Nella notte fra il 7 e l’8 dicembre 1942 un tentativo di tre “maiali” (Siluri a Lenta Corsa) della Regia Marina italiana di penetrare nel porto di Gibilterra, si concluse tragicamente un tentativo di forzamento della base navale britannica di Gibilterra.
Gli incursori erano partiti dal piroscafo Olterra, opportunamente trasformato in base operativa, con l’obbiettivo di attaccare la corazzata inglese Nelson, ma nella fase più delicata della missione, dopo aver superato le più difficili ostruzioni, vennero investiti dalla deflagrazione di cariche esplosive lanciate in mare dalle imbarcazioni di vigilanza agli sbarramenti foranei.
Nella tragica missione trovarono la morte due valorosi incursori della X MAS, entrambi decorati con la medaglia d’oro al Valor militare alla memoria
- Sottocapo palombaro Giovanni Magro,
Valorosissimo combattente, dopo lungo difficile e pericoloso addestramento, nel quale era fedele ardito collaboratore del suo ufficiale, con lui violava, una prima volta, quale operatore di mezzo d’assalto subacqueo una delle più potenti e difese basi navali dell’avversario.
Inflessibilmente deciso ad ottenere risultati più cospicui, si sottometteva a nuova e intensa preparazione, in una vita clandestina e di clausura, fino al momento in cui, con sovrumano disprezzo del pericolo e animato da sublime amor di Patria, seguiva il suo ufficiale in una nuova impresa, nonostante il nemico avesse predisposto tutto quanto la tecnica poteva escogitare per opporsi all’ardimento dei nostri uomini.
Nel porto nuovamente violato trovava eroica morte accanto al suo capo, unito indissolubilmente a lui nel sacrificio, così come lo era stato in vita, nel culto della Patria e del dovere.
Gibilterra, 9 dicembre 1942
- Tenente di Vascello Licio Visintini
Ufficiale il cui indomito coraggio era pari alla ferrea tenacia, dopo lungo difficile e pericoloso addestramento, violava, una prima volta, quale operatore di mezzi d’assalto subacqueo, una delle più potenti e difese basi navali nemiche, costringendo l’avversario a nuove severissime misure.
Inflessibilmente deciso ad ottenere risultati più cospicui, si sottometteva a nuova ed intensa preparazione, in una vita clandestina e di clausura, fino al momento in cui, con sovrumano sprezzo del pericolo e animato da sublime amor di Patria, ritentava l’impresa, nonostante il nemico avesse predisposto tutto quanto la tecnica poteva escogitare per opporsi all’ardimento dei nostri uomini.
Penetrato una seconda volta nella base avversaria, vi incontrava eroica morte, legando il suo nome alla tradizione di gloria della Marina Italiana.
Gibilterra, 9 dicembre 1942