Simo Hayha, cecchino leggendario
A renderlo ancora di più una leggenda, fu il fatto che a differenza di altri tiratori scelti durante il secondo conflitto mondiale (come i russi Ivan Sidorenko o Vasily Zaytsev o i tedeschi Matthaus Hetzenauer e Josef Allerberger) non usava alcun mirino telescopico per avere una visuale migliore e ingrandita: si affidava soltanto alle tacche di mira del suo fucile, evitando così il rischio che le lenti si riflettessero nella neve bianca o che risultasse un bersaglio visibile. Tiri ancora più leggendari, dal momento che le sue uccisioni avvenivano anche gli oltre quattrocento metri di distanza. Inizialmente i comandi dell’Armata Rossa non prestarono troppa attenzione alle morti provocate dai micidiali colpi di Simo, ma quando cominciarono a risultare dispersi o uccisi troppi soldati in delle semplici missioni di ricognizione lungo la linea del fronte oppure mentre non si trovavano impegnati in alcun tipo di operazione bellica, iniziarono le ricerche per stanare e uccidere “la morte bianca”, come venne soprannominato il cecchino finlandese. Furono inviati decine e decine di tiratori scelti sovietici per localizzarlo e ucciderlo: ma Simo Hayha risultò sempre imprendibile e il cecchino avversario mandato a stanarlo sistematicamente ucciso con un solo colpo, oppure dato semplicemente per disperso non avendo più fatto ritorno al suo reparto. Anche la stampa estera cominciò a interessarsi della storia del Finlandese che bloccava l’avanzata di interi battaglioni sovietici, decimandoli letteralmente.
Il comando sovietico decise allora che, se non poteva individuare la posizione da dove sparava, avrebbe potuto radere al suolo l’intera zona: iniziò così un violento bombardamento dell’artiglieria con granate a frammentazione e Simo Hayha venne tempestato da una grandine di schegge. Miracolosamente riuscì a salvarsi e riportò soltanto delle lievi ferite: la sua attività di tiratore scelto riprese non appena l’ultima granata esplose. Il 6 marzo 1940 cento giorni dopo l’inizio della guerra d’inverno, però, venne colpito al volto (precisamente alla mascella) da un proiettile esplosivo sparato dalla fanteria russa, che lo ridusse in coma. Nonostante la gravità delle ferite, dopo undici giorni di coma si svegliò nel letto dell’ospedale militare, nello stesso momento in cui veniva decretata la fine delle ostilità tra Finlandia e Unione Sovietica. Mentre si trovava in convalescenza, venne insignito di ben cinque onorificenze al valore dell’Esercito Finlandese e promosso al grado di Sottotenente dal Maresciallo di Finlandia Carl Mannerheim, futuro Presidente dal 1944 al 1946. Dopo la guerra si ritirò a vita privata, lontano dai riflettori e dalle luci della ribalta, divenendo allevatore di cani e cacciatore di alci. Considerato dai Finlandesi un vero Eroe Nazionale, morì il 1° aprile 2002, alla veneranda età di 97 anni.