Pioggia di fuoco su Cézembre: l’isola fortezza Italo-tedesca che non si arrese nemmeno al Napalm
Un piccolo monomotore da ricognizione americano, che gli alleati soprannominano ‘Grasshopper’ (cavalletta), e che per portare a a termine sua missione è stato dotato di lunghi drappi bianchi che pendono dalle ali – simbolo di ‘pace’ – sorvola un’isolotto roccioso di appena 18 ettari di grandezza, e lancia piccoli volantini che invitano i suoi occupanti alla resa. Situato a largo di Saint-Malò, città di fortezza sulla costa Bretone, l’isolotto è noto con il nome di Cézembre; è stato fortificato ai tempi del Re Sole da un certo marchese Le Prestre de Vauban (noto ingegnere militare) e nel 1944 è avamposto costiero della linea fortificata che fino a poco tempo prima separava l’Europa di Hitler dagli Alleati di Ike e Monty: il Vallo Atlantico.
Oramai è estate inoltrata, l’Operazione Overlord – l’invasione degli Alleati dell’Europa partendo dalla Normandia – procede con successo lasciandosi alle spalle centinaia di chilometri quadrati di Francia ‘liberata’ lungo tutta la costa. Ovunque i tedeschi sono stati sconfitti, si sono arresi o si ritirano. Ovunque tranne che sull’isola fortezza di Cézembre: dove una guarnigione dell’Asse composta da 650 uomini – tra i quali un centinaio di italiani del San Marco e 100 russi bianchi arruolati forzatamente sul fronte Orientale – resiste imperterrita; asserragliata in bunker sotterranei e in tunnel di cemento armato che si estendono per tutta la lunghezza dell’isola (750 metri). Dotati di pezzi di artiglieria di vario calibro, rispondono tutti ai comandi del capitano di corvetta Richard Seuss, comandante della Marine Artillerie Abteilung 608 della Kriegsmarine.Gli italiani finiti sotto il suo comando, per la maggior parte di stanza a Bordeaux, erano stati fatti prigionieri dopo l’armistizio dell’8 settembre (che faceva passare l’Italia dalla parte degli alleati) ma poiché definitisi aderenti all’RSI, vennero liberati e inquadrati nelle forze di difesa costiera del Vallo.
Per tutta la durata di giugno e luglio le batterie dell’isola colpiscono quando possono gli alleati, ricordandogli puntualmente che hanno ancora una ‘spina conficcata nel fianco’ e che non intendono arrendersi per nessuno motivo. La situazione è imbarazzante e a tratti insostenibile. Il generale Patton, deciso ad annientare la resistenza sull’isola una volta per tutte, ordina di bombardarla fino alla resa con ogni mezzo a disposizione. Si scatena una tempesta di fuoco di diverse settimane. Il cannoneggiamento è affidato a cinque batteria di artiglieria che scaraventano sull’isolotto 11.103 colpi di grosso calibro. Dimostratisi poco risolutivi, viengono chiamati all’ordine i pezzi da 381 millimetri della corazzata britannica HMS Warspite; alcuni bunker vengono distrutti, ma l’isola non smette di rispondere al fuoco. La guarnigione non si arrende. Il 13 agosto, vengono inviati 68 quadrimotori B-24 che sganciano 265 tonnellate di bombe. Ma la situazione non cambia.
Seuss è un fanatico nazista, vuole continuare a lottare ad ogni costo, ma i casi di ammutinamento con il passare dei giorni si moltiplicano. Qualcuno cerca di fuggire a nuoto, qualcuno su una lancia di salvataggio che però vene affondata da una mina, qualcuno viene messo agli arresti. Si calcola che in tre settimane l’isolotto viene bersagliato con 19.729 bombe aeree e circa 20 mila proiettili d’artiglieria. La situazione è insostenibile. Un cuoco che fuggendo riesce a raggiungere la costa che dista un paio una decina di miglia nautiche, riferisce agli alleati: «Solo il comandante tedesco e un pugno di suoi camerati impediscono la resa. Tutti gli altri non ce la fanno più. Stanno organizzando una rivolta»
Il 17 agosto 35 caccia pensati P-38 vengono inviati a bombardare l’isolotto con 68 barili di Napalm – emulsione altamente infiammabile che verrà largamente usata in Vietnam. La guarnigione di Seuss seppur ustionata e martoriata, affamata, tagliata fuori dalle linee di rifornimento e dal mondo intero, rimane imperterrita. Appena cessano i bombardamenti mira alla costa e spara qualche bordata per dimostrare che su Cézembre ci sono ancora. Il 18 agosto una lancia con tre plenipotenziari viene inviata sull’isola a offrire nuovamente la resa. Lo scenario è apocalittico. La terra è bruciata e crivellata da crateri che si estendono a perdita d’occhio. Seuss da udienza agli alleati solo per rifiutare la resa. Quindi riprendono i bombardamenti; ancora cannoneggiamenti dalla costa, dal mare, bombe dall’aria.Il 24 agosto cade Parigi, ma non Cézembre. Ma ormai la sfida è insostenibile. Seuss comunica al comando tedesco: « Solo un cannone può essere ancora utilizzato (…) le scorte d’acqua possono durare non oltre dodici giorni».
Il 2 settembre l’83ª divisione di fanteria americana pianifica un operazione di sbarco e invia mezzi anfibi sull’isola. Il comando alleato è deciso a mettere fine una volta per tutte alla resistenza dell’isola, ma appena sbarcati i G.I. trovano una bandiera bianca issata dai 71 marò superstiti che presidiano il lato sud. Seuss è su tutte le furie, ma la perdita di un terzo dei suoi uomini gli suggerisce la scelta assennata di contrattare una resa, seppure separata. Ore dopo, sulla piccola spiaggia a sud dell’isolotto di Cézembre, 228 soldati tedeschi e 71 italiani si arrendono agli alleati e vengono imbarcati sulle lance che li riportano sul continente. Seuss, insignito della croce di cavaliere con fronde di quercia in tale data, saluta per sempre la sua fortezza: tendendo al cielo il braccio destro, in segno di fedeltà a una folle quanto mirabile battaglia persa. D’altri tempi.
di Davide Bartoccini