LA GERMANIA SENTE DI ESSERE VICINA ALLA VITTORIA
Pace. Il 12 dicembre la Germania fa la sua mossa e, d’accordo con Impero Asburgico, Turchia e Bulgaria, offre di avviare i negoziati di pace. La nota diplomatica perviene all’Intesa tramite i neutrali Stati Uniti, Svizzera e Spagna. Ambasciator non porta pena: nessun commento, né ingerenza, i tre si limitano a far da “postino”. A Berlino il Cancelliere Bethmann-Hollweg ragguaglia il Reichstag. L’arringa profuma un po’ di superbia, le parole sono di chi sta vincendo la guerra: “Il nemico contava sulla nostra stanchezza, ma si ingannò. La Romania doveva rovesciare la situazione in oriente; la grande offensiva sulla Somme doveva sfondare il nostro fronte occidentale; i rinnovati assalti italiani dovevano paralizzare l’Austria-Ungheria”. E invece niente. Già, vista così un pizzico di supponenza sembra persino lecita. “Sua Maestà, in accordo con i nostri alleati, decise di proporre negoziati di pace alle Potenze nemiche. […] La Germania, l’Austria-Ungheria, la Turchia e la Bulgaria dimostrarono la loro invincibile forza. […] Gli ultimi avvenimenti dimostrano che l’ulteriore continuazione della guerra non potrà spezzare la nostra resistenza. Al contrario, tutto lascia presagire ulteriori successi. Le quattro Potenze alleate furono costrette a impugnare le armi per la difesa della loro esistenza, della loro libertà e del loro sviluppo nazionale. […] Consapevoli della nostra forza politica ed economica, siamo animati dal desiderio di evitare un ulteriore spargimento di sangue e di mettere fine agli orrori della guerra. Ma siamo anche pronti a continuare la lotta fino all’estremo. […] Se nonostante questa offerta di pace la guerra dovesse continuare, le quattro Potenze alleate respingerebbero ogni responsabilità di fronte all’umanità e alla Storia”. Di una cosa non c’è traccia nella nota tedesca: una proposta concreta. Importa poco. Non ci sono molte speranze di porre fine al conflitto, anzi, diciamo pure zero, ma questo Bethmann-Hollweg lo sa bene. L’invito tedesco ha comunque tante altre ragioni, soprattutto politiche. Una cosa è chiara alla Germania: il tempo non è dalla sua parte. Meglio tentar di mettere a profitto le vittorie, magari convincendo solo uno dei nemici. In fondo a Berlino andrebbe bene in qualunque caso. Un “sì” alle trattative, in questo momento, sarebbe un successo. Punto. E anche se la risposta fosse un secco “no”, la Germania avrebbe solo da guadagnarci. I “cattivi” sarebbero gli altri, lei avrebbe fatto il possibile. E così il popolo tedesco sarebbe stimolato al massimo sforzo; il Paese troverebbe una nuova compattezza, l’opposizione interna pacifista sfumerebbe. E si potrebbero giustificare meglio con i neutrali i provvedimenti più rigorosi, come l’inasprirsi della guerra sottomarina. Non male come primo giorno per il rinnovato esecutivo Francese. Sì, il rimpasto di Governo parigino si conclude nelle stesse ore. Il Gabinetto è più snello. Alcuni ministeri sono stati accorpati e la direzione della guerra affidata a un Comitato straordinario sul modello inglese: lo compongono Briand, nella doppia veste di Premier e Ministro degli esteri, Lyautey alla guerra, Lacaze alla marina, Ribot alla finanza, Thomas agli armamenti e il Generalissimo Joffrecome consulente tecnico militare. Nivelle è promosso Comandante in Capo dell’esercito del nord e nord-est, in sostituzione di Joffre.
Davide Sartori
Davide Sartori