Wilhelm Brasse: il Fotografo di Auschwitz che salvò 40.000 Ritratti dalla Distruzione
Brasse venne internato non come ebreo, ma come prigioniero politico, perché si rifiutò di giurare fedeltà ad Hitler. Egli trascorse 5 anni facendo “l’ultima fotografia” a decine di migliaia di persone, tanto che, dopo la guerra, non fu più in grado di proseguire il suo mestiere di fotografo. Divenne famoso anche fra le guardie SS, che si facevano fare dei ritratti specificatamente da Brasse, che riusciva, dicevano, a “mettere a proprio agio chiunque”.
Grazie al suo lavoro, ma sopratutto grazie al rischio che corse nascondendo i negativi nelle baracche, oggi riusciamo a comprendere molto meglio la catastrofe dell’olocausto, e di come questo sia stato un punto di svolta per la storia dell’uomo.
Tutte le persone fotografate erano degli innocenti, imprigionati senza alcuna ragione nel campo di sterminio di Auschwitz.
Nonostante alcuni trovassero la forza di sorridere, erano terrorizzati dall’incertezza del loro futuro, illusoriamente giunti al campo con la speranza di “andare a lavorare” per il futuro della Germania Nazista.
Nonostante alcuni di loro abbiano trovato la forza di sorridere, morirono tutti entro pochissimi giorni, o al più qualche mese, da quest’ultima fotografia.
I 3 ritratti Brasse, in molti casi, sono l’unica testimonianza visiva delle persone che furono assassinate al campo di Auschwitz.
Wilhelm Brasse#8:
Wilhelm Brasse#9:
Wilhelm Brasse#10:
Wilhelm Brasse#11:
Sotto, Brasse con una delle sue fotografie a dei bambini:
Sotto, il trailer del documentario “Il Fotografo di Auschwitz”, diretto da Irek Dobrowolski: