NATO A CAPUA 26 FEBBRAIO 1922
Sono Giuseppe Manco,nato il 26 febbraio 1922, a Capua.
Mentre il 7 ottobre del 1943 per molti rappresentò la speranza della fine della guerra, per me invece cominciò il periodo più brutto della mia vita.
Sono uno dei carabinieri,in servizio a Roma, consegnato ai tedeschi per essere deportato in GERMANIA, SU COMANDO DEI NOSTRI GENERALI .
Mai potrò dimenticare la mattina che ci fecero scendere nel cortile della caserma e consegnare le armi, un vero e proprio tradimento dei nostri superiori.
Non so i motivi di tale decisione, ma l’umiliazione di dover consegnare le armi fu tanta; ancora più doloroso fu il fatto che ci portarono alla stazione, ma per farci tornare a casa come pensavo, ma fatto salire su carri bestiame. Seppi solo in quel momento che ci stavano deportando in Germania.
Increduli, pensavamo di essere liberati lungo la strada magari dai partigiani, ma così non fu;i giorni passavano, noi stipati come bestie in quei carri bestiame, senza acqua né cibo, per giungere infine stremati ai confini.
Verso la metà di ottobre dopo un viaggio lunghissimo arrivammo a Moosburg (baviera);ci fecero entrare in barACCHE SENZA PAVIMENTI E SENZA LUCE..CI VENNE DATA UNA PIAsTRINA CON LA SCrITTA STALAG VII/A e un numero. Capii che ero solo un numero ,non avevo più un nome. Specialmente quando il 27 gennaio si ricorda la nostra storia,in occasione della Giornata della memoria” io provo ancora il dolore di quei giorni.
L’aver sofferto la fame, la sete, le botte, specialmente noi che quando ci fu chiesto di poter collaborare con i tedeschi e i fascisti dicemmo no,preferendo soffrire e non tradire la patria.Ancora oggi, a volte, quando mi sveglio la notte ,perché non dormo molto,mi sembra di risentire i pianti di un mio cugino che soffriva per le botte ricevute ad ogni tentativo di fuga,oi pianto di un altro che mi chiedeva di far sapere ai suoi cari che era morto per fame,ma nonostante tutto, conservo in me un ricordo bello.
Il ricordoe la mia gratitudine per una famiglia tedescache mi aiutò.
Per anni non ho mai scordato che, se sono vivo, è stato per merito loro. Solo grazie a loro, sono riuscito a sopravvivere alla fatica ,perché invece di lavorare nella fabbrica dove mi avevano mandato, il mio benefattore mi portò a casa sua.
Ebbi modo di mangiare, bene perché lui diceva alla moglie di farmi mangiare tutto ciò che avessero di buono in casa, mi tenevano con loro quando rischiavo di poter morire sotto ad un bordamento.
Mai li scorderò.
Solo grazie a loro, posso dire di essere stato trattato da UOMo,come nessun altro aveva fatto,neppure quando rilasciato all’arrivo degli americani,feci ritorno a casa.
Non ho mai ricevuto nulla dal governo italiano al mio rientro, stanco, abbattuto, mal consigliato, neppure un riconoscimento., se non una medaglia tardiva.
Il tempo è passato, ormai al compimento dei miei 95 anni, posso e voglio dare un ringraziamento pubblico agli eredi di quella Famiglia che mi aiutò a sopravvivere.
Dopo anni di ricerca sono riuscito a rintracciare chi fosse il mio benefattore ………………………………………………………………………..,grazie ad un’amica di mia figlia, la sig.ra………………………………. Sono riuscito al parlare a telefono col figlio ,che ricordo piccolo ed impaurito quando c’erano i bombardamenti, in quei momenti terribili mi voleva vicino a sé; per dargli coraggio l’abbracciavo forte, ma ero io ad aver più paura di lui!
Con grande gratitudine ringrazio ancora quelle persone, e grazie a questo ricordo i momenti difficili sembrano meno dolorosi.
Ringrazio ancora l’associazione combattenti e reduci sezione di Caiazzo, nella persona di Enrico D’Agostino che mi ha accolto nell’associazione e fatto conoscere altre persone come mè ,reduci e ancora viventi, per non dimenticare!
