La Grande Guerra iniziò il 24 maggio 1915. In Friuli c'erano donne che portavano rifornimenti al fronte superando anche mille metri di dislivello. Una di loro, Maria Plozner Mentil, cadde colpita da un cecchino austriaco
Fino al 24 maggio 1915 l'Italia si era dichiarata non interventista e neutrale. Ma, esattamente 101 anni fa, il nostro Paese entrò nella Prima guerra mondiale. L'evento è ricordato dai primi versi di una celebre canzone patriottica: «Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera». Ebbene, non lontano dalla sorgente del 'Fiume Sacro alla Patria', tra le montagne del Friuli, ci furono donne che giocarono un ruolo importantissimo nella Grande Guerra, ma la cui storia è poco nota: le portatrici carniche.
GERLE DI 40 KG
Se gli uomini furono in prima linea e soprattutto in trincea durante la Prima guerra mondiale, le donne italiane giocarono un ruolo altrettanto importante. E non sono perché diventarono contadine e operaie al posto di chi era stato chiamato al fronte. In molte, infatti, parteciparono attivamente al conflitto. Ad esempio le portatrici carniche, donne civili che operarono lungo il fronte della Carnia trasportando con le loro gerle munizioni e rifornimenti alle prime linee italiane, dove spesso combattevano i loro famigliari. Le portatrici, che in molti casi provenivano da paesi friulani di minoranza tedescofona, avevano dai 15 ai 60 anni e si arruolarono volontariamente. Erano circa un migliaio e, dotate di un bracciale rosso che indicava il reparto dal quale dipendevano, curve sotto il peso delle gerle (30-40 kg) percorrevano in fila indiana anche mille metri di dislivello per arrivare alle trincee: ogni viaggio, che poteva durare fino a quattro ore, veniva loro pagato una lira e 50 centesimi. Una cifra irrisoria, l'equivalente di 3,50 euro.
MARIA, IL SIMBOLO
Era un ruolo importante, perché da fondovalle si poteva salire solo a piedi, ma pericoloso. E, infatti, se tre di loro rimasero ferite, una portatrice carnica cadde sotto il fuoco nemico il 15 febbraio 1916. Sposata, madre di quattro figli e con il marito al fronte sul Carso, Maria Plozner Mentil fu colpita a quota 1619 metri da un cecchino austriaco mentre stava trasportando munizioni insieme all'amica Rosalia Primus, e morì poco dopo all'ospedale di Paluzza. Oggi, nel luogo dove fu colpita, una croce di ferro e una targa ricordano il sacrificio di questo simbolo di eroismo al femminile, dimenticato però per troppo tempo. A Maria Plozner Mentil, che non portava la divisa ma fece davvero la guerra, fu intitolata una caserma. Ma c'è stato bisogno di aspettare fino al 1997 affinché fosse insignita di una medaglia d'oro alla memoria dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.