Notiziario: STORIA

STORIA

29 SETTEMBRE 1944 L’ECCIDIO DI MONTE SOLE. (MARZABOTTO).

29 SETTEMBRE 1944 L’ECCIDIO DI MONTE SOLE. ( MARZABOTTO ).

La storia lo ricorda come il più feroce eccidio perpetrato dai nazisti in Italia. Una scìa di sangue tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, che ha interessato le colline di Monte Sole, tra i Comuni di Marzabotto, Grizzana e Monzuno: in 770 morirono massacrati, donne, uomini, bambini, giovani, anziani.

Uccisi da alcuni reparti tedeschi, appartenenti principalmente alla XVI SS Panzergrenadier Division, comandato da Walter Reder, colui che è passato alla storia come il «boia di Marzabotto». In 13 mesi di lotta i paesini della montagna emiliano romagnola contarono 1.830 vittime. Quella strage, in Emilia, non è mai stata dimenticata.

Nel 1986 in un’intervista ad una rivista austriaca, il «boia di Marzabotto», dopo che nel 1964 aveva espresso pentimento alle comunità di Monte Sole, ritrattò ogni cosa affermando di non dover giustificare le sue azioni passate. Morì da uomo libero a Vienna nel 1991.

Anche Wilhelm Kusterer, ex sergente delle SS, 94 anni compiuti l’8 febbraio scorso fu uno dei boia di Marzabotto. Ha ricevuto recentemente anche un’onorificenza dal comune tedesco di Engelsbrand, poi opportunamente ritirata.

E’ stato condannato in Italia in via definitiva a due ergastoli per le stragi di San Terenzo Monti (17-19 agosto 1944), Vinca (24-27 agosto 1944) e Marzabotto – monte Sole (29 settembre – 5 ottobre 1944). Oltre 1150 le vittime. La pena non è stata mai applicata in Germania nonostante le insistenze delle autorità italiane.

Oltretutto per lui non ci sarà nessun processo tedesco in quanto le indagini, nel luglio di quest'anno, sono state archiviate dalla Corte di Stoccarda che ha giudicato l'azione penale "inammissibile" per lo stato di salute e l'età avanzata di Kusterer che non gli consentirebbero di affrontare il processo.

Per i fatti di Marzabotto c'è stata anche una coda processuale italiana. Prima della condanna del maggiore Reder, nel 1946, la corte d'assise di Brescia aveva giudicato Lorenzo Mingardi e Giovanni Quadri, due repubblichini, per collaborazione, omicidio, incendio e devastazione. Mingardi ebbe la pena di morte, poi trasformata in ergastolo. Il secondo, 30 anni, poi ridotti a dieci anni e otto mesi. Tutti e due furono successivamente liberati per amnistia.