Il 25 febbraio del 1941 un nutrito commando inglese sbarcava sull’isola di Castelrosso, piccolo lembo di terra distante all’incirca 3 chilometri dalle coste turche e circa 80 miglia ad est dall’isola di Rodi e facente parte delle Isole Italiane dell’Egeo, spesso chiamate Dodecaneso. L’operazione Abstention aveva come obiettivo la conquista dell’isola, per stabilire una base dalla quale iniziare la conquista del Dodecaneso e contendere così la supremazia aereo-navale italiana nell’area del mar Egeo.
È da sottolineare come l’idea di una conquista delle singole isole con piccoli gruppi di uomini delle forze speciali fosse un’idea pensata e portata avanti dall’ammiraglio Andrew Cunningham, mentre il comando britannico e in particolare il primo ministro Winston Churchill fossero piuttosto scettici, per via del rischio di creare attriti tra la Grecia e la Turchia.
Prima di proseguire nella narrazione dell’invasione due parole sull’isola e come entrò a far parte dei possedimenti italiani. Nell’antichità l’isola oggetto del post odierno veniva chiamato Megisti (il più grande) con riferimento a un gruppo di isolotti adiacenti. Il suo nome attuale deriva dal castello costruito dai Cavalieri di San Giovanni che occuparono l’isola nel 1306 come base utile prima di approdare a Rodi. I Gran Maestri di Rodi la consideravano come una località in esilio e vi mandarono i cavalieri che violavano le regole dell’Ordine. Nel 1440 l’isola fu saccheggiata dal sultano mamelucco d’Egitto e il castello gravemente danneggiato e nel 1522 gli Ottomani la occuparono in modo permanente.
Pur non essendo situata nell’Egeo ma nel Mar di Levante, Castelrosso fa parte storicamente dell’arcipelago del Dodecaneso o Dodecanneso che letteralmente significa “dodici isole”, ma a sua volta essa costituisce l’isola principale di un piccolo raggruppamento comprendente le isole di Strongili e Ro, più diversi isolotti: alcuni (Agios Georgios, Psomi e Psoradia) territorio greco e altri (Bayrak, Besmi, Catal, Gurmenli, Guvercinli, Heybeli, Kovan, Kovanli, Okzuz, Sariada, Saribelen e Sican), quasi tutti poco più che scogli, appartenenti alla Turchia.
Agli inizio del XX secolo, come abbiamo visto le isole erano in possesso dell’Impero Ottomano da quasi 400 anni, quando nel 1912 il Regno D’Italia mosse guerra attaccando gli ottomani in Libia e proprio nel Dodecaneso. Nell’arcipelago il 26 aprile venne conquistata Stampalia, il 12 maggio Scarpanto, Caso, Piscopi, Nisiro, Calino, Lero, Patmo, Coo, Simi e Calchi, il 4 maggio sbarcarono delle truppe anche a Rodi che venne completamente occupata il 16 maggio.
Il 5 maggio 1912 si insediò il primo di una serie di comandanti del corpo di occupazione dell’Egeo, il generale Giovanni Ameglio. Gli abitanti dell’isola chiesero al generale Ameglio, comandante delle forze italiane d’occupazione a Rodi, che la loro isola fosse annessa all’Italia. Ciò fu rifiutato e il 14 marzo 1913 la popolazione locale imprigionò il governatore turco e la sua guarnigione ottomana e proclamò un governo provvisorio.
Nell’agosto dello stesso anno, il governo greco inviò da Samos un governatore provvisorio, rafforzato da un certo numero di gendarmi: essi tuttavia furono espulsi dagli abitanti il 20 ottobre 1915. Il 28 dicembre la marina militare francese, occupò l’isola grazie all’incrociatore Jeanne d’Arc, intervenendo in ufficiale appoggio alla locale fazione filo-francese. bloccando anche un nuovo tentativo di sbarco in quella stessa giornata di un contingente greco di Euzoni, soldati scelti di fanteria da montagna dell’esercito greco.
Le batterie costiere turche risposero all’occupazione francese bombardando l’isola nel 1917 riuscendo ad affondare la nave appoggio idrovolanti britannica HMS Ben-my-Chree. Col Trattato di Sèvres, l’isola fu infine assegnata all’Italia, che voleva espandere la sua presenza nel vicino Dodecaneso e il 1° marzo del 1921, la Regia Marina ne prese possesso dai francesi, integrandola nei possedimenti delle Isole Italiane dell’Egeo.
I rapporti tra italiani e popolazione locale furono abbastanza buoni, sia perché i nostri assicuravano protezione dalla Turchia, sia perché la presenza italiana non creò grosse imposizioni, se si eccettua il divieto di dipingere le case coi colori azzurro e bianco, che ricordavano il colore della bandiera greca. L’insegnamento della lingua italiana venne accettato senza problemi.
Gli italiani collegarono subito via cavo l’isola con Antifilo, sul continente e nel 1926 venne costruita la Palazzina della Delegazione, ad opera dell’architetto Florestano Di Fausto, in stile coloniale. Due anni dopo a causa delle condizioni economiche disagiate in cui versava l’isola, numerosi abitanti emigrarono in Australia e nelle Americhe, riducendo sensibilmente la popolazione che, all’inizio del secolo, aveva raggiunto la cifra di circa 15.000 abitanti.
Agli inizi degli anni trenta la popolazione residente era di circa 3.000 persone, che in gran parte viveva di rimesse, del commercio col Libano e della produzione di carbone, destinato all’Egitto, mentre metà delle case erano disabitate. e elezioni svoltesi nel 1928, 1930, 1932 e 1934. Nel 1937 il sindaco venne sostituito da un podestà di nomina governativa.
La Convenzione del 1932 fra Italia e Turchia, che definì i confini marittimi fra le due potenze, assegnò tutte le isolette del piccolo arcipelago intorno a Castelrosso eccezion fatta per Ro e Strongili alla Turchia. Durante gli anni trenta costituì un punto d’atterraggio per gli idrovolanti francesi e italiani.
Tra il dicembre 1933 e il marzo 1934 si verificarono delle proteste popolari causate dall’inasprimento della tassazione doganale e dal divieto di taglio indiscriminato dei boschi. Il tutto provocò un altra ondata emigratoria e nel censimento del 1936 la popolazione era ulteriormente scesa a 2.236 abitanti.
E’ in questo contesto che si arriva al secondo conflitto mondiale, durante la quale gli italiani utilizzarono la sua baia per le incursioni dei mezzi speciali della Regia Marina contro la base navale inglese di Alessandria e al 24 febbraio del 1941. Quel giorno i cacciatorpediniere HMS Decoy e HMS Hereward lasciarono la Baia di Suda diretti verso Castelrosso. A bordo avevano le forze da sbarco composte da 200 uomini a cui si sarebbero uniti 24 uomini dei Royal Marines, distaccati sulla cannoniera HMS Ladybird.
Il piano iniziale prevedeva la costituzione di una testa di ponte presso punta Nifti della durata di 24 ore, in attesa dell’arrivo del corpo di occupazione composto dalla compagnia del reggimento Sherwood Foresters che era fino a quel momento era di stanza nell’isola di Cipro, e che sarebbe dovuto giungere sull’isola con lo yacht armato HMS Rosaura e scortato dagli incrociatori australiano HMAS Perth e dall’HMS Bonaventure.
La presenza italiana a Castelrosso consisteva in un piccolo ed eterogeneo gruppo di soldati e di alcuni agenti della Guardia di Finanza in forza presso la stazione radio dell’isola. A causa del buio e della scarsa conoscenza dell’isola la maggior parte delle lance si spinsero troppo avanti fino ad approdare nel porto principale dell’isola dove vennero in contatto con una una pattuglia italiana.
Due marinai italiani furono uccisi immediatamente e uno ferito gravemente nei pressi della stazione di vedetta di Monte Vigla, ma ormai i pochi e non bene armati italiani per la difesa dell’isola erano a conoscenza dell’operazione e si asserragliarono prima a Monte Vigla e quindi a Paleocastro, preparandosi ad una strenua difesa respingendo con tenacia l’attacco inglese.
Troppa era la sproporzione delle forze in campo, la stazione radio fu infine occupata dagli Inglesi come pure il palazzo della Delegazione del Governo all’entrata del porto e il palazzo della dogana. Nell’azione si contarono 6 morti, 7 feriti e 35 prigionieri da parte italiana.
Prima che la stazione radio cadesse, l’operatore italiano fu in grado di avvertire Rodi su ciò che era avvenuto alla base e rendere inutilizzabili, i codici crittografici in modo da non farli cadere in mano nemica, fu cosi che solo poche ore più tardi giunse sull’isola la Regia Aeronautica
I caccia CR42 “Falco” seguiti da alcuni bombardieri Savoia-Marchetti SM81 colpirono il porto, l’avamposto e le colline della piccola isola sulle quali si erano installati gli uomini dei commando. L’operazione fu resa possibile anche dal supporto dell’ex sindaco della municipalità, Ioannis Lakerdis, di origine greca, che dall’isola segnalava agli italiani dove attaccare i britannici.
Pochi giorni dopo si sarebbe sviluppata la risposta italiana all’invasione dell’isola ma ciò sarà oggetto di un post successivo.