Ultime Voci - Volume settimo
Volume settimo - Prato 2014Memorie dei combattenti della Federazione Provinciale di Prato dell'Associazione Nazionale Combattenti
Cause ed effetti della Prima Guerra Mondiale
La Prima Guerra mondiale iniziò nel 1914, sono passati 100 anni e l’Europa ricorda alle nuove generazioni quella immane tragedia dove trovarono la morte circa 9.000.000 giovani. Un’intera generazione perduta in tremende battaglie campali e assurde condotte da generali incapaci e insensibili al grido di dolore, che ricorrevano spesso a fucilazioni, giustificate dall’accusa di codardia verso i propri soldati, per coprire i loro errori: un esempio per tutti è la disfatta di Caporetto nel 1917 in Italia, sotto la guida del Gen. Luigi Cadorna.
L’Italia era partecipe insieme a Germania e Austria di un patto denominato Triplice Alleanza che prevedeva assistenza reciproca. I Tedeschi e gli Austriaci con la dichiarazione di guerra a Francia, Inghilterra, Russia, Serbia violarono i contenuti della Triplice. L’Italia resta neutrale, chiede all’Austria la riconsegna dei territori Italiani, Trento e Trieste, in cambio della neutralità, ma l’Austria non accetta. Iniziano i colloqui con l’Intesa, Francia e Inghilterra: l’Intesa garantisce in caso di vittoria la restituzione dei territori italiani, della penisola istriana e di altri territori nei Balcani.
L’Italia entra in guerra il 24 Maggio del 1915 circa 55 anni dopo della sua unità nazionale, nelle peggiori condizioni possibili: l’analfabetismo è a percentuali altissime in tutta la nazione particolarmente nel Sud, di conseguenza moltissimi non conoscono i motivi della entrata in guerra.
«Imperativo: concludere il risorgimento, dalla Sicilia alle Alpi».
Nella nazione si apre un grande dibattito fra interventisti e non interventisti.
Arriva la coscrizione. Dopo esercitazioni con un fucile di legno, i soldati sono inviati al fronte con un fucile che non sanno adoperare, con armi vecchie e insufficienti, comandati da incapaci privi di una cultura militare moderna: questi giovani soldati devono formarsi nell’inferno delle trincee.
Si impone subito la censura totale, la stampa non ha accesso, il paese non deve sapere cosa succede al fronte e praticamente il popolo italiano fu tenuto senza notizie per tutta la guerra. Si ricorda che non esisteva la radio e che i telefoni erano rarissimi.
Nel 1918 si sigla l’armistizio, ma la guerra non ha risolto i problemi. L’Italia esce debole, l’Intesa violò gli accordi e non rispettò le promesse: la cosiddetta “vittoria mutilata”. I reduci sono abbandonati, tornano a casa con una promessa finanziaria da liquidare nel 1950. Il fascismo nascente reclutò molti di loro con false promesse.
Nel 1939 inizia la seconda guerra mondiale, sono passati solo 21 anni di pace.
L’Italia è alleata con la Germania nazista avendo stipulato un “Patto d‘Acciaio”, l’asse Roma – Berlino. La Germania attacca di sorpresa la Polonia che fa parte di un patto di assistenza con la Francia e l’Inghilterra, che di conseguenza dichiarano guerra alla Germania. L’Italia resta neutrale in quanto non era a conoscenza delle intenzioni operate contro la Polonia.
I Tedeschi hanno un esercito preparatissimo, ben armato, con comandanti preparati che applicano tecniche di combattimento nuove riportando grandi successi particolarmente in Francia.
Il Duce perde la testa, malgrado che i capi delle tre Armi lo sconsigliassero lui ha bisogno di un migliaio di morti per sedere con qualche successo al tavolo della pace. Il 10 Giugno 1940 entriamo in guerra in condizioni peggiori rispetto a quelle della Prima Guerra Mondiale: la storia ci ricorderà invasori.
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Sergio Paolieri
Presidente della Federazione Provinciale di Prato
dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci
Prato, settembre 2014