Quando americani e tedeschi combatterono fianco a fianco nella seconda guerra mondiale
Appena tre giorni prima della caduta di Berlino e della capitolazione della Germania, quando il corpo del Führer – asserragliatosi nel bunker sotto la Cancelleria – giaceva già da qualche giorno senza vita, accanto alla PPK che aveva scelto di poggiarsi sulla tempia per suicidarsi nel segno della sconfitta – soldati americani, membri della Resistenza austriaca, e soldati della Wehrmacht, combatterono fianco a fianco in una delle più singolari battaglie di tutta la guerra: la battaglia per il castello di Itter.
È il 4 maggio 1945. In Austria, a Itter – nella valle della Brixental annessa dopo l’anschlussun – troneggia con le sue merlature un castello risalente all’XI° secolo; dal 1943 è stato trasformato in una prigione presidiata da soldati tedeschi, dove il Reich ospita gentilmente i prigionieri ‘importanti’ di Francia: primi ministri come Édouard Daladier, altri politici influenti, la sorella di De Gaulle, generali e ufficiali d’alto rango, personalità della società civile e sportiva. Al diffondersi della notizia che Berlino e il Reich intero stanno per cadere, la guarnigione del castello – membri della SS-Totenkopfverbände – abbandonano le loro posizioni, e i soldati della Wehrmacht, agli ordini del maggiore Josef Gangl, patteggiano per la loro liberazione in collaborazione con la Resistenza.
Sembra un lieto fine senza spargimenti di sangue. La libertà tanto attesa è fuori l’imponete arco ornato da torri che porta funge da accesso al castello: ma non è così, non è finita. Un piccolo gruppo di insorti delle Waffen-SS, distaccamento della 17ª SS-Panzergrenadier-Division “Götz von Berlichingen”, decide di impedire la liberazione degli ostaggi e marcia sul castello con l’intenzione di riprendere il controllo della prigione e giustiziare, o usare come merce di scambio, i suoi illustri prigionieri. Zvonimir Čučković, alias André – membro della resistenza jugoslava – fuggito pochi giorni prima e in cerca di ‘alleati’ da condurre alla prigione, si è imbattuto vicino Innsbruk in alcuni uomini de 142º Reggimento fanteria USA. La piccola squadra, ai comandi del capitano John “Jack” Lee Jr. , pianifica un’operazione di recupero dei prigionieri in fretta e furia – con l’appoggio dei pochi soldati della Wehrmacht ai comandi di Gangl. Protetti da due tank Sherman del 23rd Tank Battalion della 12° Divisione corazzata, una colonna composta da un camion e da una Kübelwagen con a bordo una dozzina di soldati tedeschi e 14 yankee ai comandi di Lee punta sul castello di Itter. Incrociato ed eliminato un gruppo di SS che stavano preparando un blocco stradale, Lee posiziona il primo tank, il “Boche Buster”, all’imboccatura del ponte, e l’altro, che porta il nomignolo di “Besotten Jenny”, all’ingresso del castello. Gli insorti delle SS stanno arrivano e i pochi uomini della spedizione prendono posizione per difendere il castello dopo aver pianificato una strategia di difesa.
All’alba un distaccamento di 100/150 SS attacca quello che è divenuto l’avamposto di Itter. Con un panzerfaust eliminano il tank a presidio del ponte e puntano sulla fortezza difesa dai pochi uomini della guarnigione dei ‘bizzarri alleati’; adesso suffragati dai prigionieri armati e da qualche membro della resistenza austriaca giunto al castello per menar le mani con i tedeschi. I soldati della Wehrmacht – disertori del Reich – combattono contro i loro vecchi camerati e il maggiore Gangl rimane ucciso per mano di un cecchino – non prima di aver comunicato al capo della resistenza della zona, Alois Mayr, che a Itter c’è bisogno di rinforzi.
La battaglia imperversa da 5 ore e la guarnigione asserragliata nel castello sta per rimanere a corto di munizioni. Con l’arrivo dei rinforzi però, le SS rimango accerchiate, e più di 100 giovani tedeschi prima decisi ad onorare fino all’ultimo il motto delle Schutzstaffel – ” Il mio onore di chiama fedeltà” – scelgono di arrendersi e vengono fatti prigionieri. Tra i tedeschi, che possiamo considerate degli anti-nazisti, dei collaborazionisti, o semplicemente dei disertori, solo il maggiore ‘Sepp’ Gangl trova la morte. Il capitano Jack Lee verrà insignito invece della Distinguished Service Cross, la più alta onorificenza al valore dell’Esercito degli Stati Uniti; per aver portato a termine la strenua resistenza ad Itter e per aver liberato i prigionieri più illustri di Francia.
di Davide Bartoccini