TORINO 23 Novembre 2016 - 31 Marzo 2017 , 9.30 - 19.00 MOSTRA

“NELL’INTERESSE SUPREMO DELLA SCIENZA E DELLA NAZIONE. L’UNIVERSITÀ DI TORINO NELLA GRANDE GUERRA”
Palazzo del Rettorato Via Po, 17 
Dal 22 novembre è aperta a Torino, presso la Biblioteca Graf nel palazzo del Rettorato, in Via Po 17, una mostra che ricorda l’impegno dell’Università nella prima guerra mondiale, sia con i suoi docenti e studenti chiamati alle armi, 186 dei quali non fecero ritorno, sia con l’insegnamento e le ricerche che portarono aiuto in vario modo allo sforzo bellico. Si parte dagli studi condotti in montagna dal fisiologo Angelo Mosso nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, che misero il Corpo degli Alpini in grado di affrontare la guerra sulle vette delle Alpi con adeguate conoscenze sui rischi per la salute e sui modi per operare in alta quota. Anche in considerazione di questi precedenti un altro fisiologo torinese, Amedeo Herlitzka, nel 1917 fu richiamato alle armi e incaricato di organizzare il primo laboratorio per la selezione psico-fisiologica degli aspiranti piloti, laboratorio che è stato completamente recuperato e restaurato ed è ora esposto. Lo stesso professor Herlitzka e il farmacologo Icilio Guareschi furono pionieri nello studio dei gas velenosi e delle maschere antigas, di cui si propone un prototipo autentico del 1915. Anche la medicina e la chirurgia furono pesantemente coinvolte non solo per portare soccorso ai feriti ma, in misura anche maggiore, nel contrastare il diffondersi di malattie dovute alle precarie condizioni igieniche e a vere e proprie epidemie facilitate dall’ammassamento delle truppe. Di questa epopea rimangono molte testimonianze materiali: ferri chirurgici, farmaci, autoclavi. Agli ortopedici toccò il compito di trovare rimedio alle mutilazioni causate dalle ferite più gravi e nuove protesi per gli arti furono proposte e sperimentate.

Nell’ambito sanitario rientra il contributo portato dalla Scuola di Medicina Veterinaria che produsse grandi quantità di un siero antibatterico per uso umano. Anche il mondo delle scienze agrarie fu sollecitato a collaborare per assicurare cibo per un vasto esercito e per la popolazione civile; alla mancanza di uomini nelle campagne si rispose con una iniziale massiccia introduzione di trattori che, affidati a militari, riuscirono a compensare le carenze grazie alla cosiddetta “motoaratura di Stato”. Sono stati raccolti anche cimeli che narrano le condizioni della vita al fronte che i giovani studenti o neolaureati, trasformati rapidamente in ufficiali di complemento, dovettero affrontare, tra entusiasmi, patimenti, responsabilità schiaccianti, contrasti lancinanti, depressione, a volte pazzia. Infine si ricorda come la condizione femminile sia cambiata per le speciali esigenze della guerra, sia nel mondo civile, con l’ingresso delle prime impiegate negli uffici universitari, sia in quello militare, ove alla figura classica e celebrata delle crocerossine recenti ricerche hanno accostato la – finora inedita – presenza di donne arruolate come mediche e farmaciste. La mostra è accompagnata da un volume dallo stesso titolo pubblicato dall’editore Hapax di Torino.