La Serao allo scoppio della prima guerra mondiale è madre di quattro ragazzi, tre di questi sono partiti per combattere, ecco quindi perché scrive questi articoli dedicati a tutte le donne, che attendono impazienti notizie dei loro cari.
di Antonio Petrone
La Serao si sente intimamente coinvolta nel conflitto, e a chi le domanda perché non ci siano scrittori in grado di descriverlo, risponde nella prefazione al volume:<<La guerra è una realtà senza parole, una tragedia senza poeta>>, e poco dopo rivolgendosi al lettore, ammette:<< questo libro non è uscito dalla penna di una scrittrice, ma in esso parla una donna, non vi è nessuna veste letteraria, ma si sentirà in esso spero, la sincerità di un vivo, ma contenuto dolore, il fervore di una speranza>>.
Le donne a cui la Serao si rivolge, sono le madri, o le sorelle o le mogli, che nel silenzio della loro disperazione acquistano forza al pensiero, che un loro caro sta combattendo per la salvezza della patria. E se c’è da lavorare all’alba nei campi lo fanno, oppure macinare chilometri per trovare il pane con cui sfamare i figli esse li fanno. Quando possono portano conforto ai feriti, non curanti se figli d’Italia o stranieri, perché vivono nella convinzione che se un loro caro si trovasse nella stessa identica situazione in un paese straniero, qualche altra madre farebbe lo stesso. Nel testo è presente anche un pezzo molto bello intitolato << E stateve allegramente>> dove l’autrice(Serao) confessa, che avrebbe voluto scrivere tanto un libro sui così passione voli e profondi affetti materni e filiali, del vincolo incomparabile tra una popolana napoletana e il suo figliolo>>. Credo sinceramente, che questa ristampa vada ampiamente letta e analizzata, per il suo alto significato e per la sua alta genesi, data da una donna come Matilde Serao, che amò molto Napoli, il Sud intero con le sue passioni, i suoi ardori e le sue verità.