Poppi 1944. Storia e storie di un paese nella “Linea Gotica” di Alessandro Brezzi
Editore: Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Poppi (Ar)Introduzione di Viviana Agostini Ouafi - Contributi di Luca Grisolini e Ildebrando Caiazzo -
Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Poppi (Ar)
Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Poppi (Ar)
Prefazione di Roberto Brezzi Presidente della Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, sezione di Poppi.
E’ trascorso tanto tempo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, settanta anni. Ed è proprio questa ricorrenza che ci ha stimolato, noi generazione del dopoguerra, a ricercare testimonianze sugli eventi bellici nei quali è stato coinvolto il nostro paese, ben due volte nel secolo scorso. Si tratta di vicende che, per quanto ci riguarda, hanno visto la partecipazione sia dei nonni che dei babbi, ma anche delle nonne e delle mamme, dal momento che le due guerre del novecento sono andate molto oltre le linee dei fronti militari ed hanno coinvolto, direttamente o indirettamente, il “fronte interno”, le popolazioni civili. E se questo è vero per la “Grande Guerra”, dove toccò alle donne reggere il lavoro nei campi e nelle officine quasi sempre in condizioni drammatiche, lo è, ancor di più, per il secondo conflitto mondiale, dove la mobilità dei fronti ha portato la guerra ovunque, coinvolgendo in pieno le popolazioni: donne, bambini, anziani e vecchi, con ciò stesso allargando a dismisura la definizione di “combattenti”.
Reperite le risorse finanziarie è stato gioco facile raggiungere questo scopo grazie anche a quella inesauribile fonte di documenti già raccolti e custoditi presso la Biblioteca Rilli-Vettori di Poppi e a quelli più recentemente “trovati” all’interno dell’archivio post-unitario del Comune di Poppi. Al Direttore della Biblioteca, nonché autore e curatore di questo libro, va il nostro riconoscimento per l’opera di ricerca, raccolta e revisione del materiale che alimenta la pubblicazione. All’interno della quale sono state altresì inserite preziose testimonianze raccolte a viva voce da alcuni dei pochi combattenti e reduci sopravvissuti, anche se, in alcuni casi, le testimonianze stesse si sono allargate a periodi diversi da quelli relativi alle vicende del 1944.
La distanza dagli avvenimenti ricostruiti e narrati ci introduce alla lettura degli stessi come se fossero pervasi da una velatura che attenua l’intensità della percezione. Ma subito dopo le sensazioni che scaturiscono da frangenti quasi sempre drammatici, ritrovano la loro lucida intensità. Il comune denominatore che pervade i racconti è la paura, l’angoscia, l’orrore, il rancore; e tuttavia non mancano sensazioni e messaggi di coraggio, di compassione, di speranza.
Da un lato, dunque, la paura e la sofferenza di tutti coloro che hanno dovuto
subire gli effetti nefasti dapprima di una guerra di aggressione voluta da un regime dittatoriale e presuntuoso che non fu capace di prevedere quelle che furono effettivamente le dimensioni spaventose del conflitto, affrontato, per di più, con assoluta impreparazione e concluso poi con un paese lasciato in balìa di un esercito tedesco passato in un batter di ciglia da alleato ad occupante.
Dall’altro la speranza e la voglia di vivere e di “tornare a vivere” delle giovani generazioni di allora, aspirazioni che né la guerra, né la deportazione, né la prigionia erano riuscite a scalfire.
Benchè le cronache quotidiane mostrino i tragici aspetti di numerosi conflitti che a tutt’oggi si manifestano anche in prossimità dei confini nazionali, può apparire quasi irreale che, settanta anni or sono, simili tragedie siano avvenute nel nostro paese, in Italia, in Toscana, nel nostro Casentino. Ed è quindi allo scopo dichiarato di rimandare alle nuove generazioni il ricordo dei sacrifici che furono imposti alla nostra comunità che è stato affrontato questo percorso, avendo anche la finalità di onorare quell’intera collettività, quel popolo, che ebbe a vivere i tristi tempi di guerra e che riuscì a trovare la forza morale che sola ha contribuito alla rinascita e al riscatto dell’Italia.
Poppi, ottobre 2015
E’ trascorso tanto tempo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, settanta anni. Ed è proprio questa ricorrenza che ci ha stimolato, noi generazione del dopoguerra, a ricercare testimonianze sugli eventi bellici nei quali è stato coinvolto il nostro paese, ben due volte nel secolo scorso. Si tratta di vicende che, per quanto ci riguarda, hanno visto la partecipazione sia dei nonni che dei babbi, ma anche delle nonne e delle mamme, dal momento che le due guerre del novecento sono andate molto oltre le linee dei fronti militari ed hanno coinvolto, direttamente o indirettamente, il “fronte interno”, le popolazioni civili. E se questo è vero per la “Grande Guerra”, dove toccò alle donne reggere il lavoro nei campi e nelle officine quasi sempre in condizioni drammatiche, lo è, ancor di più, per il secondo conflitto mondiale, dove la mobilità dei fronti ha portato la guerra ovunque, coinvolgendo in pieno le popolazioni: donne, bambini, anziani e vecchi, con ciò stesso allargando a dismisura la definizione di “combattenti”.
Reperite le risorse finanziarie è stato gioco facile raggiungere questo scopo grazie anche a quella inesauribile fonte di documenti già raccolti e custoditi presso la Biblioteca Rilli-Vettori di Poppi e a quelli più recentemente “trovati” all’interno dell’archivio post-unitario del Comune di Poppi. Al Direttore della Biblioteca, nonché autore e curatore di questo libro, va il nostro riconoscimento per l’opera di ricerca, raccolta e revisione del materiale che alimenta la pubblicazione. All’interno della quale sono state altresì inserite preziose testimonianze raccolte a viva voce da alcuni dei pochi combattenti e reduci sopravvissuti, anche se, in alcuni casi, le testimonianze stesse si sono allargate a periodi diversi da quelli relativi alle vicende del 1944.
La distanza dagli avvenimenti ricostruiti e narrati ci introduce alla lettura degli stessi come se fossero pervasi da una velatura che attenua l’intensità della percezione. Ma subito dopo le sensazioni che scaturiscono da frangenti quasi sempre drammatici, ritrovano la loro lucida intensità. Il comune denominatore che pervade i racconti è la paura, l’angoscia, l’orrore, il rancore; e tuttavia non mancano sensazioni e messaggi di coraggio, di compassione, di speranza.
Da un lato, dunque, la paura e la sofferenza di tutti coloro che hanno dovuto
subire gli effetti nefasti dapprima di una guerra di aggressione voluta da un regime dittatoriale e presuntuoso che non fu capace di prevedere quelle che furono effettivamente le dimensioni spaventose del conflitto, affrontato, per di più, con assoluta impreparazione e concluso poi con un paese lasciato in balìa di un esercito tedesco passato in un batter di ciglia da alleato ad occupante.
Dall’altro la speranza e la voglia di vivere e di “tornare a vivere” delle giovani generazioni di allora, aspirazioni che né la guerra, né la deportazione, né la prigionia erano riuscite a scalfire.
Benchè le cronache quotidiane mostrino i tragici aspetti di numerosi conflitti che a tutt’oggi si manifestano anche in prossimità dei confini nazionali, può apparire quasi irreale che, settanta anni or sono, simili tragedie siano avvenute nel nostro paese, in Italia, in Toscana, nel nostro Casentino. Ed è quindi allo scopo dichiarato di rimandare alle nuove generazioni il ricordo dei sacrifici che furono imposti alla nostra comunità che è stato affrontato questo percorso, avendo anche la finalità di onorare quell’intera collettività, quel popolo, che ebbe a vivere i tristi tempi di guerra e che riuscì a trovare la forza morale che sola ha contribuito alla rinascita e al riscatto dell’Italia.
Poppi, ottobre 2015