LA BOMBA MOLOTOV
La bomba Molotov (comunemente Molotov o bottiglia Molotov) è un ordigno di tipo incendiario, spesso utilizzato in azioni di guerriglia o in violente proteste di piazza.
Venne così chiamata sarcasticamente dal nome del politico sovietico Vjačeslav Michajlovič Molotov durante la seconda guerra mondiale, in particolare durante la guerra russo-finnica, nota anche come "guerra d'inverno" dall'esercito finlandese.
In Russia è conosciuta come cocktail Molotov.
Caratteristiche
Le bombe Molotov sono realizzate con una bottiglia in vetro riempita con liquido infiammabile (solitamente benzina) e da un innesco. L'innesco più semplice è costituito da uno straccio avvolto attorno al collo della bottiglia, bagnato dello stesso liquido contenuto all'interno (talvolta anche imbevuto di olio per permettere alla fiamma di svilupparsi più velocemente); un altro è costituito da uno o più fiammiferi antivento attaccati con nastro adesivo all'esterno della bottiglia.
L'innesco viene infuocato e la bottiglia lanciata contro il bersaglio: l'impatto frantuma il contenitore in vetro e il liquido si infiamma, trasmettendo eventualmente l'incendio al bersaglio.
Un terzo tipo di bomba Molotov, descritta da Giovanni Pesce in Senza tregua: la guerra dei GAP prevede che l'incendio venga innescato dal contatto tra un apposito acido, contenuto all'interno della bottiglia, e una sostanza basica presente sulla superficie esterna. Questa versione aveva la caratteristica, in caso di attacchi notturni a colonne di carri armati o camion, di non rivelare la posizione dell'utilizzatore in quanto non era necessario accendere la miccia prima del lancio.
Per aumentarne la nocività, veniva introdotto nella bottiglia del polistirolo, il quale - a contatto con la benzina - si scioglieva generando un surrogato del napalm che rendeva l'ordigno significativamente più pericoloso, in quanto, al momento della frantumazione, la benzina incendiata aderisce alle superfici con cui viene a contatto.
Storia
Secondo una ricerca originale del giornalista Pablo Martín Sánchez, basandosi su Nicholas Rankin, autore del libro Crónica desde Guernica, sostenuto anche dallo scrittore inglese Antony Beevor, l'arma in questione era già presente in Spagna durante la guerra civile spagnola[1]. Queste armi furono ovunque di largo utilizzo durante la seconda guerra mondiale essendo molto efficaci contro i carri leggeri e molto dannose per il morale del nemico.
Il nome "bomba Molotov" deriva da Vjačeslav Michajlovič Molotov, che era ministro degli Esteri e segretario alla Guerra dell'Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale. Contrariamente a quanto si crede, l'ideatore non fu lo stesso Molotov, ma i militari nazionalisti di Francisco Franco, che, durante la guerra civile spagnola, il 28 ottobre 1936 le utilizzarono per contrastare dei carri armati sovietici T-26 (il nome Molotov veniva usato per indicare il bersaglio delle bombe incendiarie).
Qualche anno dopo, anche i soldati dell'esercito finlandese usarono con successo le bombe Molotov contro i carri dell'Armata Rossa in due conflitti (la guerra d'inverno e la successiva guerra al fianco delle armate tedesche) tra la Finlandia e l'Unione Sovietica. Secondo altre versioni fu coniato qui il termine, a seguito delle dichiarazioni di Molotov secondo cui i bombardieri sovietici non sganciavano bombe ma cibo per i finlandesi (i cosiddetti "cestini del pane di Molotov"). La risposta sarcastica fu appunto il "cocktail Molotov". Le bombe Molotov furono addirittura prodotte in massa dalla catena di negozi Alko (il monopolio statale finlandese dell'alcol), accompagnate dai fiammiferi per accenderle.
Quella che segue è una descrizione di prima mano dei loro effetti, scritta durante la rivolta del ghetto di Varsavia nel 1943
«La bottiglia ben indirizzata colpisce il carro armato, le fiamme si diffondono rapidamente, si ode il colpo dell'esplosione e la macchina rimane immobile. L'equipaggio viene bruciato vivo. Gli altri due carri armati si girano e si ritirano. I tedeschi che si nascondevano dietro di loro si ritirano nel panico. Li lasciamo con pochi colpi ben mirati e delle granate.» |
(Rapporto oculare Żydowska Organizacja Bojowa (Organizzazione Combattente Ebraica), 19 aprile 1943 |
Le bombe Molotov furono spesso utilizzate in maniera massiccia dall'Armata Rossa sul fronte orientale contro i mezzi corazzati tedeschi; i Panzer, assolutamente temibili in campo aperto, si imbarcavano spesso in scontri cittadini fra vicoli angusti ed edifici semi-distrutti; in questi si nascondevano i soldati russi.
In città come Leningrado e Stalingrado, venne ben presto messa a punto una tecnica di combattimento assai efficace ed economica, benché fosse assolutamente necessaria una discreta dose di temerarietà: i soldati affrontavano i carri armati individualmente, muniti solo di una spranga di ferro e di una Molotov; se riuscivano ad arrivare abbastanza vicini da non esser più sotto il tiro delle torrette di mitragliatrici, sprangavano i cingoli del mezzo in modo da bloccarne la corsa, si arrampicavano sopra il carro e gettavano all'interno una bottiglia incendiaria; l'abitacolo ristretto e i getti di liquido infiammabile facevano il resto, rendendo quest'arma, in casi simili, persino più efficace delle classiche bombe a mano con spoletta.
Queste armi furono largamente utilizzate in Italia negli anni di piombo contro le forze dell'ordine, come strumento di guerriglia urbana.
L'uso di gettare bottiglie di vetro risale, come notizia, al XIX secolo. Infatti, nel "Diario del Principe Don Agostino Chigi 1830-1855" editato da Il Borghese con il libro "Il Tempo del Papa-Re", a pag 319 si legge: "Giovedì 30 (maggio 1851) Ieri fu gettata una granata di vetro piena di combustibili (simile a quella che in Carnevale fu gettata nel legno (leggi: carrozza N.d.r) del Principe di Musignano) nella bottega del libraio Bonifazi a San Marcello, che scoppiò, per fortuna, senza recar danno alle persone, che vi si trovavano; ed altra simile avanti a quella del libraio mercante di stampe tedesco a Piazza di Spagna, quale però non fece esplosione che questa mattina." (Antonio Dal Muto il 20 marzo 2014)