TESTIMONIANZE: MARIO SCORPIO

nato a Pietravaraino
Il Gruppo Redazione della Sezione Provinciale di Caserta dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, il 1° dicembre 2016, ha raggiunto la città di Pietravairano per raccogliere la testimonianza del reduce Mario Scorpio. Il combattente in questione è uno zio della Signora Maria De Ninno che ha già collaborato col Gruppo Redazione nel volume sui combattenti di Riardo. Il combattente è stato sin da subito onorato della nostra visita ed ha subito raccontato le proprie vicende, sintomo di una volontà irrefrenabile di trasmettere le sue esperienze.
“Sono nato il 1° gennaio 1921 a Pietravairano da una famiglia numerosa di commercianti di capi di bestiame. Venni chiamato alle armi il 10 gennaio 1940, a soli 19 anni. Dopo un primo corso di addestramento, venni destinato al 10° reparto autocarri a Napoli, dove presi la patente per gli autocarri. Ero a Napoli quando scoppiò il conflitto. Il mio reparto venne poi assegnato alla divisione paracadutisti “Folgore” ed inviato in Africa perché era stato deciso dall’alto che la “Folgore” doveva essere impiegato come reparto di fanteria e non come gruppo speciale. Insieme ai paracadutisti della “Folgore” presi parte alla battaglia di El Alamein. Nel bel mezzo degli scontri ho avvertito tanta paura, ma dovevo svolgere il mio dovere, che consisteva nel trasportare le munizioni ed i viveri ai soldati in prima linea. Ricordo ancora il volto di tanti ragazzi (i parà della “Folgore”) che con coraggio andavano verso morte certa. Durante uno di questi scontri il mio camion venne colpito da un colpo di artiglieria e dovetti fare rapporto sull’accaduto. Dopo la sconfitta di El Alamein, il mio reparto, insieme agli altri, iniziò un po’ alla volta a ritirarsi verso la Tunisia. Una volta, visto che ero sergente, venni messo a fare il capoposto durante un turno di guardia. Vedendo un ragazzo che non riusciva a mantenersi sveglio, lo mandai a riposare. Dopo poco avvenne un’ispezione; l’ufficiale vide che mancava il ragazzo e mi punì mettendomi agli arresti e dicendomi “lei non è degno di fare il capoposto”. Rimasi agli arresti per 10 giorni. Poco tempo dopo, in Tunisia, ci fecero prigionieri. Io venni inviato in un campo inglese e da quest’ultimo venni inviato in un campo di prigionia in Inghilterra dove rimasi per altri 3 anni fino al mio rilascio avvenuto nel giugno del 1946. Qui venni impiegato nei lavori dei campi e come aiuto nelle fattorie circostanti. Fu un periodo difficile, ma almeno riuscivo a mantenere una corrispondenza con la mia famiglia. Fu in una di queste lettere che venni a conoscenza della morte di mio padre che era stato dilaniato dallo scoppio di una mina, una notizia che mi straziò il cuore. – ci dice con le lacrime agli occhi - A parte la lontananza, posso dire che venni trattato bene dagli inglesi; venni nominato caposquadra ed ebbi così anche un trattamento di cortesia. Una volta rientrato in Italia, mi dedicai all’attività commerciale ed ho partecipato alla vita politica e sociale della mia città, sia come iscritto alla Democrazia Cristiana, sia come membro dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci”.
Il Sig. Mario Scorpio non si è mai sposato, ma è stato sempre un amante delle donne. Umile, infaticabile, la sua vita c’è parsa un esempio di dedizione e di disponibilità verso la propria cittadinanza senza mai pretendere onori e glorie. “Non mi è mai piaciuto essere protagonista” ci ha detto quasi con le lacrime agli occhi. La sua è stata una toccante testimonianza, non solo per il suo valore storico (si tratta dell’ultimo reduce campano della battaglia di El Alamein), ma anche per il suo esempio di vita vissuta in funzione del senso civico e di comunità. A Mario Scorpio va il nostro più sentito e commosso grazie.