Notiziario: Padre Reginaldo Giuliani cappellano delle Camicie Nere

Padre Reginaldo Giuliani cappellano delle Camicie Nere

Il 21 gennaio del 1936 moriva durante la battaglia di Passo Uarieu, durante la campagna che portò alla conquista dell’Abissinia e alla conseguente proclamazione dell’Impero, il centurione padre Reginaldo Giuliani, cappellano del Primo Gruppo Battaglioni Camicie Nere d’Eritrea.

La battaglia di Passo Uarieu che vide la vittoria delle armate italiane, venne combattuta dal 21 al 24 gennaio in duri combattimenti praticamente senza sosta e vide contrapposte le forze di Ras Cassa, valutate in circa 20.000 uomini, a circa 3.000 italiani. Le forze italiane erano inquadrate nella 180ª Legione CC.NN. “Alessandro Farnese” della 2ª Divisione CC.NN. “28 ottobre” della MVSN.

Dopo tre giorni di combattimenti, completamente prive di rifornimenti e, soprattutto, di acqua, le forze italiane riuscirono a respingere le forze etiopiche, soverchianti come numero. La battaglia di Passo Uarieu fu il tentativo più deciso dell’Etiopia di separare le due armate italiane operanti nel Tembién.

Tomba di padre Reginaldo Giuliani nel cimitero di guerra italiano di Passo UarieuAlla fine della battaglia i morti italiani erano 60 ufficiali, 605 CC.NN. e 417 àscari. Fra di essi il 21, primo giorno della battaglia vi era Padre Reginaldo Giuliani, che inquadrato nella colonna del generale Diamanti, venne ucciso mentre impartiva l’assoluzione ai morenti.

Il suo corpo fu ritrovato solo 3 giorni dopo dall’amico medico Alberto Lixia che disse:

“…ha ancora indosso la camicia nera bagnata dal suo sangue, la clavicola sinistra spezzata da una sciabolata ..”

Sconfitte le truppe etiopi nella prima battaglia del Tembien, i suoi resti furono inumati al cimitero militare di Passo Uarieu.La notizia della morte provoca un florilegio di commemorazioni sulla stampa. Decine di lettere e telegrammi arrivano al convento di San Domenico a Torino, e i predicatori si dedicano tramite la pubblicistica e l’oratoria alla glorificazione del ricordo del confratello caduto. In Etiopia venne costituita la 3ª Legione Camici Nere “Reginaldo Giuliani” con base a Gondar.

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Il regime fascista procede presto ad includere padre Giuliani nella sua propaganda, non tanto come martire cristiano quanto come “perfetto milite fascista, obbediente, spartano, fideisticamente convinto della bontà e del successo della causa nazionale”.

Padre Giuliani entra così “di diritto nel pantheon dei caduti della rivoluzione fascista”, come scrive Angelo Del Boca, ottenendo immediata notorietà su scala nazionale, e la dedica a suo nome di innumerevoli strade, piazze, scuole, lapidi e biografie.

Per l’eroica morte gli venne concessa postuma la medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:

«Durante lungo accanito combattimento in campo aperto sostenuto contro forze soverchianti, si prodigava nell’assistenza dei feriti e nel ricupero dei caduti. Di fronte all’incalzare del nemico alimentava con la parola e con l’esempio l’ardore delle camicie nere gridando: “Dobbiamo vincere, il Duce vuole così “. Chinato su di un caduto mentre ne assicurava l’anima a Dio, veniva gravemente ferito. Raccolte le sue ultime forze partecipava ancora con eroico ardimento all’azione per impedire al nemico di gettarsi sui moribondi, alto agitando un piccolo crocifisso di legno. Un colpo di scimitarra, da barbara mano vibrato, troncava la sua terrestre esistenza, chiudendo la vita di un apostolo, dando inizio a quella di un martire.»
— Mai Beles, 21 gennaio 1936

Regio Sommergibile Reginaldo Giuliani

Alla memoria del sacerdote-soldato verranno intitolati, prima un sommergibile della Regia Marina, varato il 3 dicembre del 1939, successivamente nel 1941 a Monfalcone verrà varata la motonave Reginaldo Giuliani del Lloyd Triestino. Dal 31 ottobre 1956 è sepolto nella chiesa di San Domenico a Torino.