Durante il secondo conflitto mondiale, la Germania nazista fornì importanti aiuti militari al Regno d’Italia, essendo i due stati legati dal patto di alleanza noto come “Asse Roma Berlino” firmato il 24 ottobre 1935 e successivamente rafforzato nel “Patto di acciaio” sottoscritto il 22 marzo 1939. Lo stesso divenne il 27 novembre 1940 “Patto tripartito” con l’adesione allo stesso dell’Impero giapponese.
Fra le armi fornite dalla Germania, vi erano degli aerei da bombardamento in picchiata, chiamati Stuka, abbreviazione del termine germanico di Sturzkampflugzeug, che noi italiani battezzammo Picchiatelli , un po’ per identificarli nella specialità del tuffo in picchiata ed in parte per un attribuzione istintiva verso gli stessi equipaggi, nel gergo di picchiatelli , scavezzacollo , spericolati e coraggiosi.
Possenti e mastodontici, ma lenti soprattutto durante la rotta di scampo, spesso furono facili prede della caccia avversaria, eppure durante le prime fasi della guerra, nelle vittoriose campagne contro Polonia, Francia, Belgio ed Olanda, gli Stuka furono insieme ai panzer l’elemento principale della “guerra lampo” germanica. Considerato una pietra miliare nella storia dell’aviazione bellica, lo Ju-87 è sicuramente uno degli aerei più conosciuti del secondo conflitto mondiale. Ne furono costruiti più di 5.700 esemplari in una decina di versioni, che combatterono su tutti i fronti dove operò la Wehrmacht.
Fra essi 159 esemplari vennero forniti al Regno d’Italia ed combatterono nelle fila della Regia Aeronautica. La storia dello Ju-87 nella Regia Aeronautica ebbe inizio nei primi mesi del 1939, quando su richiesta del governo italiano al Ministero dell’Aeronautica tedesco, venne deciso di fornire un centinaio di Ju 87B2, in due lotti da 50 apparecchi ciascuno. I migliori piloti dell’aviazione da caccia furono mandati presso la Stukaschule al campo di Graz, in Austria, per essere addestrati alla difficile “specialità” del bombardamento in picchiata.
Nell’estate del 1940 circa cento esemplari di Ju 87B-1 furono assegnati al 96º Gruppo Bombardamento a Tuffo e successivamente il “Picchiatello”, equipaggiò altri Gruppi, precisamente il 97º, il 101º e il 102º Gruppo. Gli Stuka furono utilizzati contro Malta e i convogli di navi alleate nel Mediterraneo, in Grecia, in Nord Africa dove si rivelarono particolarmente utili nelle operazioni che culminarono con la conquista di Tobruch il 21 giugno 1942, di Tobruk). I picchiatelli si sacrificarono infine nel vano tentativo di opporsi allo sbarco alleati in Sicilia nel luglio-agosto del 1943.
Il post odierno è dedicato a Andrea Brezzi, tenente pilota di complemento della specialità Bombardamento a Tuffo, che perse la vita il 21 dicembre 1940 durante la campagna di Grecia nella zona della Vojussa. Per il suo valoroso comportamento nell’ultima missione, con Regio decreto del 14 settembre 1941, Brezzi fu decorato di Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione:
«Valentissimo pilota da caccia e da bombardamento in picchiata, primo in ogni più rischiosa impresa, combattente entusiasta e generoso, attaccava ripetutamente con micidiale sicurezza, nel corso di numerosi ed aspri combattimenti, i nemici della Patria nel cielo d’Africa. Sul fronte greco, partito volontario per una ardita missione che era già costata il sacrificio di un altro valoroso pilota, portava il suo velivolo fino a pochi metri dal suolo e si avventava con estrema decisione sul nemico, mitragliandolo. Sottoposto alla violentissima reazione dell’avversario che provocava un principio d’incendio al suo velivolo e, accortosi che il tiro del nemico si concentrava sull’apparecchio del gregario, con sublime cameratismo si slanciava ancora una volta sulle batterie nemiche annientandole con le ultime raffiche delle sue armi. Riportatosi in quota noncurante dei disperati cenni dei gregari di affidarsi al paracadute, si dirigeva, per non darsi prigioniero, verso le linee nazionali, ma, nel disperato tentativo di conservare se stesso e il velivolo alla Patria per gli altri cimenti, in un difficile atterraggio, l’apparecchio s’infrangeva al suolo incendiandosi. Cielo di Albania, 21 dicembre 1940.» |
Andrea Brezzi nasce a Ollomont in provincia di Aosta il 31 luglio 1910, figlio del Senatore Giuseppe Brezzi, anch’egli ufficiale d’aviazione e dirigente dell’azienda aeronautica “Ansaldo S.V.A.”, compie gli studi secondari a Torino e nell’università del capoluogo piemontese consegue la laurea in ingegneria. Arruolatosi in aeronautica, in qualità di sottotenente pilota di complemento prese parti alle grandi operazioni di polizia coloniale seguenti la conquista dell’Etiopia, venendo insignito di due Medaglie di bronzo al valor militare:
- Medaglia di bronzo al valor militare
«Abile ed ardito pilota accortosi di una grave avaria subita in decollo dal carrello dello aereo, effettuava ugualmente importanti missioni di guerra affidategli. Di ritorno dalla base di partenza, anziché fare uso del paracadute tentava un pericoloso atterraggio riuscendo a salvare il passeggero e a provocare pochi danni al materiale, ma rimanendo ferito nell’audace manovra. Cielo di Addis Abeba, 11 ottobre 1936.» - Medaglia di bronzo al valor militare
«Ardito pilota da incursione veloce durante numerosi voli di mitragliamento e bombardamento leggero effettuati in appaggio alle nostre colonne operanti, dimostrava grande sprezzo del pericolo ed alto spirito di sacrificio. Rientrava spesso alla base con l’apparecchio colpito dalla fucileria avversaria. Cielo dell’A.O., settembre-ottobre 1936-XIV.»
Con l’entrata in guerra del Regno d’Italia, il 10 giugno 1940, fu esonerato dal servizio militare a causa del suo lavoro presso l’industria metallurgica, ma rinunciò all’esonero, arruolandosi come pilota da caccia nella Regia Aeronautica, prendendo parte alle operazioni belliche contro la Francia.[4] Dopo la firma dell’armistizio di Villa Incisa chiese, ed ottenne di partecipare ai corsi di pilotaggio dei nuovi cacciabombardieri Junkers Ju.87 Picchiatello, al termine dei quali fu assegnato alla 236ª Squadriglia del 96º Gruppo Autonomo Bombardieri a Tuffo.
Con il suddetto reparto basato sull’aeroporto di Comiso, nel settembre del 1940 partecipò all’assedio aeronavale dell’isola di Malta. Al ritorno da una missione di bombardamento il suo aereo venne attaccato da alcuni caccia Gloster Gladiator della RAF. Impegnato il combattimento insieme al suo mitragliere, il Primo Aviere Gianpiero Vio, i due riuscirono, con abili manovre, ad abbattere uno dei caccia ed a danneggiarne un secondo. Nel corso del combattimento il mitragliere Vio perse la vita e Brezzi si guadagno la Medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione:
«Abile pilota da bombardamento in picchiata eseguiva ripetute azioni su difessissimi obiettivi conseguendo per precisione di tiro, ottimi risultati. Attaccato durante una azione su aeroporto nemico, da forze da caccia, riusciva a disimpegnarsi, ad effettuare con esattezza il tiro sostenendo, successivamente, un accanito combattimento con i caccia nemici che lo inseguivano. Caduto al suo fianco il mitragliere, non desisteva dal combattimento ed uscitone vittorioso raggiungeva la base di partenza con il velivolo menomato dall’offesa nemica e con il compagno caduto, a testimonianza dell’impari lotta valorosamente sostenuta. Cielo del Mediterraneo centrale, 17 settembre 1940.»
— Regio Decreto 18 aprile 1941
Alla fine del mese il 96º Gruppo B.T. si trasferì sull’aeroporto di Lecce-Galatina in previsione dell’inizio delle operazioni contro la Grecia, campagna che sarà l’ultima per Brezzi. Il 21 dicembre del 1940, quindici velivoli del 96º Gruppo, al comando del tenente Fernando Malvezzi, attaccarono posizioni nemiche nell’area di Golem e Kolonje, nel distretto di Argirocastro e durante l’azione venne abbattuto il velivolo dell’equipaggio formato dal maresciallo Elio Scarpini e dal 1º Av. Gino Catamerò.
Con l’intento di individuare il velivolo del commilitone, Brezzi ottenne dal capitano Ercolani di decollare al comando di una formazione di tre aerei. Una volta sganciato il carico bellico, che distrusse una batteria avversaria, gli aerei furono inquadrati dalla contraerea nemica e il suo velivolo fu gravemente colpito e si incendiò. Invece che lanciarsi con il paracadute, Brezzi cercò di atterrare e salvare il velivolo nei pressi del costone di Mali Liofiz, sulla Valle della Vojussa, ma lo Stuka prese fuoco, esplodendo all’impatto con il terreno.
Il tremendo impatto causò la morte di Brezzi e quella del 1º aviere Luigi Stevanato. Per onorarne la memoria fu decretata la concessione della Medaglia d’oro al valor militare. Nel dopoguerra a Brezzi vennero dedicate la sezione di Torino dell’Associazione Arma Aeronautica, così come una via a Castellamonte.