Notiziario: L’ultima lettera dell’ammiraglio Inigo Campioni prima della fucilazione

L’ultima lettera dell’ammiraglio Inigo Campioni prima della fucilazione

Nella notte fra il 22 e il 23 maggio del 1944, l’ammiraglio Inigo Campioni scriveva quella che sarà la sua ultima lettera, che indirizzò alla madre. Alle 9 del mattino dello stesso 22 maggio, si era aperto a Parma nei locali della Corte d’Appello il processo a quattro ammiragli italiani accusati di alto tradimento a seguito degli avvenimenti successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943.

A processo davanti ai giudici del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato vi erano quattro ammiragli,  Inigo Campioni, Luigi Mascherpa, Priamo Leonardi e Gino Pavesi, i primi due sono presenti, gli altri due latitanti. Probabilmente conscio che il processo era solo una farsa, già la sera stessa del primo giorno del processo, l’ammiraglio stilava la lettera da cui si evince che lo stesso aveva già capito che il tutto sarebbe terminato con la condanna a morte.

Mamma adorata,
è il mio ultimo saluto nel quale c’è tutto il mio cuore e la mia anima. Ti lascio, ma per ritrovarci più tardi lassù riuniti per sempre. Questa racconsolante certezza ti dia la forza di continuare a vivere sino a che il buon Dio vorrà che torniamo accanto l’una all’altro, come mai purtroppo lo potemmo a lungo durante la vita. È il rimorso più vivo che sento oggi nell’intimo quello di aver dato troppo al mio dovere e tanto poco a voi.
Io sono sereno e forte come mi hai visto qui l’ultima volta, dopo due anni di separazione; e molta forza mi viene appunto dal ricordo e dalla felice commozione di averti potuto allora abbracciare. La giustizia o, meglio, la condanna degli uomini non mi tocca, perché la mia coscienza non ha assolutamente nulla da rimproverarsi, e questo fa sì che io sia così meravigliosamente tranquillo e rassegnato ad una fine ingiusta e immeritata.
Del mio nome siate sicuri che non dovrete mai vergognarvi, perché mai, lo giuro, sono venuto meno alle leggi dell’onore. Non ne voglio a coloro che in un tempo di così tragiche vicende mi hanno condannato; ma un giorno, sicuramente, la mia memoria tornerà in quella luce vera che mi circondò per tutta la vita, e che te, mamma, rendeva così fiera di questo tuo figlio. E quel il giorno sarà quello nel quale questa nostra povera Italia uscirà da questi tormenti, supplizi e rovine che non meritava.
Il buon Dio non ha voluto concedermi di vedere quel giorno tanto ardentemente sperato; ma ci sarai tu, mamma adorata, a vederlo per me. L’unico tormento ed angoscia in queste ore nasce dal pensiero di tutte le tristezze e le pene dolorose che tu, Vittorina e Hilda avete avuto per mia colpa involontaria in questi ultimi mesi, e per quelle che ancora più avrete da questo momento al pensiero che me ne sono andato. Perdonatemi!
Mamma adorata, io ti ringrazio di tutto il bene e la gioia che con la tua affettuosità mi hai dato nella vita. Di lassù io ti seguirò, ti sarò sempre accanto in spirito per darti forza e coraggio.
Ti serro forte forte al mio cuore con una affettuosità che supera qualsiasi amore, ti stringo a me come quella mattina che ci vedemmo qui. Arrivederci, mamma buona, mamma adorata.
Inigo tuo.

Giornale di condanna degli ammiragli 25 maggio 1944.jpg

Già il giorno 23 maggio, il Tribunale emise la sentenza che prevedeva la condanna a morte per tutti e quattro gli imputati. Gli imputati vennero condannati a morte per “aver leso gli interessi dello Stato”, mentre cadde l’accusa di tradimento cosa che eviterà loro la fucilazione alla schiena. La sentenza venne eseguita al poligono di tiro di Parma, il 24 maggio 1944, a finire fucilati furono gli ammiragli Inigo Campioni e Luigi Mascherpa, mentre gli ammiragli Pavesi e Leonardi non vennero mai catturati dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana.