Notiziario: 26 Settembre 1941 - Fine della Battaglia di Kiev

26 Settembre 1941 - Fine della Battaglia di Kiev

La battaglia di Kiev fu un conflitto avvenuto tra il 25 Agosto e il 26 Settembre 1941 che vide contrapporsi il Terzo Reich e l'URSS. La battaglia fu conseguenza del progetto di Hitler d'invasione dell'Unione Sovietica, la famosa Operazione Barbarossa, e fu uno dei primi conflitti che vide le due grandi potenze affrontarsi. La battaglia si svolse in un'area di oltre 135.000 km quadrati dalle rive della Desna a quelle del Dnipro, passando per il settore di Kiev e la parte meridionale delle paludi del Pryp"jat'. L'esercito tedesco riuscì a completare una gigantesca manovra d'accerchiamento e a chiudere in una enorme sacca la quasi totalità delle truppe sovietiche schierate nel settore meridionale del fronte orientale in difesa dell'Ucraina. La battaglia terminò, dopo scontri aspri e sanguinosi, con la schiacciante vittoria della Wehrmacht che catturò centinaia di migliaia di prigionieri e poté quindi proseguire l'avanzata in direzione di Char'kov e Rostov sul Don. La vittoria tedesca nella battaglia di Kiev viene considerata, per le gigantesche dimensioni dell'operazione strategica, per le difficoltà logistiche superate, per la resistenza opposta dal nemico e per il successo totale raggiunto, la manovra operativa più brillante e riuscita della Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale. Si trattò di una delle più grandi battaglie di accerchiamento della storia militare, mentre lo stesso Hitler la definì "la più grande battaglia della storia del mondo". Per Hitler fu anche un trionfo personale nei confronti dei suoi generali, dubbiosi delle sue scelte operative; tuttavia, essa non fu per i tedeschi quella vittoria decisiva che il Führer cercava dall'inizio dell'Operazione Barbarossa. Al contrario, il risultato di una così importante vittoria militare pesò in modo negativo sulla capacità dell'Alto Comando tedesco e del Führer di avere una visione lucida sullo sviluppo delle operazioni. Il dittatore nazista si convinse infatti che dopo le perdite subite a Kiev tutto il settore meridionale del fronte sovietico fosse ormai definitivamente crollato e senza più riserve: di conseguenza decise, nonostante le perplessità del feldmaresciallo von Rundstedt, di disperdere ancor più le sue forze dirigendo il Panzergruppe del generale von Kleist oltre il Donec e il Don, ordinando di avanzare contemporaneamente e immediatamente verso Char'kov, Rostov ed il Caucaso. Inoltre i panzer del generale Guderian, pur molto logorati dalla snervante marcia verso sud, dovettero risalire rapidamente verso nord per prendere parte, ridotti ormai al 50% delle loro forze, alla grande offensiva finale contro Mosca. Le perdite sovietiche nella battaglia di Kiev furono elevatissime: quattro armate furono annientate, mentre i tedeschi affermarono che le perdite del nemico sarebbero state superiori ad un milione di uomini e rivendicarono la cattura di 665.000 soldati, di 3.718 cannoni e di materiale bellico di ogni genere; 884 carri armati sarebbero stati distrutti. Le fonti sovietiche più recenti invece forniscono cifre inferiori, ma sempre molto alte, rispetto ai dati tedeschi e calcolano le perdite totali sovietiche a 700.544 soldati (di cui 616.000 morti e dispersi/prigionieri), 28.419 cannoni e 411 carri armati.