21 SETTEMBRE 1916 BALCANI, AVANZATA DEGLI ALLEATI VERSO MONASTIR
Il tempo sta cambiando. Le prime nevi sono già cadute, più o meno abbondanti, sulle Alpi, sul Caucaso e sui Carpazi. Qui, nella catena nord-orientale i russi e i rumeni mantengono l’iniziativa. Al contrario, nella Transilvania meridionale sono gli austro-tedeschi a pressare gli eserciti di Bucarest, costretti a resistere gravitando attorno al passo di Vulcan, a sud di Petrozsény. Pausa di riflessione in Dobrugia, teatro sottovalutato a Parigi: “Qui la ritirata strategica rumena ha attirato i bulgaro-tedeschi in una via senza uscita, dove pagheranno carissimo la loro temerarietà. […] Se dalla Dobrugia si può invadere la Bulgaria, dalla Bulgaria, risalendo la Dobrugia, non si invade nulla”. Parere opinabile. Sempre da Parigi i giornali pubblicano l’accordo raggiunto tra i Ministri francesi e italiani per migliorare lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e delle vie di comunicazione tra i due paesi. Sul fronte occidentale i francesi mantengono attizzato il fronte di Verdun. La guerra sembra l’unica cosa a mantenersi viva, mentre l’intera regione è ormai morta e sepolta. Il 21 settembre i tedeschi perdono alcune trincee a sud-est di Thiaumont. Ma come accade anche sulla Somme, gli assalti spesso non arrivano alle linee nemiche: i soldati vengono spazzati via nella terra di nessuno, schiacciati dalle artiglierie, falciati dalle mitragliatrici, mietuti come spighe di grano mature. Nei Balcani gli Alleati continuano l’avanzata verso Monastir, in particolare i Serbi, tornati a giocare in casa. Sì, ma l’offensiva di Sarrail non si sta sviluppando con la rapidità sperata: sulla sinistra va bene, ma dal Vardar allo Struma non si registrano ancora progressi percepibili; tutto fermo, immobile. Della Grecia si parla anche in America, grazie a un’intervista rilasciata da Re Costantino. Per prima cosa il sovrano nega l’esistenza di cospirazioni germanofile, poi ribadisce il suo pensiero: nonostante l’invasione bulgara, non ci sono ancora le condizioni di un intervento, “prima di ogni decisione, Atene deve assicurarsi sviluppi vantaggiosi”. Quindi chiude con una considerazione umanitaria: “Ogni Governo ellenico deve tener presente il milione e mezzo di greci residenti in Turchia e che, in caso di intervento, potrebbero subire la stessa sorte degli armeni”.
Davide Sartori
Davide Sartori