PERSONAGGI: Ljudmyla Mychajlivna Pavličenko

.Ljudmyla Mychajlivna Pavličenko è stata una militare e un'abilissima tiratrice scelta sovietica.

La Pavličenko fu una studentessa brillante nei suoi primi anni. Quattordicenne, andò a vivere a Kiev, capitale della Repubblica Sovietica d'Ucraina, coi genitori. In quella città si iscrisse a un'associazione di tiro a segno, e sviluppò notevoli capacità di tiro. In quel periodo lavorava come operaia addetta allo sminuzzamento dei minerali alle Industrie Arsenal di Kiev.

Nel giugno del 1941, in un periodo in cui Pavličenko studiava storia alla Università di Kiev, la Germania Nazista mosse guerra all'Unione Sovietica (vedi anche Operazione Barbarossa), in seguito alla quale si arruolò quasi immediatamente. All'ufficio arruolamento, richiese di unirsi alla fanteria e di conseguenza fu assegnata alla 25ª Divisione Fucilieri dell'Armata Rossa, e divenne una delle 2000 cecchine sovietiche, di cui solo 500 sopravvissero alla guerra.

Come tiratrice, uccise i primi due soldati nemici presso Beljajevka, usando un fucile Mosin-Nagant, riadattato per il tiro di precisione con un'ottica da 3.5 ingrandimenti.

Il soldato Pavličenko combatté circa 80 giorni presso Odessa, dove le si attribuirono 187 soldati nemici uccisi e le vennero conferiti svariati avanzamenti di grado. Quando i rumeni presero controllo della città, la sua unità venne fatta ripiegare per affrontare il nemico a Sebastopoli, in Crimea. Secondo i rapporti del Voensovet (Stato Maggiore) del Fronte Meridionale sovietico nel maggio 1942, il tenente Pavličenko aveva eliminato 257 soldati tedeschi e dell'Asse, e alla fine del conflitto tale numero aumentò fino a 309 soldati nemici, tra cui 36 tiratori scelti.

Si narra che la Pavličenko avesse trovato sul campo di battaglia il registro delle uccisioni di uno dei cecchini tedeschi che aveva freddato, e che il conto delle sue vittime fosse superiore a 500.

Nel giugno 1942, fu ferita da un colpo di mortaio. Poiché ormai era un'eroina, le fu negato il permesso di continuare a combattere meno di un mese dopo la guarigione della ferita, e di conseguenza fu trasferita nelle retrovie. Fu inviata in Canada e negli Stati Uniti per una visita di propaganda, e divenne la prima cittadina dell'Unione Sovietica ad essere ricevuta da un Presidente degli Stati Uniti d'America. Franklin D. Roosevelt e sua moglie le diedero il benvenuto alla Casa Bianca, e in seguito la Pavličenko fu invitata da Eleanor Roosevelt in un vero e proprio tour di conferenze in tutti gli Stati Uniti per raccontare la propria esperienza. Fece un'apparizione alla International Student Assembly a Washington, dove fu acclamata come un'eroina, e si recò a New York per un ciclo di discorsi, interviste e conferenze. In Canada, le fu regalato un fucile Winchester con ottica di precisione, oggi esposto al Museo Centrale delle Forze Armate, a Mosca.

Dopo la promozione al grado di Maggiore, la Pavličenko non tornò in combattimento ma divenne istruttore e addestrò centinaia di tiratori sovietici fino alla fine della guerra. Nel 1943 fu insignita della Stella d'Oro di Eroe dell'Unione Sovietica. Dopo la guerra riuscì a laurearsi all'Università di Kiev e iniziò una carriera come storica. Dal 1945 al 1953, fu assistente ricercatore del Quartier Generale della Marina Sovietica, per il quale partecipò a una lunga serie di conferenze e congressi. In seguito fu membro attivo del Comitato Sovietico Veterani di Guerra.

Ljudmyla Pavličenko è oggi sepolta al cimitero di Novodevičij di Mosca.