PREFAZIONE DELL'AUTORE
Dopo aver scritto il libretto “Chi erano” (breve biografia dei 50 Sanzenonesi caduti per la patria), pubblicato dall'Amministrazione Comunale di San Zenone al Lambro nel novembre 2001, mi sono reso conto che tale ricerca ha suscitato l'interesse nei cittadini Sanzenonesi ed in particolar modo nei giovani e negli studenti che, dopo alcuni dibattiti, è stato a loro dato. L'invito fattomi dall'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Vizzolo Predabissi e dall'Assessore alla Cultura del Comune di Vizzolo per un analogo lavoro sul proprio Comune, mi ha onorato e, partendo dai semplici nominativi posti sulle due lapidi del vecchio Municipio, ho cercato di ricostruire, seppur in modo sintetico, la vita dei valorosi caduti per la patria. Ho consultato registri e documenti, trovando molte conferme sui nomi, sulle origini, sui luoghi, sulla vita e sulla morte di ciascuno. A mano a mano i semplici nominativi cominciavano a farsi presenti con immaginarie figure di una vita familiare in un piccolo paese dove erano frequenti i famosi “San Martin”, traslochi quasi annui cui i contadini erano soggetti. La data canonica era appunto l'11 novembre, san Martino. Avendo vissuto tre anni a Vizzolo Predabissi dal 1950 al 1953, nella casa di proprietà del signor Borlini a fianco della chiesa di san Pietro, leggendo sui documenti le case, le famiglie ed alcune attività, mi sono trovato immedesimato nel tempo e nei luoghi. Un lavoro che mi ha molto impegnato e che, grazie alla disponibilità degli operatori amministrativi addetti all'Anagrafe del Comune di Vizzolo e di altri Comuni al mio scopo utili, alla disponibilità del Distretto Militare di Milano, dell'Archivio di Stato di Milano, dell'Archivio Parrocchia San Giovanni Battista di Melegnano, della Biblioteca Comunale di Melegnano, delle molte famiglie e dei semplici cittadini, sono riuscito a produrre quanto qui contenuto.
A quei tempi il paese di Vizzolo Predabissi era poco più di una grande cascina. Poche persone ed un paio di vie coi numeri civici determinati dal numero della casa. La gente si conosceva e viveva come una grande famiglia. Tornando al mio lavoro mi è d'obbligo premettere alcune informazioni.
1) La realizzazione della prima lapide, quella coi Caduti della Guerra 1915-1918, pur essendo stata discussa in Consiglio Comunale il 13 giugno 1919, è stata finanziata, parzialmente, mediante una sottoscrizione pubblica e, per la parte mancante, dal Comune.
2) I continui traslochi delle famiglie certamente hanno favorito qualche inesattezza e/o dimenticanza. Tra i “dimenticati” della Prima Guerra Mondiale Anelli Angelo, Bruschi Francesco, Conca Luigi, Fagioli Battista Pietro, Fagioli Giovanni Battista, Marianni Giuseppe Giovanni Battista, Monghi Carlo, Perdrazzini Paolo, Susani Angelo, Vitali Ermenegildo.
Della Seconda Guerra Mondiale quattro i nominativi “dimenticati”: Ghisoni Guido, Marchesi Antonio, Selmi Emiliano, Stoppini Battista.
3) Non appare alcun caduto civile. La mia ricerca, invece, evidenzia che ben sei sono state vittime civili per la guerra, ll piccolo Riccardo Consiglio di soli 10 anni (che visse con la famiglia Negri Bassano nella cascina Galvenzano), morto travolto dalle macerie provocate dal bombardamento Anglo-Americano del 20 ottobre 1944 che colpì erroneamente la scuola elementare di Gorla (Milano). Un “errore” che costò la vita di circa duecento bambini coi loro insegnanti, la loro direttrice ed il personale addetto.
La famiglia Stracchi, sepolta dalle macerie provocate da un'incursione aerea notturna il 10 settembre 1944 alla cascina Bernarda. Morirono cinque persone: Domenico Stracchi 37 anni, sua moglie Cremascoli Beatrice di 33, i suoi figli Paolo di 6 e Mariolino di 4 anni, sua cognata Cremascoli Elisa di 30 anni.
Con quanti leggeranno queste mie pagine, mi scuso in anticipo per le noiose ripetizioni delle citazioni d'archivio, ma in un simile lavoro ho ritenuto farlo per rendere il più possibile capibile l'impegno profuso per ridare vita a chi la diede per noi e per la patria.
Un saggio disse:“L`uomo non muore quando muore, muore quando è dimenticato”.
Roberto Bassi
Classe 1945, nativo di Melegnano e oggi residente a San Zenone, Bassi vide la luce al famoso “Punt de Milan” della città melegnanese. Ha raccolto dati e testimonianze dei lodigiani nei campi di sterminio pubblicandoli nel volume Le belve son più umane edito dal Comune guidato dal sindaco Romano Tronconi. Inoltre ha raccolto dati sui caduti di San Zenone e li ha pubblicati nel libretto Chi erano? sponsorizzato dal Comune, sindaco Mario Rota. Dal 2000 è Presidente della sezione Combattenti e Reduci locale, delegato della zona 24 di Melegnano consigliere e poi coordinatore della federazione milanese, e come tale impegnato a riscoprire valori legati ai protagonisti, spesso inconsapevoli, degli eventi bellici, naturalmente per scongiurarne la ripetizione. Con il Comune ha contribuito a donare una bandiera alle scuole locali dedicandola a Giuseppina Grioni che il 1° dicembre 1944 venne uccisa da una bomba lanciata durante una incursione aerea sul Cavo Marocco mentre tornava a casa dalla scuola: aveva dieci anni.
