Suor Cecilia Basarocco, l’angelo bianco di Niscemi
Tra l’11 e il 12 luglio, intanto, quasi tutto il personale medico aveva evacuato l’ospedale, lasciando Suor Cecilia praticamente sola a prendersi cura dei soldati feriti, tra cui figuravano anche dodici soldati tedeschi: giunti a Niscemi, gli Americani cominciarono a effettuare perquisizioni e interrogatori verso tutti coloro che indossassero una divisa. Su mediazione della stessa religiosa, il comando americano predispose che tutti gli Italiani potessero fare ritorno liberamente alle proprie abitazioni, mentre per i soldati di Berlino si sarebbe profilata una sorte peggiore: essere fucilati. Ed è qui che la storia di Suor Cecilia prense una svolta inaspettata: quando ormai per i dodici soldati sembrava non ci fosse più nulla da fare, con il plotone ormai schierato e pronto a fare fuoco, la giovane religiosa uscì correndo, frapponendosi tra gli Americani in procinto di sparare e i Tedeschi gridando: “Sparate anche su di me e che Dio vi perdoni”. Alla vista di ciò, il plotone di esecuzione esitò, rimase come pietrificato di fronte a questa suora vestita di bianco che tentava l’impossibile per salvare la vita, rischiando la sua, di un gruppo di militari feriti. Venne così deciso di portare i prigionieri a Gela e di imbarcarli su una nave diretta ai campi di prigionia, ma nel cuore di quei soldati salvati dalla scarica di fucilieria nemica rimase vivo il ricordo di Suor Cecilia Basarocco, l’angelo bianco di Niscemi.