Notiziario: PADRE KOLBE - SOLO L'AMORE CREA

PADRE KOLBE - SOLO L'AMORE CREA

Massimiliano Maria Kolbe (Zduńska Wola, 8 gennaio 1894 – Auschwitz, 14 agosto 1941) è stato frate francescano polacco famoso per il suo estremo gesto di sacrificio quando, prigioniero nel campo di Auschwitz, si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame per una rappreseglia.
È stato beatificato nel 1971 da papa Paolo VI, che lo chiamò "martire dell'amore" e proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II.
Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670, nel campo, nonostante fosse vietato continuò il suo impegno religioso,celebrando anche qualche messa e confortando sempre i compagni di prigionia..
La fuga di un prigioniero causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Franciszek Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso.
Kolbe venne quindi rinchiuso nel bunker della fame e, dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. I loro corpi vennero cremati il giorno seguente, e le ceneri disperse.
Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, Padre Kolbe disse ad Hans Bock incaricato di effettuare l'iniezione mortale nel braccio: «Lei non ha capito nulla della vita...» e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».
"Mia amata Mamma, verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di Auschwitz. Da me va tutto bene. Amata Mamma, stai tranquilla per me e per la mia salute, perché il buon Dio c'è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto."
Massimiliano Maria Kolbe