FEDERAZIONE DI CASERTA, SEZIONE DI GIANO VETUSTO: 8 SETTEMBRE 1943: L’ INIZIO DEL CALVARIO
Quest’ importante data storica, più volte spiegata e ricordata durante il percorso di studi, rappresenta anche l’inizio di un lungo periodo di patimenti per circa 650.000 soldati italiani, di cui alcuni nostri concittadini (per lo più impegnati in compiti di occupazione all’ estero): Agosto Attilio Balestrino, Francesco Carbone di Bartolomeo, i fratelli Giovanni e Giuseppe Carusone di Antonio, Antonio Cuccari di Bernardino, Antonio Cuccaro di Giovannantonio, Giovanni De Nucci, Vincenzo Feola di Antonio, Gerardo Antonio Gallina di Vincenzo, Ernesto Mercone, Francesco Mercone di Gennaro, Antonio Migliozzi di Carmine, Rivezzi Ermenegildo, Luigi Simone di Vincenzo, Felice Zona di Francesco. Con la resa dell’Italia alla Forze Alleate e il disimpegno dall’ alleanza con la Germania nazista, i soldati italiani che sceglievano di non combattere tra le file tedesche furono catturati, rastrellati e deportati in Germania. Purtroppo non si trattò di semplice detenzione, i nostri soldati furono avviati al lavoro coatto nelle industrie nemiche, di ogni genere. Provate a immaginare coloro che furono impegnati nelle industrie belliche? Provate a immaginare il loro stato d’ animo sapendo di fabbricare armi o mezzi che poi sarebbero stati utilizzati contro i propri connazionali. La mole di lavoro era estenuante, ancor di più se si considerano i rischi nel maneggiare materiali e macchinari pericolosi (ovviamente senza protezione), la stretta vigilanza e la pressione cui erano sottoposti (perché dovevano essere anche efficienti), ma in particolar modo per il progressivo deperimento fisico. Infatti i nostri dovettero fare i conti con la fame e con i continui maltrattamenti cui erano sottoposti. Il cibo era scarso in qualità ed in quantità, il maestro Antonio Migliozzi di Carmine ricordava che “Quando i morsi della fame erano insopportabili, di notte molti prigionieri scavavano a mani nude vicino le latrine, dove crescevano tuberi di patate per mangiarli.” Il Cav. Giovanni De Nucci, invece, ricordava commosso l’anziano tedesco che per diversi mesi gli lasciava, ogni giorno, due fette di pane e margarina sul davanzale di una finestrella… “Fu il mio Angelo, cosi ebbi salva la vita”. Queste sono solo due estrapolati di testimonianze, ve ne sono tantissime e tutte accomunate da alcuni tratti: la sofferenza, la fame, la brutalità, le percosse, i maltrattamenti, anche psichici. Purtroppo vi è anche chi non ne ha mai voluto parlare e le motivazioni sono comprensibili, come biasimarli… A dire la verità, anche chi ne ha parlato celava sempre un dolore immenso, ferite fisiche e morali mai rimarginate che si configuravano in incubi notturni. A nostro parere sarebbero queste le storie che andrebbero raccontate a scuola, ovviamente alla giusta età. Perché questa è STORIA vissuta. E’ la Storia dei Nostri Nonni, dei nostri padri…che ci tocca da vicino. E’ Storia che segna e insegna. E’ Storia di umili lavoratori, contadini. Uomini dalla barba folta e dalle mani callose. E’ Storia di madri che aspettavano i figli ed hanno continuato ad aspettare, anche e purtroppo invano; di padri che chini sulla terra ogni sera alzando gli occhi al Cielo chiedevano di ritrovare i propri figli a casa, davanti al camino. E’ Storia di figli che non hanno conosciuto (o quasi per nulla) il padre, e viceversa. Questa è la Storia. Concludiamo invitandovi a rivolgere, in questi giorni, un pensiero e/o un preghiera di “Eterno Riposo” per le anime di questi uomini, per quanti hanno sofferto durante il periodo bellico e per quanti non sono più tornati a casa.
La Sezione Combattenti e Reduci di Giano Vetusto.
La Sezione Combattenti e Reduci di Giano Vetusto.
