3. I progetti e la realizzazione dei forti corazzati “Conrad” 1905 – 1915.
Con decreto imperiale, il 18 novembre 1906, veniva nominato Capo di Stato Maggiore di tutte le forze armate di terra dell’Austria - Ungheria il generale Franz Conrad von Hötzendorf. Nella primavera del 1906 era spuntata la sua candidatura per sostituire il generale d’armata, barone Beck, che reggeva il comando da un quarto di secolo. Il nome di von Hötzendorf era appoggiato dall’erede al trono Francesco Ferdinando che si era reso conto delle grandi capacità del generale durante le manovre imperiali del 1905 nel Sudtirolo, dove Conrad comandava la fazione che doveva penetrare nel sud della regione. In quell’occasione anche l’imperatore Francesco Giuseppe rimase molto impressionato da Conrad. Il rafforzamento delle fortificazioni situate lungo il confine meridionale del Tirolo testimoniò il sospetto da lui nutrito nei confronti dell’Italia, oltre che la sua antica passione per l’artiglieria da montagna (già manifestata in un suo studio intitolato Zum studium taktik del 1891).
Nel 1906, quando il generale Conrad divenne Capo di Stato Maggiore dell’esercito, circolava tra i circoli di potere la convinzione che l’impero Austro – Ungarico stesse gradualmente per dissolversi; quindi per evitare ciò si doveva dare nuova linfa al sistema politico. Due problemi si dovevano risolvere: la posizioni dell’Ungheria all’interno della monarchia e la Russia che, dopo aver perso la guerra contro il Giappone, avrebbe cercato nuovamente di rinforzare le influenze sui Balcani, dato che era in buoni rapporti con la Serbia.
In questo quadro politico, avvennero alcuni cambiamenti all’interno delle alte sfere politiche e militari della monarchia. Venne sollevato dall’incarico di primo ministro ungherese, il generale Fejervay, a seguito del patto tra la monarchia asburgica per l’aumento del contingente annuale di reclute e per la soluzione della lingua da adottare nell’esercito comune.
Il nuovo primo ministro fu il liberale Wekerle. Poi fu sostituito il ministro comune della guerra Pitreich. Queste nuove nomine in Ungheria non furono molto importanti per i tempi futuri. Mentre delle altre nomine in seno al governo di Vienna portarono veri e propri cambiamenti.
“Il 3 giugno, il barone Max Vladimir Beck, per alcuni anni consigliere civile di Francesco Ferdinando, diventò primo ministro dell’Austria. Il 24 ottobre il conte Galuchovskij fu sostituito dal conte Alios Lexa Aehrenthal al Ministero degli Esteri e il General der In fanterie barone Franz von Schönaich, considerato un uomo forte, prese il posto di Pitreich al Ministero della guerra. La serie di nuove nomine si concluse con l’incarico di Capo di Stato Maggiore conferito in novembre al Feldmarschalleutmant Franz Conrad von Hötzendorf, che subentrò a Beck”.
Come fa notare giustamente Rothenberg, queste nuove nomine, in particolar modo quella di Conrad, erano state volute dall’erede al trono, Francesco Ferdinando. Da quel momento Francesco Ferdinando divenne il maggior responsabile della politica militare dell’impero. Attorno a lui ebbe uno Stato Maggiore che entrò in “rivalità” con la cancellerie militare dell’imperatore.
Le idee militari dell’erede al trono erano diverse da quelle offensive di Conrad Francesco Ferdinando, pur non amando la Francia. La Casa Savoia e la Russia, era contrarie a qualsiasi attacco preventivo, mentre le sue preoccupazioni furono rivolte all’Ungheria. A partire dal 1906, i sentimenti ostili che l’erede al trono nutriva per i magiari, sostiene Rothenberg “erano ormai diventati un’ossessione che improntava di sé ogni suo pensiero e ogni sua azione: questo suo atteggiamento si palesava tanto nelle piccole che nelle grandi cose.
Francesco Ferdinando considerava l’esercito prima di tutto uno strumento contro “il nemico interno”, che una volta indicò in “ebrei, massoni, socialisti e ungheresi”, e ritenne sempre che una rivoluzione fosse di gran lunga più verosimile che una guerra con un nemico straniero”.
L’esercito austroungarico, quando assunse il comando Conrad non si trovava in ottime condizioni. Il materiale d’artiglieria era antiquato ed il continuo ostruzionismo degli ungheresi non faceva altro che peggiorare la situazione. In una lettera che il Capo di Stato Maggiore inviò all’amico Feldmaresciallo Auffenberg nei primi mesi del 1907, così parlava della situazione dell’esercito imperiale: “Quando ho assunto la mia carica attuale; sapevo che l’esercito era in un cattivo stato, ma non aveva assolutamente idea fino a che punto davvero lo fosse”.
Dal 1905 al 1907 ci fu una diminuzione dei fondi destinati all’esercito, si passò dal 13,2% del totale dell’intero bilancio della monarchia al 12,2% del 1907. Pur con una netta diminuzione di soldi per la difesa, Conrad riuscì ad ottenere uno stanziamento straordinario di 13.752.755 corone per l’acquisto di nuovi mezzi per l’artiglieria e per il suo pallino, vale a dire le fortificazioni di confine.
Sempre parlando di cifre, basta fare un confronto con il bilancio per l’esercito nel 1905 ammontava a 308.009.175 corone mentre nel 1909 era di 322.000.000, con un aumento che come ribadì Rothenberg “un incremento, certo, ma molto modesto rispetto agli sforzi fatti dalle altre potenze europee. Allo stesso tempo, il numero di reclute - e quindi la dimensione dell’esercito – rimase fermo a 126.000 unità annue, in virtù del limite imposto dalla cifra fissata nel 1889.
Come risultato, le unità attive dell’esercito erano notevolmente sotto organico e ogni mobilitazione portava nell’esercito un gran numero di riservisti scarsamente addestrati e persino reclute senza addestramento.
Conrad fin dai primi tempi del suo incarico fece tutto il possibile per migliorare l’esercito austroungarico nei suoi punti deboli che si erano evidenziati nell’ultimo periodo di comando di Beck. I cambiamenti apportati da Conrad, pur con le poche risorse finanziarie che poteva disporre, riguardarono la struttura di comando, l’addestramento, la dotazione di materiali e l’organizzazione della forza armata.
Conrad per quanto riguardò la struttura del comando nominò ad ogni singolo generale ispettore dell’esercito, che in caso di guerra avrebbe comandato un’armata, uno Stato Maggiore, inoltre propose il limite per il pensionamento a 60 anni; proposta che trovò molte critiche da parte degli alti ufficiali.
Oltre a ciò, il nuovo comandante per aumentare l’efficienza degli ufficiali di Stato Maggiore “Conrad esigeva che i suoi ufficiali si preparassero fisicamente e trascorressero regolarmente dei periodi in servizio nelle truppe della loro arma di origine, e trasformò le escursioni annuali dello Stato Maggiore in vere e proprie esercitazioni fisiche. Tutto ciò generò ostilità, non solo presso il Ministero della Guerra, ma anche fra i ranghi del Corpo di Stato Maggiore”.
L’armamento sia individuale che le artiglierie allora in uso erano alquanto vecchie ed antiquate, così grazie ad un po’ di fortuna, Conrad ottenne i nuovi cannoni modello 1905 e a partire dal 1906 iniziò un programma per lo studio e la successiva produzione da parte dell’industria Skoda di un obice da 305 mm che venne prodotto a partire dal 1911.
Anche Rothenberg, parlando dell’artiglieria fa un cenno alla fortificazione permanente “Conrad esercitò una costante pressione per ottenere cannoni più pesanti, sia per il riarmamento delle nuove fortificazioni necessarie per il Tirolo, sia per abbattere i forti italiani che sbarravano la strada verso la pianura padana”.
Il primo documento steso da Conrad, quando nel 1905 era comandante dell’VIIIª divisione di fanteria di Innsbruck, fu lo Studie üeber Sudtirol.
Da qui ha senza dubbio inizio la nuova fase fortificatoria in Trentino, zona che ai limiti meridionali dell’Impero, acquistò importanza e fama nelle strategie di difesa complessiva.
Il documento, dopo una premessa, nella quale si analizzava l’opportunità o meno di un attacco preventivo, si studiavano due ipotesi: la prima consisteva in un attacco di sorpresa all’Italia tramite un’offensiva che partendo dal Tirolo raggiungeva l’Isonzo, mentre la seconda soluzione consisteva in un arretramento delle truppe imperiali dal saliente trentino, per fare in modo di accorciare le varie linee difensive. In entrambe le soluzioni, Conrad poneva come misura fondamentale per l’attuazione della sua strategia era fortificare il trentino, data la sua importanza geostrategica, però tale soluzione avrebbe comportato un enorme sforzo finanziario. Dopo queste considerazioni, il generale Conrad al termine di questi prima parte introduttiva del documento, sosteneva come unica via praticabile per lo sviluppo del suo piano strategico la difesa estrema della regione del Sudtirolo e quindi di una sua fortificazione.
Un’attenta lettura del documento, sostiene Bardelli, “sembra quindi parzialmente sfatare quanto riportato da vasta letteratura su una iniziale volontà del feldmaresciallo di un’offensiva verso l’allora alleato italiano per fare posto ad un ragionamento di ben altro respiro e molto più articolato”.
Il Capo di Stato Maggiore, riprendendo alcuni concetti già sviluppati da precedenti studi di Huyn Salis von Soglio e Vogl, ribadiva l’importanza di trattenere il nemico ai confini mediante opportuni sbarramenti e, con un’efficace rete di comunicazioni interna, organizzare il contrattacco.
Passava poi in rassegna le opere da costruire nel Sudtirolo:
“- Tonale, completamento anche con chiusura della via Pezzo – Cogolo;
- Lardaro, Blockhaus al Doss dei Morti e tutti a prova di bomba per i vecchi forti;
- Riva, nuovo forte Tombio e posto osservazione sulle alture vicine (Rocchetta) e nuovo forte Brusson a nord di Drena;
- Val d’Adige nuovo forte Gatter nw di Oldeno e Blockhaus alle spalle dello Scannucchio;
- Lavarone nuovo forte e strada della Fricca, Blockhaus al passo Eichberg (m. Rover);
- Valsugana modernizzazione dei forti Tenna e C. delle Benne, Blockhaus sul Selvat e sulla Panarotta a chiusura del Vetriolo.
- A nord di Trento la rimessa in ripristino del forte Rocchetta e un nuovo forte sopra Denno”.
Per quanto riguardava la piazzaforte di Trento, si pensò di riammodernare e riarmare i forti già costruiti escludendo la loro demolizione. Le questioni prioritarie rimanevano però altre alle opere sopra elencate, la costruzione di un nuova strada in Valsorda e Lavarone e relativi nuovi forti. Altre strade da costruire o da ampliare erano: Vigolo Vattaro – Lavarone, Lavis – Modrano, Faedo – Cembra, Cembra – Baselga di Pinè, Zambrano – Terlago – Vezzano, Molveno – Nembia, Trento – Bondone, Salorno – Anterizzo.
Oltre a ciò, Conrad dispose le truppe in modo nuovo affinché esse fossero ben addestrate all’ambiente montano e fossero raggruppate in compagnie al cui interno fossero rappresentati i vari reparti (Genio, Fanteria, Artiglieria).
Per il Trentino Conrad propose addirittura compagnie miste formate cioè da italiani e tirolesi, dimostrandosi in questo modo di vedute estremamente aperte. Ed era solito citare ad esempio il corpo degli Alpini.
Conrad, nella parte dedicata alla descrizione delle fortificazioni che lui propose, sosteneva che le moderne opere corazzate dovevano resistere alle moderne artiglierie, inoltre dovevano essere autonome in modo che potevano resistere per lungo tempo in caso di un prolungato attacco avversario. L’armamento in cupola corazzata girevole doveva essere sia con obici che da cannoni e mitragliatrici. Oltre al blocco delle batterie, ci doveva essere un fortino avanzato, detto controscarpa, che assieme al fronte di gola doveva resistere ad un bombardamento dai cannoni da montagna e di medio calibro.
Il sistema fortificato progettato da Conrad doveva esser finito già nel periodo di pace, per essere utilizzabile quando scoppiava un conflitto.
La difesa attiva elaborata dal Capo di Stato Maggiore poggiava sulle fortificazioni dei confini sud-orientali. In quei settori era stato ipotizzato lo scontro decisivo con le forze italiane. Dopo una strenua resistenza italiana, il primo attacco nemico avrebbe dovuto dividere gran parte delle forze avversarie dislocate tra Piave e Tagliamento.
Secondo l’analisi geografica delle varie vie di penetrazione da occidente e da meridione, già sufficientemente protette, le altre vie d’invasione dovevano esser rafforzate se non progettate nuovamente. I piani operativi erano stati progettati l’Italia aveva iniziato lavori di fortificazione in alcune zone (Altipiano di Asiago, Valsugana, Val d’Adige), dove fino ad allora l’Austria – Ungheria non aveva fatto nulla in merito. Oltre agli Altipiani Trentini, secondo gli intendimenti dello Stato Maggiore imperiale, si doveva ridefinire il ruolo strategico della piazzaforte di Trento, no più un campo trincerato di stile ottocentesco, oramai superato, ma una moderna cintura, dotata di fortificazione capaci di poter resistere alle nuove armi del novecento. Per poter realizzare questi progetti, dopo alcune insistenze da parte del generale Conrad, venne convocata la Commissione imperiale per le fortificazioni, dove il capo di Stato Maggiore espose le sue proposte. Tali soluzioni non vennero accettate, dato l’elevato costo che non poteva esser sostenuto dall’erario, però venne deciso di costruite opere difensive nella zona di Lavarone e di Grigno in Valsugana.
Nel luglio del 1907 venne istituiva a Trento una Commissione di difesa, con il compito di individuare, dopo aver eseguito alcuni sopraluoghi le zone dove costruire alcune fortificazioni. Di tale organo militare fecero parte l’Ispettore generale del genio, generale Egmund Geldern zu Arcen, il feldmaresciallo Eduard Beschi, Ispettore dell’artiglieria da fortezza, il generale Ernest Hugetz, comandante della fortezza di Trento e il generale Rudolf Langer, rappresentate dello Stato Maggiore. Al termine dei lavori, vennero redatti rapporti che poi furono raccolti in studi che riguardarono la fortificazione dell’Altipiano di Lavarone, la ridefinizione della fortezza di Trento, il completamento dello sbarramento della Val d’Adige ed infine lo sbarramento della Valsugana.
Il protocollo finale della Commissione, che si chiuse il 18. 7. 1907., riporta, come conclusione, la sintesi dei costi così preventivati e ripartiti:
1. Lavarone corone 3.445.000.
1. Gatter (Garniga) corone 2.154.000
2. Grigno corone 6.213.000.
Totale corone 11.812.000.
Si fece l’ipotesi alternativa di costruire lo sbarramento di Grigno in quel di Tenna; la spesa totale si sarebbe così ridotta in modo drastico: 1.212.000 corone per Tenna contro le 7.311.000K per Grigno.
Inoltre, se si ritenevano necessari i lavori per la cintura di Trento, la somma da stanziare subito era di 321.300 corone.
Un documento molto importante per lo sviluppo dell’attività fortificatoria in Trentino, fu una relazione del 16 ottobre 1907. Questo documento, redatto dopo una serie di nuove ispezioni nelle zone dove dovevano venir erette le fortificazioni contiene innovazioni che riguardano la difesa della zona di Lavarone e Vezzena, con le fortificazioni a Oberleiten nelle vicinanze dell’abitato di Lavarone ed un’altra al Basson. In questo documento non si analizzò il settore di Folgaria, perché gli alti comandi austriaci non avevano ancora considerato l’importanza geostrategica della zona.
Le conclusioni di questo documento vennero successivamente modificate, dato che non venne costruito nessun forte a m. Rust e la posizione venne sostituita da Gschwendt o Oberleiten, mentre il Basson con Cima Campo di Luserna.
Con la ridefinizione delle nuove posizioni dove costruire i forti, per la prima volta venne analizzata la zona di Folgaria e si individuò il punto debole di possibile invasione nel settore occidentale della zona di Lavarone: se l’Italia avesse conquistato il territorio compreso tra i Fiorentini e Sella Girardi, venivano compromesse le comunicazioni verso Folgaria che quindi doveva essere fortificata.
Questa considerazione, che metteva in gioco la validità del sistema difensivo, non passò inosservata agli occhi di Conrad, in quegli anni grande sostenitore della costruzione delle fortezze. Egli sosteneva che, per la difesa del settore di Folgaria, si doveva costruire una fortificazione a Sommo Alto.
Conrad, a termine del suo viaggio in Sudtirolo, suggeriva che i lavori di fortificazione seguissero il criterio qui di seguito esposto:
“ a. I suddetti lavori devono corrispondere ad un’idea operativa globale, tener conto cioè delle probabilità di una guerra e nascere un progetto unitario e non come il risultato di una serie di interventi che si sommano anno per anno slegati fra loro;
b. si dovrò dare fondo ad un’unica consistente spesa rispondente ai bisogni effettivi e cono come fin qui avvenuto con un continuo lavoro di rappezzo (Flickwerk) dove alla fine, tirate le somme risulta anche essere più costoso;
c. tuttavia per contenere le uscite sarà opportuna una distinzione tra le opere permanenti (costruite da imprese esterne) e opere provvisorie o campali, e tra queste eventualmente anche le strade, quale completamento delle prime la cui costruzione può essere demandata al corpo dei pionieri. Si propone perciò che nell’ambito dei corsi formativi di tali truppe vi sia l’esperienza diretta sul campo con l’esecuzione di detti lavori dato che uno stato con un numero ridotto di forze deu Modus è adottato dallo stato italiano come aveva già evidenziato nello studio del 1905 gli obbiettivi della sua politica militare erano:
- la difesa attiva del Sudtirolo;
- una grande offensiva che parta dal Tirolo verso l’Italia.
Questo documento, come primo punto voleva rafforzare con nuove difese la città di Trento, perché le già presenti opere permanenti erette negli anni precedenti non erano più sufficienti, perché i pericoli derivanti dalle varie valli che confluivano nelle piana trentina erano aumentati. Per la realizzazione del secondo punto, non si doveva concedere al nemico zone di territorio, dal quale l’invasore poteva trarre vantaggio.
La funzione dei forti, fino ad allora costruiti, era di ostacolare l’offensiva nemica, per il tempo necessario per approntare una buona difesa.
Conrad facendo riferimento all’impero austro-ungarico sosteneva che:
“uno stato con scarse risorse deve prendere in considerazione quelle zone geografiche che gli consentano di costruire un gruppo fortificato in cui entrambi gli scopi siano presenti”.
Per un attacco all’alleato italiano si doveva tener conto di due aspetti:
- “le truppe (quanto meno la fanteria e l’artiglieria da montagna) dovevano trovarsi per quanto possibile, alla minor distanza rispetto alle fortificazioni avversarie;
- una volta messe a tacere queste ultime, si doveva aprire la strada al grosso delle truppe.
Il Capo di Stato Maggiore, cominciava quindi a trattare dei compiti che i singoli fronti fortificati dovevano svolgere.
Fronte ovest: tale settore non doveva partecipare all’offensiva principale condotta dalle forze schierate in Val d’Adige visto che questa era rivolta in direzioni sud-est ; il fronte aveva compiti di copertura alle spalle, per questo erano importanti i gruppi del Gomagoi e ancor più del Tonale. Sul Tonale erano in fase di ristrutturazione il forte Strino e in costruzione l’opera di Velon.
Gruppo Giudicarie - Riva: erano in costruzione il forte Tombio e la tagliata stradale staccata (Campo Pranzo) e in previsione il riammodernamento del gruppo di Lardaro.
Sbarramento Val d’Adige: ad esso era stata data particolare rilevanza in quanto la dislocazione delle forze presso Trento, pronte ad un’offensiva verso la Valsugana, Lavarone-Folgaria o valle del Sarca, era consentita solo se il nemico poteva essere efficacemente contrastato in Val d’Adige”.
Il completamento dello sbarramento doveva rispondere ai seguenti requisiti:
1. “dominio della valle, specie nella zona a sud di Acquaviva;
2. controllo della discesa dello Scannucchio;
3. adeguata risposta ad azioni nemiche in val di Cei;
4. coinvolgimento del Bondone nel sistema difensivo attraverso la realizzazione di fortificazioni
Altopiano Lavarone - Folgaria: rivestiva particolare importanza data la sua posizione geografica. Posto tra la Valsugana e la Val d’Adige da cui si poteva, se dotato di fortificazioni e con buoni collegamenti con Trento, condurre azioni offensive nelle due direzioni. Esso chiudeva al nemico le vie d’accesso che dalla Vallarsa e dalla Val d’Astico conducono alla città di Trento e cosa importante, consentiva una controffensiva in queste direzioni”.
Per ottenere questi risultati i forti dovevano essere disposti in modo da impedire qualsiasi accesso al nemico e in modo da essere attrezzati come una piazza d’armi.
A causa delle difficoltà finanziarie, queste costruzioni non potevano per il momento essere edificate. Lo sbarramento doveva quindi essere arretrato all’altezza di Levico dove già esistevano due opere permanenti (Tenna e Col delle Benne), da riammodernare. Si dovevano inoltre costruire altri forti a q. 1209 sul gradone Persico - Sella, sul Busa Grande, sul Panarotta e 2 Blockhaus al passo Vetriolo - Weitjoch. Conrad concludeva la sua ampia relazione sostenendo che: “Bisogna adoperarsi con ogni mezzo affinché le fortezze del Sudtirolo siano concluse al più presto”.
Un’importante ruolo nella struttura difensiva ideata da Conrad doveva assumere lo Sperre Grigno. Fin dal 1905 con lo Studie über Südtirol, il generale Conrad aveva capito che uno dei pericoli per lo stato asburgico poteva arrivare dalla Valsugana, visto che gli italiani con i primi lavori per la costruzione del forte Cima di Campo sopra Col Perer avevano fatto capire le loro intenzioni offensive verso la zona di Caldonazzo.
L’importanza che Conrad diede alle fortificazioni del Tirolo nel documento sopraccitato, non fu inferiore all’artiglieria, dato che solo attraverso artiglierie pesanti si potevano distruggere i forti italiani in corso di costruzione nella zona di frontiera. La corsa agli armamenti a livello europeo progredì molto più velocemente rispetto allo sviluppo architettonico delle nuove difese permanenti.
“Benchè in concetti tattici di Conrad non dessero grande peso all’artiglieria, in questo caso il suo interesse era motivato dalla sua preoccupazione strategica di una guerra con l’Italia. Come comandante dell’8ª Divisione, egli aveva sollecitato con forza una più adeguata fortificazione del Tirolo meridionale, in modo da farne una base sicura per un’offensiva nella pianura padana.
Poco dopo Conrad era divenuto Capo di Stato Maggiore, una commissione nominata allo scopo di accertare lo stato delle fortificazioni in Tirolo sostenne con vigore le sue valutazioni in merito; grazie a finanziamenti speciali messi a disposizione nel 1907, furono avviate le opere per il riarmamento e, in taluni casi, per la ricostituzione dei forti di frontiera.
Ma dal momento che anche l’Italia stava potenziando le proprie fortificazioni, Conrad era impaziente di ottenere l’artiglieria pesante d’assedio per abbattere le nuove cupole corazzate e le casematte italiane”.
Per tale motivo si dovevano effettuare nuovi lavori, dato che i forti Col delle Benne e Tenna, costruiti alla fine dell’800 erano oramai antiquati e non più adatti alle nuove armi in uso ai primi del ‘900. Per questi motivi, Conrad nel 1906 presentò un vasto programma di fortificazione che prevedeva anche alcune opere in Valsugana, due fortificazioni sul monte Cicogna e Picosta, una tagliata stradale a Grigno e un’opera nell’Altipiano della Barricata o in Val d’Antenne. In questo piano lo sbarramento di Grigno era uno dei primi provvedimenti da prendere in considerazione e faceva intendere che i pericoli dall’Italia potevano arrivare dalla Valsugana.
Il Capo di Stato Maggiore, preoccupato dei lavori di fortificazione italiani al confine ed anche delle fortificazioni ottocentesche di Primolano, oltre alle fortificazioni già esistenti, voleva rinforzare lo sbarramento “mediante l’approntamento di una batteria aperta di mortai da 24 cm. Il loro compito era di “far tacere” (!) i forti italiani di Primolano”. I lavori per il rafforzamento degli sbarramenti nel settore Brenta – Cismon furono interpretati dallo Stato Maggiore austriaco “come una provocazione e una iniziativa inequivocabilmente offensiva dato che esso si trovava soltanto a cinquecento metri dal confine di stato e bloccava non solo la Valsugana ma poteva dominare anche parte dell’altopiano della Barricata. Questa circostanza non può non essere sottolineata considerato che negli anni seguenti si assisterà ad una vera e propria corsa agli armamenti nel settore delle fortificazioni”.
Nel 1907, quando venne riunita la Commissione imperiale delle fortificazioni, i membri dell’organo militare apparvero dubbiosi sulle decisioni da prendere per lo sbarramento di Grigno, dato che i progetti esistenti prevedevano un enorme spesa ed anche difetti strategici, dovuti alle posizioni dove erigere le fortificazioni. All’interno dell’organo ministeriale vennero fatte varie proposte, tra cui una che prevedeva la costruzione di opere a monte Cicogna e Picosta, mentre nel cosiddetto settore sud, dovevano essere eretti i forti Col Meneghini e Costa Alta.
Questa soluzione venne considerata dalla Commissione all’ultimo posto dei vari interventi da compiere, dato che i maggiori sforzi erano nel settore di Lavarone. Con i forti di Lavarone, lo sbarramento di Tenna oramai, inutile, poteva esser smantellato, data la sua inefficienza. Inoltre come punto di collegamento tra gli altipiani e la Valsugana vennero proposte un opera sul Panarotta, posizione molto elevata e due batterie d’artiglieria a Busa Grande e Weitjoch.
Con la nomina del generale Ernst von Leithner alla carica di ispettore generale del Genio, iniziarono i primi scontri tra lui ed il Capo di Stato Maggiore Conrad. Uno dei problemi di queste diverse vedute fu lo Sperre Grigno. Dopo le ricognizioni sui luoghi, il generale Leithner bocciò le proposte di Conrad sulle opere da erigere nell’altipiano della Barricata, dato che quella zona era facilmente controllabile dagli italiani appostati a Cima Campo, visto che la posizione italiana teneva sotto tiro l’unica via di comunicazione della vallata. Inoltre anche per le funzioni difensive lo sbarramento così come era stato progettato era inutile perché troppo arretrato.
Leithner, come ci fa notare Rosner “cercò infine di convincere Conrad del fatto che sarebbe stato un grave errore voler far tacere le fortificazioni nemiche per mezzo dei forti, come egli continuamente richiedeva, queste potevano infatti essere più agevolmente eliminate con l’impiego dell’artiglieria pesante”.
L’idea proposta da Leithner ebbe la conferma con la guerra: il forte Verena venne messo fuori combattimento da un obice da 305 mm e non dalle artiglierie dei forti austriaci, incapaci di colpire con le loro artiglierie il “Dominatore degli Altipiani”.
La soluzione al problema Valsugana, non fu molto facile. Nel 1908 Leithner propose di sbarrare la vallata a Borgo, opzione che venne subito scartata per problemi dovuti alla situazione locale. Quindi nel 1910 venne deciso di erigere il forte Picosta.
Come si può capire un solo presidio, non poteva risolvere il problema della difesa di una valle. Nel 1913 furono iniziati i primi lavori per la costruzione dei forti Agaro e Cicogna, di una strada nell’altipiano della Barricata, nuove opere a Tenna, Panarotta e Busa Grande. Di tutte queste opere nessuna venne mai eretta a causa dello scoppio del conflitto, ma furono realizzate solo le strade d’accesso. I motivi dell’incompiutezza dello Sperre Grigno furono molteplici: scarse risorse finanziarie, diverse opinioni negli alti comandi militari etc.
Il 19 novembre 1907 l’ispettore Generale del Genio, scrisse una relazione nella quale formulava l’ipotesi di realizzare un forte presso Albaredo attrezzato con 4 torri per obici da 100 mm, e uno sbarramento stradale a prova di cannone da montagna armato di sole mitragliatrici a Moscheri. Le discussioni in proposito si protrassero e soltanto in seguito ad un’ulteriore ricognizione effettuata nella primavera del 1908 da Leithner e dall’ispettore generale dell’artiglieria, si definì la proposta di uno sbarramento da collocare all’altezza degli abitati di Valmorbia e Matassone, coadiuvato da un forte corazzato da costruire a Monte Zugna.
In questo periodo, Conrad fece la proposta relativa alla costruzione di un Blockhaus d’artiglieria sulla sommità del Pasubio dotato di 2 torri corazzate- Si trattò solamente di un’ipotesi che incontrò subito la netta opposizione del direttore del genio di Trento, colonnello Ernst Friedl, il quale riteneva questa conclusione troppo costosa e con eccessive difficoltà di carattere tecnico per la sua realizzazione.
Mentre fervevano i primi lavori per la costruzione delle fortificazioni negli altipiani trentini, ci fu la crisi dell’annessione tra il 1908 e il 1909 in Bosnia Erzegovina, periodo molto difficile per la monarchia asburgica. Grazie al carattere molto deciso Conrad riuscì ad ottenere nuovi finanziamenti sia per le fortificazioni che per l’istituzione di un nuovo corpo d’armata, il XVI a Ragusa, per disporre di una maggior dotazione d’artiglieria e per dare mitragliatrici alle unità di fanteria.
Dopo la fine della crisi nei Balcani ci fu un cambiamento all’interno dell’esercito nella composizione della forza armata. Fino al 1909 il nucleo fondamentale della forza armata imperiale era rappresentata dalla fanteria, il 70 % dell’intero esercito. Con la riforma passò al 68% sia per dare maggiore importanza all’artiglieria che passò dal 0,76% a 1%, ma secondo me anche perché l’artiglieria doveva esser utilizzata come forza militare di guarnigione per le nuove opere fortificate.
Con questa riforma “nel 1909 la composizione dell’esercito si era leggermente modificata. Mentre nel 1906 la fanteria costituiva ancora il 70 per centro dell’esercito, nel 1909 la sua percentuale era scesa a 68, e l’artiglieria era passata dallo 0,76 a quasi l’1 per cento. Ad ogni modo, l’esercito i. e r. rimase per lo più forza di fanteria, la cui linfa era costituita dai suoi 102 reggimenti di fanteria; dai 4 reggimenti di Kaiserjäger tirolesi, dai 26 battaglioni di Feldjäger e dai 4 reggimenti di fanteria bosno – erzegovese”.
Secondo l’opinione del suo biografico Sondhaus “dopo l’insediamento di Conrad nella carica di Capo di Stato Maggiore, la crescita più significativa – in dimensioni e risorse – intervenuta nella forze armate interessò la Landwehr e la Honved. Se da un lato i parlamenti di Vienna e Budapest si opponevano energicamente agli schemi riguardanti un ampliamento dell’esercito regolare comune, dall’altro manifestavano l’interesse a finanziare il potenziamento delle forze di riserva amministrate separatamente dall’Austria e dall’Ungheria.
Conrad accrebbe la velocità d’impiego dell’esercito in vista di uno scontro con l’Italia – e più in generale sul fronte alpino – datando di uno speciale equipaggiamento un terzo reggimento di Landeschützen tirolesi e due reggimenti di Landwehr carinziano. Assieme ai due reggimenti Landeschützen similmente attrezzati all’epoca in cui Conrad prestava servizio ad Innsbruck, i quattro reggimenti Kaiserjäger ed il 14° (Alta Austria) Reggimento fanteria formavano, per una guerra alpina, una potente forza d’urto.
Anche nel caso dei tre reggimenti, la sostituzione delle uniformi e dell’equipaggiamento fu ultimata entro il 1906”
Con decreto imperiale, il 18 novembre 1906, veniva nominato Capo di Stato Maggiore di tutte le forze armate di terra dell’Austria - Ungheria il generale Franz Conrad von Hötzendorf. Nella primavera del 1906 era spuntata la sua candidatura per sostituire il generale d’armata, barone Beck, che reggeva il comando da un quarto di secolo. Il nome di von Hötzendorf era appoggiato dall’erede al trono Francesco Ferdinando che si era reso conto delle grandi capacità del generale durante le manovre imperiali del 1905 nel Sudtirolo, dove Conrad comandava la fazione che doveva penetrare nel sud della regione. In quell’occasione anche l’imperatore Francesco Giuseppe rimase molto impressionato da Conrad. Il rafforzamento delle fortificazioni situate lungo il confine meridionale del Tirolo testimoniò il sospetto da lui nutrito nei confronti dell’Italia, oltre che la sua antica passione per l’artiglieria da montagna (già manifestata in un suo studio intitolato Zum studium taktik del 1891).
Nel 1906, quando il generale Conrad divenne Capo di Stato Maggiore dell’esercito, circolava tra i circoli di potere la convinzione che l’impero Austro – Ungarico stesse gradualmente per dissolversi; quindi per evitare ciò si doveva dare nuova linfa al sistema politico. Due problemi si dovevano risolvere: la posizioni dell’Ungheria all’interno della monarchia e la Russia che, dopo aver perso la guerra contro il Giappone, avrebbe cercato nuovamente di rinforzare le influenze sui Balcani, dato che era in buoni rapporti con la Serbia.
In questo quadro politico, avvennero alcuni cambiamenti all’interno delle alte sfere politiche e militari della monarchia. Venne sollevato dall’incarico di primo ministro ungherese, il generale Fejervay, a seguito del patto tra la monarchia asburgica per l’aumento del contingente annuale di reclute e per la soluzione della lingua da adottare nell’esercito comune.
Il nuovo primo ministro fu il liberale Wekerle. Poi fu sostituito il ministro comune della guerra Pitreich. Queste nuove nomine in Ungheria non furono molto importanti per i tempi futuri. Mentre delle altre nomine in seno al governo di Vienna portarono veri e propri cambiamenti.
“Il 3 giugno, il barone Max Vladimir Beck, per alcuni anni consigliere civile di Francesco Ferdinando, diventò primo ministro dell’Austria. Il 24 ottobre il conte Galuchovskij fu sostituito dal conte Alios Lexa Aehrenthal al Ministero degli Esteri e il General der In fanterie barone Franz von Schönaich, considerato un uomo forte, prese il posto di Pitreich al Ministero della guerra. La serie di nuove nomine si concluse con l’incarico di Capo di Stato Maggiore conferito in novembre al Feldmarschalleutmant Franz Conrad von Hötzendorf, che subentrò a Beck”.
Come fa notare giustamente Rothenberg, queste nuove nomine, in particolar modo quella di Conrad, erano state volute dall’erede al trono, Francesco Ferdinando. Da quel momento Francesco Ferdinando divenne il maggior responsabile della politica militare dell’impero. Attorno a lui ebbe uno Stato Maggiore che entrò in “rivalità” con la cancellerie militare dell’imperatore.
Le idee militari dell’erede al trono erano diverse da quelle offensive di Conrad Francesco Ferdinando, pur non amando la Francia. La Casa Savoia e la Russia, era contrarie a qualsiasi attacco preventivo, mentre le sue preoccupazioni furono rivolte all’Ungheria. A partire dal 1906, i sentimenti ostili che l’erede al trono nutriva per i magiari, sostiene Rothenberg “erano ormai diventati un’ossessione che improntava di sé ogni suo pensiero e ogni sua azione: questo suo atteggiamento si palesava tanto nelle piccole che nelle grandi cose.
Francesco Ferdinando considerava l’esercito prima di tutto uno strumento contro “il nemico interno”, che una volta indicò in “ebrei, massoni, socialisti e ungheresi”, e ritenne sempre che una rivoluzione fosse di gran lunga più verosimile che una guerra con un nemico straniero”.
L’esercito austroungarico, quando assunse il comando Conrad non si trovava in ottime condizioni. Il materiale d’artiglieria era antiquato ed il continuo ostruzionismo degli ungheresi non faceva altro che peggiorare la situazione. In una lettera che il Capo di Stato Maggiore inviò all’amico Feldmaresciallo Auffenberg nei primi mesi del 1907, così parlava della situazione dell’esercito imperiale: “Quando ho assunto la mia carica attuale; sapevo che l’esercito era in un cattivo stato, ma non aveva assolutamente idea fino a che punto davvero lo fosse”.
Dal 1905 al 1907 ci fu una diminuzione dei fondi destinati all’esercito, si passò dal 13,2% del totale dell’intero bilancio della monarchia al 12,2% del 1907. Pur con una netta diminuzione di soldi per la difesa, Conrad riuscì ad ottenere uno stanziamento straordinario di 13.752.755 corone per l’acquisto di nuovi mezzi per l’artiglieria e per il suo pallino, vale a dire le fortificazioni di confine.
Sempre parlando di cifre, basta fare un confronto con il bilancio per l’esercito nel 1905 ammontava a 308.009.175 corone mentre nel 1909 era di 322.000.000, con un aumento che come ribadì Rothenberg “un incremento, certo, ma molto modesto rispetto agli sforzi fatti dalle altre potenze europee. Allo stesso tempo, il numero di reclute - e quindi la dimensione dell’esercito – rimase fermo a 126.000 unità annue, in virtù del limite imposto dalla cifra fissata nel 1889.
Come risultato, le unità attive dell’esercito erano notevolmente sotto organico e ogni mobilitazione portava nell’esercito un gran numero di riservisti scarsamente addestrati e persino reclute senza addestramento.
Conrad fin dai primi tempi del suo incarico fece tutto il possibile per migliorare l’esercito austroungarico nei suoi punti deboli che si erano evidenziati nell’ultimo periodo di comando di Beck. I cambiamenti apportati da Conrad, pur con le poche risorse finanziarie che poteva disporre, riguardarono la struttura di comando, l’addestramento, la dotazione di materiali e l’organizzazione della forza armata.
Conrad per quanto riguardò la struttura del comando nominò ad ogni singolo generale ispettore dell’esercito, che in caso di guerra avrebbe comandato un’armata, uno Stato Maggiore, inoltre propose il limite per il pensionamento a 60 anni; proposta che trovò molte critiche da parte degli alti ufficiali.
Oltre a ciò, il nuovo comandante per aumentare l’efficienza degli ufficiali di Stato Maggiore “Conrad esigeva che i suoi ufficiali si preparassero fisicamente e trascorressero regolarmente dei periodi in servizio nelle truppe della loro arma di origine, e trasformò le escursioni annuali dello Stato Maggiore in vere e proprie esercitazioni fisiche. Tutto ciò generò ostilità, non solo presso il Ministero della Guerra, ma anche fra i ranghi del Corpo di Stato Maggiore”.
L’armamento sia individuale che le artiglierie allora in uso erano alquanto vecchie ed antiquate, così grazie ad un po’ di fortuna, Conrad ottenne i nuovi cannoni modello 1905 e a partire dal 1906 iniziò un programma per lo studio e la successiva produzione da parte dell’industria Skoda di un obice da 305 mm che venne prodotto a partire dal 1911.
Anche Rothenberg, parlando dell’artiglieria fa un cenno alla fortificazione permanente “Conrad esercitò una costante pressione per ottenere cannoni più pesanti, sia per il riarmamento delle nuove fortificazioni necessarie per il Tirolo, sia per abbattere i forti italiani che sbarravano la strada verso la pianura padana”.
Il primo documento steso da Conrad, quando nel 1905 era comandante dell’VIIIª divisione di fanteria di Innsbruck, fu lo Studie üeber Sudtirol.
Da qui ha senza dubbio inizio la nuova fase fortificatoria in Trentino, zona che ai limiti meridionali dell’Impero, acquistò importanza e fama nelle strategie di difesa complessiva.
Il documento, dopo una premessa, nella quale si analizzava l’opportunità o meno di un attacco preventivo, si studiavano due ipotesi: la prima consisteva in un attacco di sorpresa all’Italia tramite un’offensiva che partendo dal Tirolo raggiungeva l’Isonzo, mentre la seconda soluzione consisteva in un arretramento delle truppe imperiali dal saliente trentino, per fare in modo di accorciare le varie linee difensive. In entrambe le soluzioni, Conrad poneva come misura fondamentale per l’attuazione della sua strategia era fortificare il trentino, data la sua importanza geostrategica, però tale soluzione avrebbe comportato un enorme sforzo finanziario. Dopo queste considerazioni, il generale Conrad al termine di questi prima parte introduttiva del documento, sosteneva come unica via praticabile per lo sviluppo del suo piano strategico la difesa estrema della regione del Sudtirolo e quindi di una sua fortificazione.
Un’attenta lettura del documento, sostiene Bardelli, “sembra quindi parzialmente sfatare quanto riportato da vasta letteratura su una iniziale volontà del feldmaresciallo di un’offensiva verso l’allora alleato italiano per fare posto ad un ragionamento di ben altro respiro e molto più articolato”.
Il Capo di Stato Maggiore, riprendendo alcuni concetti già sviluppati da precedenti studi di Huyn Salis von Soglio e Vogl, ribadiva l’importanza di trattenere il nemico ai confini mediante opportuni sbarramenti e, con un’efficace rete di comunicazioni interna, organizzare il contrattacco.
Passava poi in rassegna le opere da costruire nel Sudtirolo:
“- Tonale, completamento anche con chiusura della via Pezzo – Cogolo;
- Lardaro, Blockhaus al Doss dei Morti e tutti a prova di bomba per i vecchi forti;
- Riva, nuovo forte Tombio e posto osservazione sulle alture vicine (Rocchetta) e nuovo forte Brusson a nord di Drena;
- Val d’Adige nuovo forte Gatter nw di Oldeno e Blockhaus alle spalle dello Scannucchio;
- Lavarone nuovo forte e strada della Fricca, Blockhaus al passo Eichberg (m. Rover);
- Valsugana modernizzazione dei forti Tenna e C. delle Benne, Blockhaus sul Selvat e sulla Panarotta a chiusura del Vetriolo.
- A nord di Trento la rimessa in ripristino del forte Rocchetta e un nuovo forte sopra Denno”.
Per quanto riguardava la piazzaforte di Trento, si pensò di riammodernare e riarmare i forti già costruiti escludendo la loro demolizione. Le questioni prioritarie rimanevano però altre alle opere sopra elencate, la costruzione di un nuova strada in Valsorda e Lavarone e relativi nuovi forti. Altre strade da costruire o da ampliare erano: Vigolo Vattaro – Lavarone, Lavis – Modrano, Faedo – Cembra, Cembra – Baselga di Pinè, Zambrano – Terlago – Vezzano, Molveno – Nembia, Trento – Bondone, Salorno – Anterizzo.
Oltre a ciò, Conrad dispose le truppe in modo nuovo affinché esse fossero ben addestrate all’ambiente montano e fossero raggruppate in compagnie al cui interno fossero rappresentati i vari reparti (Genio, Fanteria, Artiglieria).
Per il Trentino Conrad propose addirittura compagnie miste formate cioè da italiani e tirolesi, dimostrandosi in questo modo di vedute estremamente aperte. Ed era solito citare ad esempio il corpo degli Alpini.
Conrad, nella parte dedicata alla descrizione delle fortificazioni che lui propose, sosteneva che le moderne opere corazzate dovevano resistere alle moderne artiglierie, inoltre dovevano essere autonome in modo che potevano resistere per lungo tempo in caso di un prolungato attacco avversario. L’armamento in cupola corazzata girevole doveva essere sia con obici che da cannoni e mitragliatrici. Oltre al blocco delle batterie, ci doveva essere un fortino avanzato, detto controscarpa, che assieme al fronte di gola doveva resistere ad un bombardamento dai cannoni da montagna e di medio calibro.
Il sistema fortificato progettato da Conrad doveva esser finito già nel periodo di pace, per essere utilizzabile quando scoppiava un conflitto.
La difesa attiva elaborata dal Capo di Stato Maggiore poggiava sulle fortificazioni dei confini sud-orientali. In quei settori era stato ipotizzato lo scontro decisivo con le forze italiane. Dopo una strenua resistenza italiana, il primo attacco nemico avrebbe dovuto dividere gran parte delle forze avversarie dislocate tra Piave e Tagliamento.
Secondo l’analisi geografica delle varie vie di penetrazione da occidente e da meridione, già sufficientemente protette, le altre vie d’invasione dovevano esser rafforzate se non progettate nuovamente. I piani operativi erano stati progettati l’Italia aveva iniziato lavori di fortificazione in alcune zone (Altipiano di Asiago, Valsugana, Val d’Adige), dove fino ad allora l’Austria – Ungheria non aveva fatto nulla in merito. Oltre agli Altipiani Trentini, secondo gli intendimenti dello Stato Maggiore imperiale, si doveva ridefinire il ruolo strategico della piazzaforte di Trento, no più un campo trincerato di stile ottocentesco, oramai superato, ma una moderna cintura, dotata di fortificazione capaci di poter resistere alle nuove armi del novecento. Per poter realizzare questi progetti, dopo alcune insistenze da parte del generale Conrad, venne convocata la Commissione imperiale per le fortificazioni, dove il capo di Stato Maggiore espose le sue proposte. Tali soluzioni non vennero accettate, dato l’elevato costo che non poteva esser sostenuto dall’erario, però venne deciso di costruite opere difensive nella zona di Lavarone e di Grigno in Valsugana.
Nel luglio del 1907 venne istituiva a Trento una Commissione di difesa, con il compito di individuare, dopo aver eseguito alcuni sopraluoghi le zone dove costruire alcune fortificazioni. Di tale organo militare fecero parte l’Ispettore generale del genio, generale Egmund Geldern zu Arcen, il feldmaresciallo Eduard Beschi, Ispettore dell’artiglieria da fortezza, il generale Ernest Hugetz, comandante della fortezza di Trento e il generale Rudolf Langer, rappresentate dello Stato Maggiore. Al termine dei lavori, vennero redatti rapporti che poi furono raccolti in studi che riguardarono la fortificazione dell’Altipiano di Lavarone, la ridefinizione della fortezza di Trento, il completamento dello sbarramento della Val d’Adige ed infine lo sbarramento della Valsugana.
Il protocollo finale della Commissione, che si chiuse il 18. 7. 1907., riporta, come conclusione, la sintesi dei costi così preventivati e ripartiti:
1. Lavarone corone 3.445.000.
1. Gatter (Garniga) corone 2.154.000
2. Grigno corone 6.213.000.
Totale corone 11.812.000.
Si fece l’ipotesi alternativa di costruire lo sbarramento di Grigno in quel di Tenna; la spesa totale si sarebbe così ridotta in modo drastico: 1.212.000 corone per Tenna contro le 7.311.000K per Grigno.
Inoltre, se si ritenevano necessari i lavori per la cintura di Trento, la somma da stanziare subito era di 321.300 corone.
Un documento molto importante per lo sviluppo dell’attività fortificatoria in Trentino, fu una relazione del 16 ottobre 1907. Questo documento, redatto dopo una serie di nuove ispezioni nelle zone dove dovevano venir erette le fortificazioni contiene innovazioni che riguardano la difesa della zona di Lavarone e Vezzena, con le fortificazioni a Oberleiten nelle vicinanze dell’abitato di Lavarone ed un’altra al Basson. In questo documento non si analizzò il settore di Folgaria, perché gli alti comandi austriaci non avevano ancora considerato l’importanza geostrategica della zona.
Le conclusioni di questo documento vennero successivamente modificate, dato che non venne costruito nessun forte a m. Rust e la posizione venne sostituita da Gschwendt o Oberleiten, mentre il Basson con Cima Campo di Luserna.
Con la ridefinizione delle nuove posizioni dove costruire i forti, per la prima volta venne analizzata la zona di Folgaria e si individuò il punto debole di possibile invasione nel settore occidentale della zona di Lavarone: se l’Italia avesse conquistato il territorio compreso tra i Fiorentini e Sella Girardi, venivano compromesse le comunicazioni verso Folgaria che quindi doveva essere fortificata.
Questa considerazione, che metteva in gioco la validità del sistema difensivo, non passò inosservata agli occhi di Conrad, in quegli anni grande sostenitore della costruzione delle fortezze. Egli sosteneva che, per la difesa del settore di Folgaria, si doveva costruire una fortificazione a Sommo Alto.
Conrad, a termine del suo viaggio in Sudtirolo, suggeriva che i lavori di fortificazione seguissero il criterio qui di seguito esposto:
“ a. I suddetti lavori devono corrispondere ad un’idea operativa globale, tener conto cioè delle probabilità di una guerra e nascere un progetto unitario e non come il risultato di una serie di interventi che si sommano anno per anno slegati fra loro;
b. si dovrò dare fondo ad un’unica consistente spesa rispondente ai bisogni effettivi e cono come fin qui avvenuto con un continuo lavoro di rappezzo (Flickwerk) dove alla fine, tirate le somme risulta anche essere più costoso;
c. tuttavia per contenere le uscite sarà opportuna una distinzione tra le opere permanenti (costruite da imprese esterne) e opere provvisorie o campali, e tra queste eventualmente anche le strade, quale completamento delle prime la cui costruzione può essere demandata al corpo dei pionieri. Si propone perciò che nell’ambito dei corsi formativi di tali truppe vi sia l’esperienza diretta sul campo con l’esecuzione di detti lavori dato che uno stato con un numero ridotto di forze deu Modus è adottato dallo stato italiano come aveva già evidenziato nello studio del 1905 gli obbiettivi della sua politica militare erano:
- la difesa attiva del Sudtirolo;
- una grande offensiva che parta dal Tirolo verso l’Italia.
Questo documento, come primo punto voleva rafforzare con nuove difese la città di Trento, perché le già presenti opere permanenti erette negli anni precedenti non erano più sufficienti, perché i pericoli derivanti dalle varie valli che confluivano nelle piana trentina erano aumentati. Per la realizzazione del secondo punto, non si doveva concedere al nemico zone di territorio, dal quale l’invasore poteva trarre vantaggio.
La funzione dei forti, fino ad allora costruiti, era di ostacolare l’offensiva nemica, per il tempo necessario per approntare una buona difesa.
Conrad facendo riferimento all’impero austro-ungarico sosteneva che:
“uno stato con scarse risorse deve prendere in considerazione quelle zone geografiche che gli consentano di costruire un gruppo fortificato in cui entrambi gli scopi siano presenti”.
Per un attacco all’alleato italiano si doveva tener conto di due aspetti:
- “le truppe (quanto meno la fanteria e l’artiglieria da montagna) dovevano trovarsi per quanto possibile, alla minor distanza rispetto alle fortificazioni avversarie;
- una volta messe a tacere queste ultime, si doveva aprire la strada al grosso delle truppe.
Il Capo di Stato Maggiore, cominciava quindi a trattare dei compiti che i singoli fronti fortificati dovevano svolgere.
Fronte ovest: tale settore non doveva partecipare all’offensiva principale condotta dalle forze schierate in Val d’Adige visto che questa era rivolta in direzioni sud-est ; il fronte aveva compiti di copertura alle spalle, per questo erano importanti i gruppi del Gomagoi e ancor più del Tonale. Sul Tonale erano in fase di ristrutturazione il forte Strino e in costruzione l’opera di Velon.
Gruppo Giudicarie - Riva: erano in costruzione il forte Tombio e la tagliata stradale staccata (Campo Pranzo) e in previsione il riammodernamento del gruppo di Lardaro.
Sbarramento Val d’Adige: ad esso era stata data particolare rilevanza in quanto la dislocazione delle forze presso Trento, pronte ad un’offensiva verso la Valsugana, Lavarone-Folgaria o valle del Sarca, era consentita solo se il nemico poteva essere efficacemente contrastato in Val d’Adige”.
Il completamento dello sbarramento doveva rispondere ai seguenti requisiti:
1. “dominio della valle, specie nella zona a sud di Acquaviva;
2. controllo della discesa dello Scannucchio;
3. adeguata risposta ad azioni nemiche in val di Cei;
4. coinvolgimento del Bondone nel sistema difensivo attraverso la realizzazione di fortificazioni
Altopiano Lavarone - Folgaria: rivestiva particolare importanza data la sua posizione geografica. Posto tra la Valsugana e la Val d’Adige da cui si poteva, se dotato di fortificazioni e con buoni collegamenti con Trento, condurre azioni offensive nelle due direzioni. Esso chiudeva al nemico le vie d’accesso che dalla Vallarsa e dalla Val d’Astico conducono alla città di Trento e cosa importante, consentiva una controffensiva in queste direzioni”.
Per ottenere questi risultati i forti dovevano essere disposti in modo da impedire qualsiasi accesso al nemico e in modo da essere attrezzati come una piazza d’armi.
A causa delle difficoltà finanziarie, queste costruzioni non potevano per il momento essere edificate. Lo sbarramento doveva quindi essere arretrato all’altezza di Levico dove già esistevano due opere permanenti (Tenna e Col delle Benne), da riammodernare. Si dovevano inoltre costruire altri forti a q. 1209 sul gradone Persico - Sella, sul Busa Grande, sul Panarotta e 2 Blockhaus al passo Vetriolo - Weitjoch. Conrad concludeva la sua ampia relazione sostenendo che: “Bisogna adoperarsi con ogni mezzo affinché le fortezze del Sudtirolo siano concluse al più presto”.
Un’importante ruolo nella struttura difensiva ideata da Conrad doveva assumere lo Sperre Grigno. Fin dal 1905 con lo Studie über Südtirol, il generale Conrad aveva capito che uno dei pericoli per lo stato asburgico poteva arrivare dalla Valsugana, visto che gli italiani con i primi lavori per la costruzione del forte Cima di Campo sopra Col Perer avevano fatto capire le loro intenzioni offensive verso la zona di Caldonazzo.
L’importanza che Conrad diede alle fortificazioni del Tirolo nel documento sopraccitato, non fu inferiore all’artiglieria, dato che solo attraverso artiglierie pesanti si potevano distruggere i forti italiani in corso di costruzione nella zona di frontiera. La corsa agli armamenti a livello europeo progredì molto più velocemente rispetto allo sviluppo architettonico delle nuove difese permanenti.
“Benchè in concetti tattici di Conrad non dessero grande peso all’artiglieria, in questo caso il suo interesse era motivato dalla sua preoccupazione strategica di una guerra con l’Italia. Come comandante dell’8ª Divisione, egli aveva sollecitato con forza una più adeguata fortificazione del Tirolo meridionale, in modo da farne una base sicura per un’offensiva nella pianura padana.
Poco dopo Conrad era divenuto Capo di Stato Maggiore, una commissione nominata allo scopo di accertare lo stato delle fortificazioni in Tirolo sostenne con vigore le sue valutazioni in merito; grazie a finanziamenti speciali messi a disposizione nel 1907, furono avviate le opere per il riarmamento e, in taluni casi, per la ricostituzione dei forti di frontiera.
Ma dal momento che anche l’Italia stava potenziando le proprie fortificazioni, Conrad era impaziente di ottenere l’artiglieria pesante d’assedio per abbattere le nuove cupole corazzate e le casematte italiane”.
Per tale motivo si dovevano effettuare nuovi lavori, dato che i forti Col delle Benne e Tenna, costruiti alla fine dell’800 erano oramai antiquati e non più adatti alle nuove armi in uso ai primi del ‘900. Per questi motivi, Conrad nel 1906 presentò un vasto programma di fortificazione che prevedeva anche alcune opere in Valsugana, due fortificazioni sul monte Cicogna e Picosta, una tagliata stradale a Grigno e un’opera nell’Altipiano della Barricata o in Val d’Antenne. In questo piano lo sbarramento di Grigno era uno dei primi provvedimenti da prendere in considerazione e faceva intendere che i pericoli dall’Italia potevano arrivare dalla Valsugana.
Il Capo di Stato Maggiore, preoccupato dei lavori di fortificazione italiani al confine ed anche delle fortificazioni ottocentesche di Primolano, oltre alle fortificazioni già esistenti, voleva rinforzare lo sbarramento “mediante l’approntamento di una batteria aperta di mortai da 24 cm. Il loro compito era di “far tacere” (!) i forti italiani di Primolano”. I lavori per il rafforzamento degli sbarramenti nel settore Brenta – Cismon furono interpretati dallo Stato Maggiore austriaco “come una provocazione e una iniziativa inequivocabilmente offensiva dato che esso si trovava soltanto a cinquecento metri dal confine di stato e bloccava non solo la Valsugana ma poteva dominare anche parte dell’altopiano della Barricata. Questa circostanza non può non essere sottolineata considerato che negli anni seguenti si assisterà ad una vera e propria corsa agli armamenti nel settore delle fortificazioni”.
Nel 1907, quando venne riunita la Commissione imperiale delle fortificazioni, i membri dell’organo militare apparvero dubbiosi sulle decisioni da prendere per lo sbarramento di Grigno, dato che i progetti esistenti prevedevano un enorme spesa ed anche difetti strategici, dovuti alle posizioni dove erigere le fortificazioni. All’interno dell’organo ministeriale vennero fatte varie proposte, tra cui una che prevedeva la costruzione di opere a monte Cicogna e Picosta, mentre nel cosiddetto settore sud, dovevano essere eretti i forti Col Meneghini e Costa Alta.
Questa soluzione venne considerata dalla Commissione all’ultimo posto dei vari interventi da compiere, dato che i maggiori sforzi erano nel settore di Lavarone. Con i forti di Lavarone, lo sbarramento di Tenna oramai, inutile, poteva esser smantellato, data la sua inefficienza. Inoltre come punto di collegamento tra gli altipiani e la Valsugana vennero proposte un opera sul Panarotta, posizione molto elevata e due batterie d’artiglieria a Busa Grande e Weitjoch.
Con la nomina del generale Ernst von Leithner alla carica di ispettore generale del Genio, iniziarono i primi scontri tra lui ed il Capo di Stato Maggiore Conrad. Uno dei problemi di queste diverse vedute fu lo Sperre Grigno. Dopo le ricognizioni sui luoghi, il generale Leithner bocciò le proposte di Conrad sulle opere da erigere nell’altipiano della Barricata, dato che quella zona era facilmente controllabile dagli italiani appostati a Cima Campo, visto che la posizione italiana teneva sotto tiro l’unica via di comunicazione della vallata. Inoltre anche per le funzioni difensive lo sbarramento così come era stato progettato era inutile perché troppo arretrato.
Leithner, come ci fa notare Rosner “cercò infine di convincere Conrad del fatto che sarebbe stato un grave errore voler far tacere le fortificazioni nemiche per mezzo dei forti, come egli continuamente richiedeva, queste potevano infatti essere più agevolmente eliminate con l’impiego dell’artiglieria pesante”.
L’idea proposta da Leithner ebbe la conferma con la guerra: il forte Verena venne messo fuori combattimento da un obice da 305 mm e non dalle artiglierie dei forti austriaci, incapaci di colpire con le loro artiglierie il “Dominatore degli Altipiani”.
La soluzione al problema Valsugana, non fu molto facile. Nel 1908 Leithner propose di sbarrare la vallata a Borgo, opzione che venne subito scartata per problemi dovuti alla situazione locale. Quindi nel 1910 venne deciso di erigere il forte Picosta.
Come si può capire un solo presidio, non poteva risolvere il problema della difesa di una valle. Nel 1913 furono iniziati i primi lavori per la costruzione dei forti Agaro e Cicogna, di una strada nell’altipiano della Barricata, nuove opere a Tenna, Panarotta e Busa Grande. Di tutte queste opere nessuna venne mai eretta a causa dello scoppio del conflitto, ma furono realizzate solo le strade d’accesso. I motivi dell’incompiutezza dello Sperre Grigno furono molteplici: scarse risorse finanziarie, diverse opinioni negli alti comandi militari etc.
Il 19 novembre 1907 l’ispettore Generale del Genio, scrisse una relazione nella quale formulava l’ipotesi di realizzare un forte presso Albaredo attrezzato con 4 torri per obici da 100 mm, e uno sbarramento stradale a prova di cannone da montagna armato di sole mitragliatrici a Moscheri. Le discussioni in proposito si protrassero e soltanto in seguito ad un’ulteriore ricognizione effettuata nella primavera del 1908 da Leithner e dall’ispettore generale dell’artiglieria, si definì la proposta di uno sbarramento da collocare all’altezza degli abitati di Valmorbia e Matassone, coadiuvato da un forte corazzato da costruire a Monte Zugna.
In questo periodo, Conrad fece la proposta relativa alla costruzione di un Blockhaus d’artiglieria sulla sommità del Pasubio dotato di 2 torri corazzate- Si trattò solamente di un’ipotesi che incontrò subito la netta opposizione del direttore del genio di Trento, colonnello Ernst Friedl, il quale riteneva questa conclusione troppo costosa e con eccessive difficoltà di carattere tecnico per la sua realizzazione.
Mentre fervevano i primi lavori per la costruzione delle fortificazioni negli altipiani trentini, ci fu la crisi dell’annessione tra il 1908 e il 1909 in Bosnia Erzegovina, periodo molto difficile per la monarchia asburgica. Grazie al carattere molto deciso Conrad riuscì ad ottenere nuovi finanziamenti sia per le fortificazioni che per l’istituzione di un nuovo corpo d’armata, il XVI a Ragusa, per disporre di una maggior dotazione d’artiglieria e per dare mitragliatrici alle unità di fanteria.
Dopo la fine della crisi nei Balcani ci fu un cambiamento all’interno dell’esercito nella composizione della forza armata. Fino al 1909 il nucleo fondamentale della forza armata imperiale era rappresentata dalla fanteria, il 70 % dell’intero esercito. Con la riforma passò al 68% sia per dare maggiore importanza all’artiglieria che passò dal 0,76% a 1%, ma secondo me anche perché l’artiglieria doveva esser utilizzata come forza militare di guarnigione per le nuove opere fortificate.
Con questa riforma “nel 1909 la composizione dell’esercito si era leggermente modificata. Mentre nel 1906 la fanteria costituiva ancora il 70 per centro dell’esercito, nel 1909 la sua percentuale era scesa a 68, e l’artiglieria era passata dallo 0,76 a quasi l’1 per cento. Ad ogni modo, l’esercito i. e r. rimase per lo più forza di fanteria, la cui linfa era costituita dai suoi 102 reggimenti di fanteria; dai 4 reggimenti di Kaiserjäger tirolesi, dai 26 battaglioni di Feldjäger e dai 4 reggimenti di fanteria bosno – erzegovese”.
Secondo l’opinione del suo biografico Sondhaus “dopo l’insediamento di Conrad nella carica di Capo di Stato Maggiore, la crescita più significativa – in dimensioni e risorse – intervenuta nella forze armate interessò la Landwehr e la Honved. Se da un lato i parlamenti di Vienna e Budapest si opponevano energicamente agli schemi riguardanti un ampliamento dell’esercito regolare comune, dall’altro manifestavano l’interesse a finanziare il potenziamento delle forze di riserva amministrate separatamente dall’Austria e dall’Ungheria.
Conrad accrebbe la velocità d’impiego dell’esercito in vista di uno scontro con l’Italia – e più in generale sul fronte alpino – datando di uno speciale equipaggiamento un terzo reggimento di Landeschützen tirolesi e due reggimenti di Landwehr carinziano. Assieme ai due reggimenti Landeschützen similmente attrezzati all’epoca in cui Conrad prestava servizio ad Innsbruck, i quattro reggimenti Kaiserjäger ed il 14° (Alta Austria) Reggimento fanteria formavano, per una guerra alpina, una potente forza d’urto.
Anche nel caso dei tre reggimenti, la sostituzione delle uniformi e dell’equipaggiamento fu ultimata entro il 1906”