"Non potho reposare" e i suoi cento anni

Uno dei più struggenti canti d'amore di tutti i tempi
È nell'Atene Sarda dell'estate del 1915, irrorata dal sangue degli ordigni bellici della Grande Guerra, che palpiterà di vita uno dei più struggenti canti d'amore di ogni tempo. Perché melodia e parole di "Non potho reposare" travalicano, con divina ispirazione, i confini della Sardegna severa, aspra e pastorale, per fondere realtà e sogno in quella che inizialmente è una pagina di diario, lontana dalla coscienza che ben presto sarebbe divenuta un onirico canto d'addio.
È Badore Sini, avvocato quarantenne di Sarule, che traduce nel suo poetico inchiostro il sentimento d'amore virilmente taciuto in quell'inarrestabile avvicendarsi di uomini e ragazzi che affollano le vie di Nuoro mentre si apprestano a partire per il fronte. Il loro gesto è un fiero e protettivo abbraccio verso mammas, fitzas e isposas. Forse l'ultimo. Il sentimento che spinge Badore a scrivere "A diosa" è quello di ogni giovane soldato, di ogni padre di famiglia che parte con la consapevolezza di non far più ritorno, ed è quello di fanciulle e madri che attendono ogni alba, scarmigliate sul limitare della porta, preziose notizie dell'amore lontano.
È estate, le nuvole si inseguono come carovane berbere e chiudono come olio ardente il cielo afoso e senza respiro di luglio. Badore nella sua stanza esplode di poesia avendo cura di annotare giorno e ora sul suo quaderno:
"Nuoro 23 luglio 1915, ore 15 e 50 a ore 16, A diosa. Non potho reposare, amore, coro, pensande a tie so donzi momentu: no istes in tristura, prenda d'oro, né in dispiaghere o pensamentu. T'assicuro che a tie solu bramo, ca t'amo vorte, t'amo t'amo t'amo".
"A diosa" è un'espressione ispirata alla locuzione spagnola "en diosar" che indica l'atto di lasciarsi ispirare da una dea. A mettere in musica i pensieri di Badore Sini provvide Peppino Rachel, musicista cagliaritano, docente nelle scuole del capoluogo barbaricino. Come riporta il giornalista Michele Pintore, il sodalizio artistico tra il Sini e Rachel principiò quando un gruppo di giovani studenti nuoresi, come spesso accadeva in tempo di guerra, pensò di smorzare la cupa atmosfera marziale organizzando spettacoli e manifestazioni di gusto goliardico. 
Badore Sini registrerà sul suo giornale personale: "C'è stata una rappresentazione e certo Dore ha cantato 'A diosa'". È questo il momento in cui 'A diosa' diverrà per sempre 'Non potho reposare', un successo senza tempo che, al di là del genere specifico, seduce il repertorio di celebri artisti italiani e stranieri. Indimenticabile l'esecuzione, in principio degli anni Duemila, di Andrea Parodi e Anna Oxa, ma come trascurare quella di Pier Angelo Bertoli, Noa, Maria Carta o Katia Ricciarelli?
Furono i cori folcloristici nuoresi a sancire diffusione e successo planetario dell'inno sardo all'amore. Fu il maestro Gian Paolo Mele, direttore del Coro di Nuoro, a incidere il brano per la prima volta nel 1966. Il primo ad eseguire vocalmente 'Non potho reposare' fu il tenore Giuseppe Tanchis. 
La Sardegna, ancora una volta, è madre feconda che riesce a germogliare gemme di vita negli interstizi mortali degli ordigni di guerra, facendo dell'Isola la terra in cui l'amore ha come colonna sonora un'inquietudine dell'animo che non conosce riposo.