LA VERA STORIA DI WLADYSLAW SZPILMAN, “IL PIANISTA” RACCONTATO NEL FILM DI ROMAN POLANSKY, E DEL TEDESCO CHE GLI SALVÒ LA VITA

Prima la prestigiosa Accademia Chopin, poi quella di belle arti di Berlino, gli insegnamenti dei grandi maestri dell’epoca, poi i primi palcoscenici, il debutto alla radio, i concerti, le colonne sonore e quella voglia di suonare la musica classica ma anche quella popolare, importando in Polonia perfino il jazz.
Nel 1939, quando la Germania invade la Polonia, Wladyslaw Szpilman era ormai una star nel panorama musicale polacco, anche grazie al programma radiofonico in cui si esibiva quotidianamente.
E proprio alla radio, il 23 settembre 1939, rischia di morire per un bombardamento tedesco che insieme al palazzo distrugge anche tutte le sue certezze.
Pochi giorni dopo Varsavia viene occupata e presto le autorità germaniche impongono ai cittadini di origini ebraiche tutta una serie di limitazioni, fino alla creazione del ghetto e alla deportazione.
Wladyslaw è di famiglia ebrea. Vive insieme alla madre, al padre, al fratello Henryk e a due sorelle, Regina e Halina. Per sopravvivere va a lavorare al Cafe Nowoczesna e poi allo Sztuka Cafe.
Purtroppo non basta ad impedire che gli Szpilman entrino nelle liste di persone da deportare.
Vengono tutti caricati su un treno con destinazione Treblinka, tutti tranne Wladyslaw, “salvato” da un poliziotto ebreo che lo toglie dalla fila dei deportati. E così, mentre vede i suoi andare verso morte certa, “il pianista” continua a lavorare come facchino insieme ai pochi sopravvissuti alle deportazioni. Nell’aprile 1943, quando gli ultimi ebrei lotteranno armi in pugno contro le deportazioni, Wladyslaw riesce a rimettersi in contatto con vecchi colleghi della radio e con alcuni musicisti che per parecchi mesi lo ospitano clandestinamente. Più volte evita la cattura per un soffio, fino a quando, rimasto senza cibo e acqua, durante l’insurrezione della città, poi repressa dalle truppe tedesche, è costretto a girovagare tra le macerie del ghetto. Qui viene sorpreso da Wilhelm Adalbert Hosenfeld, capitano della Wehrmacht che, invece di denunciarlo alle SS, decide di sfamarlo e aiutarlo, così come ha già fatto con altri polacchi e dissidenti.
Il capitano porta all’ebreo pane, marmellata e gli regala perfino il suo cappotto, indicandogli quale sia il luogo migliore dove nascondersi. Grazie a lui “Il pianista” sopravvive alla guerra.

Hosenfeld invece viene catturato dai soldati sovietici e mandato in un campo di prigionia.

La sua divisa è la sua condanna.

Nel 1951 Wladyslaw, ormai tornato al lavoro di un tempo, scopre l’identità dell’uomo che gli ha salvato la vita e cerca in tutti i modi di riabilitare la sua figura. Ma non ci riuscirà. Il 13 agosto 1952 Wilhelm muore in URSS.

Sarà il figlio del “pianista” a continuare la sua battaglia per la riabilitazione del capitano tedesco che alla fine verrà riconosciuto come “Giusto tra le Nazioni”.

Cannibali e Re