TRIESTE TORNA ITALIANA
La mattina del 26 ottobre del 1954 i soldati italiani entravano a Trieste per la prima volta dopo dieci anni. La città cessava di essere un territorio amministrato dalla comunità internazionale e tornava sotto l’amministrazione dell’Italia.
Era il primo passo di un complicato contenzioso diplomatico cominciato alla fine della Seconda guerra mondiale e oggi quasi dimenticato, che aveva diviso il nostro paese e la Jugoslavia del maresciallo Tito e che alla fine avrebbe portato quasi duecentomila italiani a vivere in territorio jugoslavo.
Il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 aveva previsto, e mai completamente attuato, all’art. 21 la nascita di un nuovo mini-stato demilitarizzato e neutrale: il Territorio Libero di Trieste (TLT). Si era arrivati ad una divisione dello stesso in due zone. La zona "A" sotto l’amministrazione provvisoria alleata e la zona "B" sotto quella jugoslava.
Con il “Memorandum di Londra” dell’ottobre 1954 si raggiunse un accordo di natura pratico-amministrativa tra i Governi d'Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e di Jugoslavia. Esso non ebbe mai la natura di un trattato internazionale, tanto che non venne sottoposto a ratifica del parlamento italiano. Fu semplicemente un accordo che consentiva all’Italia di estendere la sua amministrazione sulla zona "A". In pratica era una sistemazione della disputa italo-jugoslava.
Tanto che venne poi formalizzata due decenni più avanti quando, il 10 novembre 1975, il Governo italiano e quello jugoslavo firmarono il "Trattato di Osimo" dove L'Italia rinunciava definitivamente, e senza alcuna contropartita, agli ultimi lembi di terra della penisola istriana (la cosiddetta Zona B).
Antonio A.