Migliaia di lettere e documenti che portano la firma di Giuseppe Mazzini, Benito Mussolini e Giuseppe Garibaldi, sono state messe in salvo e torneranno alla luce, consultabili da storici, studiosi e appassionati.
Il recupero è stato possibile grazie a un accordo tra la Scuola Normale, la direzione generale Archivi del Mibact e la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana.
«Le lettere di Mazzini, Mussolini e Garibaldi sono state esposte a lungo ai gas di scarico degli automezzi in un garage di un’azienda di traslochi» spiega Gino Famiglietti, direttore degli archivi del ministero dei Beni Culturali.anno parte dell’archivio anche scritti di Alessandro Belli, Alfredo Bottai, Ricasoli, Guerrazzi, Benedetto Croce, Gaetano Salvemini, Filippo Turati, Antonio Labriola, Raffaele Foa, Augusto Mancini e Maria Drago, la madre di Giuseppe Mazzini.
Il recupero è stato possibile grazie a un accordo tra la Scuola Normale, la direzione generale Archivi del Mibact e la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana.
«Le lettere di Mazzini, Mussolini e Garibaldi sono state esposte a lungo ai gas di scarico degli automezzi in un garage di un’azienda di traslochi» spiega Gino Famiglietti, direttore degli archivi del ministero dei Beni Culturali.anno parte dell’archivio anche scritti di Alessandro Belli, Alfredo Bottai, Ricasoli, Guerrazzi, Benedetto Croce, Gaetano Salvemini, Filippo Turati, Antonio Labriola, Raffaele Foa, Augusto Mancini e Maria Drago, la madre di Giuseppe Mazzini.
«Sono carte fondamentali per comprendere il periodo risorgimentale e post risorgimentale che si allunga sino all’avvento del fascismo» dice Daniele Menozzi, docente di Storia contemporanea alla Normale e presidente del centro archivistico.