Notiziario: Morto Franco Schönheit, il "ragazzo di Buchenwald" sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti

Morto Franco Schönheit, il "ragazzo di Buchenwald" sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti

Aveva 92 anni. “Cosa potete fare per comprendere il passato? Leggere, leggere, leggere”, era il suo invito alle nuove generazioni

“Il mio papà, il ragazzo di Buchenwald, ci ha lasciato. Lo immaginiamo camminare sereno con Alisa e Wolfgang Amadeus. A noi resta la sua intelligenza, la sua grande ironia, il suo cuore immenso. Buon viaggio papà. Baruch Dayan Emeth. Che il tuo ricordo sia di benedizione”. Con queste parole Gadi Schönheit, assessore alla Cultura della comunità ebraica milanese, annuncia la morte di Franco Schönheit, 92 anni, uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah e all’inferno di Buchenwald. Tutta la famiglia viveva a Milano da molti decenni ed è qui che Franco è mancato ieri pomeriggio.

“L’Italia tutta perde un’altra instancabile voce di Memoria. Un uomo coraggioso, affettuoso e appassionato, che ha messo la sua coraggiosa testimonianza, maturata dopo anni e anni di silenzio, al servizio dei giovani e dell’intera collettività. Siamo cresciuti e maturati con il suo dono di testimonianza che ci ha resi più consapevoli e responsabili, verso la verità e la storia da tramandare, sua, della sua Ferrara, della sua generazione”, ha detto Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei, Unione delle comunità ebraiche italiane, al giornale on line Moked.
   
“Siamo stati deportati nei campi in tre, mio padre, mia madre e io, e in tre siamo tornati: forse l’unica famiglia al mondo ad avere avuto questa fortuna”, aveva raccontato Franco Schonheit, classe 1927, allo stesso portale dell’ebraismo Moked. Sul braccio aveva tatuato il numero di matricola 44862 del lager di Buchenwald. “Cosa potete fare per portare avanti il ricordo e per comprendere il passato? Leggere, leggere, leggere”, era il suo invito alle nuove generazioni.

"Ho avuto modo di incontrare per l'ultima volta Franco il 29 luglio scorso alla Casa della Memoria dove si è svolta un'affollatissima iniziativa, nel centenario della nascita di Primo Levi – racconta Roberto Cenati, presidente dell’Anpi Provinciale di Milano - Particolarmente commovente è stata la sua testimonianza. Franco, quella sera aveva sottolineato che al confronto con il lager nazista di Buchenwald il campo di concentramento di Fossoli, sembrava quasi un luogo di “sogno”. La motivazione e la spinta che diedero a Franco la forza per resistere e sopravvivere in quel posto infernale fu la rabbia per essere stato arrestato e deportato per la sola colpa di essere nato. Non dimenticherò mai questa sua intensa testimonianza".