Storie di uomini: è romagnolo il fautore dei bombardieri del Re. La storia di Arnaldo Lambertini
Durante la Grande Guerra nasceva la specialità dei Bombardieri del re. Questi artiglieri avevano il compito con le loro bombarde, di distruggere reticolati e fortificazioni nemiche. Di loro si già è scritto molto e diverse pubblicazioni, non ultima, quella di Filippo Cappellano I Bombardieri del Re, descrivono dettagliatamente il ruolo cruciale di questi artiglieri nei teatri di guerra. La cosa che si menziona poco però, è del padre dei bombardieri, ovvero, chi ha dato vita a questa specialità. Il fautore dei bombardieri del re era emiliano-romagnolo e si chiamava Arnaldo Lambertini. Nativo di Imola, Lambertini con il Grado di Maggiore, costituiva il Deposito dei bombardieri a Nervesa e proprio lui addestrava e smistava al fronte migliaia di bombardieri. L’Ufficiale imolese, durante il conflitto, finiva anche sulla prestigiosa rivista francese L’Image de la Guerre, in cui veniva ritratto insieme a Cadorna mentre stavano decidendo come avanzare su Trieste. Scrivevano nell’articolo: “Sulla strada di Trieste “Avanti Savoia” tale è il grido fatidico che sotto il comando dei loro ufficiali, revolver in pugno e tricolore come sciarpa, i soldati italiani spingono per mesi sulla strada senza fine che conduce a Trieste. Piove a fiume (a dirotto), un vento freddo fa tremare gli uomini, bagnati fino alle ossa, che lavorano con il fango rossastro del Carso, a rimettere in opera i lavori di difesa e a fortificarsi per poter resistere ai numerosi contrattacchi dei nemici. La strada di Trieste ha come principale massiccio difensivo l’Hermada, collina di 323 metri, situata a nord est di Duino e che domina tutta la regione. Conquistare l’Hermada è, dunque, aprire tutta la grande strada per Trieste. E’ a questo che s’impegnano senza sosta e con meraviglioso coraggio le giovani truppe italiane. Ecco il maggiore Lambertini, capo dei bombardieri, mentre riceve, prima di un attacco, le ultime istruzioni del generalissimo Cadorna.” Dopo Caporetto, sempre a Lambertini venivano dati i compiti di costituire il deposito dei bombardieri a Scandiano (RE) e di riorganizzare l’esercito per la controffensiva di Vittorio Veneto. In quel novembre del 1917, Lambertini era stato promosso da pochi mesi a Tenente Colonnello e nello scandianese, sotto di lui finivano migliaia di soldati, molti di loro sbandati e impauriti. Lui con tempra forte ma umana, riusciva a riportare l’ordine in quel caos che aveva invaso la tranquilla cittadina dei Bojardo nel cuore dell’Emilia. La sua carriera militare fu brillante e certamente piena di soddisfazioni e meriti, ma io voglio porgere l’attenzione sul suo lato umano, perché lo ritengo un valore aggiunto e non secondario, se calcoliamo che l’uomo e il militare, in quel conflitto, era diventato un tutt’uno. Lambertini era amato dai suoi sottoposti e dai popolani che l’ospitavano, cosa non scontata quando si parla di alti ufficiali del Regio Esercito e addirittura, uomini del cerchio magico cadorniano. L’Ufficiale emiliano-romagnolo, sia a Nervesa che a Scandiano, si spendeva per portare aiuto e tranquillità alla popolazione ospitante. Amante della cultura e dello sport, organizzava incontri teatrali e giornate sportive. A Scandiano per esempio, portava Marinetti (fondatore del futurismo) nel bellissimo Teatro Bojardo e sempre qui, costituiva la squadra di calcio I BOMBARDIERI che animavano le giornate cittadine con seguitissime partite di calcio. Scriveva il Giornale di Reggio di quelle partite “…Plaudiamo pure alla solerte opera dell’Egregio Colonnello Comandante il deposito bombardieri che tanto incita queste belle giornate di puro sport…” Non solo, l’opera di Lambertini andava ben oltre. A Scandiano i suoi bombardieri venivano utilizzati per aiutare le famiglie nei campi e per svolgere quei lavori di costruzione e manutenzione della cittadina, ormai messi in discussione dalla guerra e dalla mancanza di giovani scandianesi, quasi tutti al fronte o nei ranghi dell’esercito. I bombardieri lavoravano nei campi, costruivano pozzi d’acqua, sistemavano le strade e i marciapiedi, a Scandiano erano come angeli caduti dal cielo. Della loro opera, per alcuni anni dopo il conflitto, rimaneva il bellissimo pozzo a forma di bombarda, che dava il nome alla piazza su cui era stato costruito: Piazza del Bombardiere (oggi purtroppo non più esistente). La loro mano d’opera inoltre, veniva concessa gratuitamente dal Lambertini.
Questa benemerenza portava il Sindaco di Scandiano, Venerio Zuccoli, a concedere una volta concluso il conflitto, la cittadinanza onoraria scandianese ad Arnaldo Lambertini. Si legge nella motivazione scritta sulla pergamena donatagli nella giornata del conferimento «Al Ten. Col. Cav. Arnaldo Lambertini che qui giunto insieme ai suoi bombardieri dopo la tragica ora di Caporetto – seppe, con l’opera assidua, l’intelligente, amorosa, risaldarne la compagine e animarli alla resistenza preparandoli alla gloria del sacro Piave e alla apoteosi di Vittorio Veneto. Il municipio di Scandiano interprete dell’anima cittadina – a ricordanza di quei tortuosi giorni concordemente trascorsi nella stessa immutabile fede – coll’affetto riconoscente e la sincera ammirazione dovuti all’uomo e al soldato – offre – nell’atto in cui gli conferisce la cittadinanza onoraria». Come ho già scritto, non solo le popolazioni ospitanti amavano il Lambertini, ma anche i suoi stessi bombardieri, che lo consideravano come un padre prima ancora che come superiore. I suoi ufficiali infatti, nel primo anniversario della costituzione del Deposito di Nervesa, donavano una pergamena al Lambertini in cui, leggendone le parole, si capisce perfettamente la stima professionale ed umana che nutrivano nel loro Comandante: «Al Maggiore Cav. Arnaldo Lambertini – che fiso lo sguardo alla meta radiosa – le insigne doti dell’animo e della mente – tutte con intelletto d’amore profonde – a far del Deposito dei Bombardieri – qui da lui con modesta e solerte opera istituito – la fucina ove a migliaia si formano gli animosi vindici del diritto d’Italia – gli ufficiali del Deposito – nel primo anniversario della fondazione – più come a padre che a superiore – in segno di affettuosa reverenza. Nervesa 1 Febbraio MCMXVII». Sempre il Lambertini, oltre che fautore dei bombardieri del re, fu anche l’Ufficiale che accompagnava questo corpo dell’artiglieria italiana allo scioglimento. Proprio l’ufficiale imolese scriveva di proprio pugno l’Inno dei congedati: lui gli aveva dato battesimo e lui gli dava l’ultimo saluto. Veniva scritto tra le mura della Rocca dei Bojardo di Scandiano (RE) e vedeva la luce il 1° giugno del 1919, giorno in cui si festeggiava la Festa dello Statuto. Quel giorno circa 200 bombardieri lo intonavano tra le vie scandianesi davanti una popolazione che assisteva festosamente. Dopo Scandiano, per molti anni, altre città da Nord a Sud sentivano risuonare questo inno tra le proprie vie e piazze. Dove c’erano dei reduci bombardieri infatti, si udiva questo Inno.
«Bombardier dall’aspra sorte, che pugnasti a vita o a morte, Oggi, l’inno al tuo valor Fiero canta, o vincitor.
Freddo e insonne a la battaglia, Calmo sotto la mitraglia, Il tuo sangue, o Bombardier,
Schiuse i varchi al fucilier,
Obbediente e non mai tarda
Ecco: è pronta la bombarda! Vampa e scaglia un falco ner, La tua bomba o Bombardier.
Sale e stride e spare e scende, sui grovigli si protende, Scoppia e leva nel fragor, Altro un nembo di terror
Là sul Carso e sul Trentino, Là fermasti il tuo destino Là su andremo a ricercar, La tua tomba e il tuo altar.
Bombardier dell’aspra guerra Odi voci di sottoterra?
Sono i MORTI che al valor
Levan l’inno, o Vincitor! »
Lambertini si spegneva a Bologna all’età di 80 anni, era il 5 luglio 1944. Un giornale imolese, “il Diario” nel darne la triste notizia, ne ricordava la persona e i meriti, scriveva: «Dotato di ottimo cuore, di vasto ingegno e di grande morale, ha lasciato in quanti l’hanno conosciuto e apprezzato profondo rimpianto…Alla Patria aveva dedicato le migliori energie, soprattutto nella Guerra del 1915-18, quando era stato chiamato a organizzare una specialità nuova dell’artiglieria: l’arma dei Bombardieri…Appassionatissimo di studi militari e storici, univa alla soda cultura una squisita sensibilità artistica e letteraria che aveva fatto di lui un brillante scrittore di novelle e di commedie.»
Questo grande ufficiale imolese e scandianese, è stato un personaggio di cui andare orgogliosi, un grande uomo prima ancora che grande militare, persona ricca nello spirito e pieno di passioni. Uomo che amava la cultura, la musica, lo sport, la famiglia e la Patria. Amava relazionarsi con le persone e ovunque andava sapeva farsi volere bene e rispettare. Lambertini proprio in questo centenario è tornato alla luce e la sua figura è tornata a far parlare di se. Quando d’ora in poi si parla di bombardieri del re, bisogna ricordare il padre di questo glorioso corpo dell’artiglieria italiana. Un orgoglio italiano e ancora di più, un orgoglio per tutti noi emiliani romagnoli.