La storia di Alfonso Troisi e suo fratello Onorato. Uniti dalla distanza e dal tempo
Alfonso Troisi. Il nome di un giovane carabiniere caduto durante la Seconda Guerra mondiale. A raccontarci la sua storia il fratello Onorato, artefice del suo ritorno in patria.
Onorato ha 84 anni e risiede a Montoro, in provincia di Avellino. Anche questa volta il nostro gancio è Donato Ragosa, che raccoglie storie e racconti delle due guerre mondiali. Ci accoglie nel suo salottino in compagnia della moglie Antonietta, i figli e i nipoti adolescenti. Sul tavolino, posto al centro della stanza, la foto di un giovane, Alfonso Troisi.
Alfonso è uno dei 12 fratelli di Onorato e nel 1941, in pieno conflitto bellico, si arruola nel 31°Reggimento Fanteria – 66° Battaglione Mitraglieri.
Una esperienza che dura poco: Alfonso si ammala di peritonite e dopo l’intervento torna a casa.
Nel 1943 si arruola nell’Arma dei Carabinieri. Prima destinazione Palermo e subito dopo viene trasferito a Bressanone, al confine con l’Austria. Passa solo un mese e la famiglia non riceve più sue notizie. Sarà una cartolina postale – ricorda Onorato – spedita da qualcuno ad avvisarci che era stato fatto prigioniero dai tedeschi. Dopo qualche mese la famiglia riceve alcune lettere. E’ in Polonia, quasi al confine con la Lituania, e lavora come panettiere nel villaggio di Biala Piska. Purtroppo, anche stavolta, le informazioni arrivano frammentate finché non si hanno più sue notizie.
Alfonso scompare anche questa volta. Il suo nome ritorna, ma stavolta su una cartolina spedita dalla Croce Rossa che annuncia alla famiglia la sua morte. Siamo, ormai, nel 1946. A ricevere la notizia suo padre. La famiglia viene informata che il lavoratore Alfonso Troisi è tumulato nel cimitero della locale cittadina.
Gli anni passano. In famiglia di Alfonso restano il ricordo, le sue foto, e la curiosità di Onorato di sapere dove sono le sue spoglie. Una notte sogna il cimitero dove è sepolto. Una lunga schiera di lapidi si susseguono, lui le attraversa e ne vede una malmessa, prova a sistemarla e li compare il fratello che dice: “Finalmente uno dei miei cinque fratelli è venuto a prendermi.”
La decisione di recarsi in treno in Polonia
Siamo nel ’60, in piena guerra fredda; ma Onorato non si spaventa; fa il passaporto, mette qualche soldo qua e là nei vestiti e parte. Duemila chilometri li dividono. Un lungo viaggio in treno: Italia, Austria, Repubblica Cecoslovacchia e Polonia. Al confine lo fanno scendere dal treno e gli sequestrano i soldi. Non demorde. Lo portano negli uffici per compilare un modulo in polacco. Non si ferma nemmeno questa volta, quando gli cercano 5 dollari per compilarlo.
Arriva alla fine, dopo una settimana, a Varsavia all’ambasciata. Lì un dipendente lo accompagna al cimitero dopo aver comprato un mazzo di fiori. Da quel giorno l’idea di riportare i resti del fratello a casa, avvolto nel tricolore, così come aveva visto qualche anno prima ad un passaggio a livello a San Michele di Serino con tutti gli onori militari. Ci mette quasi un anno. Prima le difficoltà burocratiche, poi il viaggio del ritorno dei resti, quasi un anno, poi finalmente, l’arrivo.
Alfonso Troisi arriva a Banzano il 1° giugno 1968. Riceve gli onori militari e viene tumulato nel piccolo cimitero del paese.
Onorato conclude la storia con un sospiro. Il sospiro di avercela fatta, nonostante tutto. Alfonso è di nuovo a casa.