Il Tenente Colonnello Piglione e la presa del Monte Cukla
“Il 4 maggio, dopo aver sostenuto violento fuoco d’artiglieria avversaria, ricacciava con brillante contrattacco il nemico che, in forze, si era gettato sulle fosti posizioni infliggendogli gravissime perdite e catturando prigionieri. Il 10 maggio slanciatosi con mirabile ardimento, alla testa del suo Battaglione, all’attacco di impervia posizione nemica, fortemente difesa da trinceramenti, e giuntovi uno dei primi, coronava con una morte gloriosa l’opera attiva, intelligente ed entusiastica dedicata, con invitto valore, alla Patria. Monte Cukla, 4 e 10 maggio 1916″. Cadeva così, alla testa dei suoi Alpini del Battaglione Saluzzo, 2° Reggimento, il Tenente Colonnello Luigi Piglione, durante un assalto condotto contro le posizioni austriache sul Monte Cukla. Stratega militare, uomo di grande acume e intelligenza, Luigi Piglione seppe conciliare la carriera nel Regio Esercito sia dal punto di vista dottrinale che da quello sul campo. Originario di Corsione, in provincia di Asti, dove era nato nel 1866, svolse numerosi incarichi di Stato Maggiore mettendosi immediatamente in luce per le sue doti organizzative. Durante l’espletamento dei servizi in qualità di Aiutante Maggiore, l’allora Capitano Piglione conseguì, nel 1910, la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Torino. E quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, con il grado di Maggiore, assunse il comando del Battaglione Alpini Saluzzo.
Dislocato in Carnia e sul Pal Piccolo, durante il primo anno di guerra, con il Battaglione ai suoi ordini, ebbe il compito di tenere il tratto di fronte tra Monte Culet e Costa Cravostes, nell’esatto punto dove ormai il comando italiano si sarebbe atteso le infiltrazioni da parte degli Austriaci, tanto che, come riporta anche Mario Bruno nel suo volume La Grande Guerra. Zona Carnia, Cukla Rombon, Monte Nero, “la zona Carnia era considerata anello di congiunzione fra lo scacchiere giulio e quello trentino-cadorino ed elemento di protezione dei movimenti fra i due scacchieri”. Un settore, quindi, di vitale importanza, sia per le forze italiane che per quelle austriache, il cui possesso avrebbe certamente agevolato le operazioni militari. Intanto la guerra proseguiva: con un’ardito colpo di mano degno delle migliori tattiche di commandos, gli Austriaci il 13 febbraio 1916 riuscirono ad occupare l’importante cima del Monte Cukla, dalla cui sommità era possibile pianificare i successivi attacchi alle linee italiane. Promosso in marzo al grado di Tenente Colonnello, Luigi Piglione venne incaricato di riconquistare, con i suoi Alpini del Saluzzo, la cresta che era andata perduta. Iniziò così un lento approccio, che durante tutto il mese di aprile permise agli Italiani di scalare la montagna e di portarsi ad appena una cinquantina di metri dalla vetta, senza essere scorti, prima dell’assalto decisivo.
Il 4 maggio 1916, però, gli Austriaci contrattaccarono: dispiegando sapientemente i suoi uomini, in trincee ricavate in poco tempo, le Penne Nere del Tenente Colonnello Piglione riuscirono a respingere l’assalto nemico. Il tempo, a questo punto, stringeva: l’attacco alla vetta del Cukla doveva essere condotto al più presto. E così avvenne. Sei giorni dopo, 10 maggio, messosi alla testa dei suoi Alpini, gli uomini del Battaglione Saluzzo colsero di sorpresa il presidio nemico mezzo scosso dal fuoco dell’artiglieria italiana che presagiva l’attacco. Luigi Piglione balzò tra i primi nella trincea avversaria, riuscendo a sbaragliare in poco tempo le forze nemiche: raggiunto da una pallottola alla gamba, continuò nell’assalto, ma due successive raffiche di mitragliatrice, una al petto ed una in fronte, ne stroncarono l’impeto, proprio quando gli Alpini erano ormai prossimi alla conquista della cima tanto contesa. Gli ultimi Schutzen a difesa vennero fatti prigionieri e condotti nelle retrovie italiane: per giorni gli Italiani verranno sottoposti ad un incessante e martellante fuoco di artiglieria, ma da quel momento, il Monte Cukla restò italiano. E lo restò grazie allo slancio di Luigi Piglione, un ufficiale sempre in testa al suo reparto e mai spettatore nelle retrovie.