, quelli dei rifugi antiaerei odierni provengono dal Centro Studi Sotterranei di Genova e dall’archivio di Luciano Rosselli.
Il volume contiene il testo inedito dello studioso Massimo Rossi sulle fortificazioni antiaeree e le altrettanto inedite fotografie d’epoca e i video dell’archivio di Francis Carl Fuerst, il grande fotografo che ha immortalato i segni della guerra a Genova e nelle Riviere. Nei contenuti polisensoriali sono inseriti anche i testi sull’urbanistica di Bruno Giontoni e Franca Balletti, che illustrano la ricostruzione della città.
La parte centrale di “Genova Brucia Terza edizione” illustra i bombardamenti sia navali sia aerei che hanno colpito Genova, l’entroterra e le riviere.
Recco fu investita da un numero impressionante di incursioni aeree, tre devastanti nel novembre-dicembre 1943, ventiquattro nel maggio-agosto 1944 che distrussero la cittadina e il viadotto ferroviario (127 vittime civili).
Tanti altri episodi nella Riviera di Levante, tra cui Chiavari, Riva Trigoso e Zoagli, oggetto di numerose incursioni (60 morti solo il 27 dicembre del 1943) a causa del ponte ferroviario.
A Borzonasca il 1° settembre 1944 un bombardamento indiscriminato causò 41 morti. Le incursioni colpirono anche le Valli Scrivia e Stura e la Riviera di Ponente con Arenzano e altre località. Furono bombardamenti atroci, tanto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel discorso pronunciato davanti al Parlamento italiano il 22 marzo 2022, per dare l’idea del dramma che il suo popolo sta vivendo in seguito all’invasione dell’esercito russo: “Mariupol è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata”: parole che sono arrivate dirette al cuore di Genova e dei genovesi, almeno di quelli che, per fortuna, non dimenticano e non hanno dimenticato.
Vi è poi, da leggere, “I bombardamenti aerei sull’Italia” (edizioni Il Mulino, pagine 329, € 26 – a cura di Nicola Labanca): a lungo confinato alla dimensione militare, questo aspetto della guerra sta conoscendo in questi anni un interesse nuovo, allargato in particolare agli effetti sulle popolazioni al dibattito sulla legittimità dei bombardamenti.
La Seconda guerra mondiale è stata la prima guerra in cui i bombardamenti aerei hanno avuto una parte decisiva: dal Blitz tedesco su Londra fino alle atomiche sganciate nell’agosto 1945 su Hiroshima e Nagasaki.
Il libro presenta la storia dei bombardamenti sull’Italia attraverso un’ampia serie di contributi che ne riflettono la complessità: dalla comparazione con gli altri paesi, allo studio delle azioni del regime (indagate sia nell’esercito, nella marina e nell’aeronautica, sia nelle politiche di difesa delle città), alle reazioni della popolazione.
Segnalazione imperdibile anche per “Obiettivo Italia: i bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945” (di Giorgio Bonacina, edito da Mursia editore, € 18,00). Ma erano necessari per gli Alleati i bombardamenti delle città italiane? Quale scopo si prefiggevano? Che cosa volevano colpire?
Nelle oltre trecentoventi pagine, l’Autore risponde esaurientemente a tali domande e descrive, giorno per giorno, le azioni dei bombardieri inglesi e americani, illustrandone la tecnica d’attacco, gli aerei impiegati e i risultati raggiunti.
Imperdibile, infine, anche “L’Italia bombardata” di Marco Gioannini e Giulio Massobrio (18€ per 696 pagine, edito da Mondadori): accuratissimo nella ricostruzione dei fatti, è un vibrante romanzo della memoria, un punto di riferimento imprescindibile nella storiografia sulla Seconda guerra mondiale in Italia.
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