All’alba del 10 gennaio 1941 , due torpediniere della Regia Marina, la Vega e la Circe in missione ricognitiva al largo di Pantelleria, avvistarono un convoglio navale britannico composto da quattro mercantili, scortato dagli incrociatori Southampton e Bonaventure ed dai cacciatorpediniere Hereward e Jaguar. Le unità erano in mare per l’operazione britannica «Excess», il cui obbiettivo era quello di rifornire l’isola di Malta assediata dalle forze armate italiane.
Appena le due squadre giunsero a distanza utile, si sviluppò un fitto scambio di colpi d’artiglieria, basta pensare che il Bonaventure sparò ben 600 colpi, pari al 75% della sua dotazione. Un proiettile della Vega colpì il Bonaventure causando qualche lieve danno, ma fu l’unità italiana ad avere la peggio nello scontro, dopo essere stata centrata da tre salve dell’incrociatore avversario.
Immobilizzata ed in fiamme, la nave italiana continuò a sparare sino a che non scomparve sotto la superficie: questo avvenne alle 8.15, dopo circa quaranta minuti di combattimento, quando la Vega venne centrata da un siluro lanciato dal cacciatorpediniere HMS Hereward e s’inabissò tra Pantelleria e Linosa ed a settentrione di Capo Bon.
Dell’intero equipaggio della Vega poterono essere salvati solo cinque o sei uomini (altre fonti riducono invece la cifra dei superstiti ad appena due). Il post odierno è dedicato al comandante della valorosa cacciatorpediniere e al sottotenente di vascello Giorgio Scalia, entrambi caduti per la patria, a cui venne conferita la medaglia d’oro al Valor militare alla memoria.
Il capitano di fregata Giuseppe Fontana comandante del Vega, Nacque a Vicenza il 22 agosto 1902. Entrato sedicenne all’Accademia Navale di Livorno, nel luglio 1923 conseguì la nomina a Guardiamarina, ottenendo poi le promozioni a Sottotenente di Vascello nel 1925 e a Tenente di Vascello nel 1928. Ebbe vari imbarchi su unità di superficie, il comando della torpediniera Albatros e l’incarico di Ufficiale in 2ª sul cacciatorpediniere Da Noli con il quale partecipò alle operazioni militari in Spagna.
Nel febbraio 1939, nel grado di Capitano di Corvetta ebbe il comando di una Squadriglia di Torpediniere, con insegna sulla torpediniera Vega, che mantenne anche alla dichiarazione di guerra e nel grado di Capitano di Fregata.
Nell’azione del 10 gennaio 1941, benché l’unità al suo comando fosse stata subito colpita, si portò arditamente all’attacco e riuscì, col serrato e preciso fuoco dei suoi pezzi, a recare danni all’avversario. Con l’unità ormai irrimediabilmente perduta ed in procinto di affondare, impartì serenamente i necessari ordini per il salvataggio dell’equipaggio, offrendo il proprio salvagente ad un marinaio inesperto del nuoto, scomparendo poco dopo negli abissi con l’unità.
Gli venne conferita la Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria con la seguente onorevole motivazione:
Comandante di squadriglia torpediniere, in numerose delicate missioni di guerra dette sempre prova di perizia e di sereno ardimento.
Nel corso di una ricerca notturna, conseguito il contatto con soverchianti forze navali avversarie, portò con abile e pronta manovra la torpediniera all’attacco, riuscendo ad infliggere al nemico sicure perdite con il lancio ravvicinato dei siluri. Durante la fase di disimpegno, dopo che la sua unità fu colpita dalla violenta reazione del fuoco avversario ed apparve impossibile il tentativo di salvarla, deciso a far pagare al nemico il più duramente possibile la perdita della torpediniera, si riportò contro la formazione avversaria e, con intenso tiro delle sue artiglierie protratto fino all’estremo limite, ripetutamente colpì le navi che ne facevano parte.
Quando l’affondamento della sua unità risultò imminente, dispose il salvataggio dei superstiti, ad uno dei quali diede anche il proprio salvagente, rincuorandoli fino all’ultimo dal suo posto di comando.
Nell’adempimento delle proprie mansioni divideva con la sua nave l’estrema sorte gloriosa.
Canale di Sicilia, 10 gennaio 1941.
Giorgio Scalia nacque a Roma il 18 aprile 1917. Campione nazionale di nuoto, conseguita la licenza liceale entrò all’Accademia Navale di Livorno e nel 1939, al termine dei regolari corsi, conseguì la nomina a Guardiamarina.
Promosso Sottotenente di Vascello nel gennaio 1940 stando imbarcato sulla torpediniera Vega, con la quale entrò in guerra.
Nella battaglia navale del 10 gennaio 1941 essendo l’unità colpita irrimediabilmente dal fuoco nemico ed ormai immobilizzata ed in procinto di affondare, l’ufficiale cooperò serenamente nell’operazione di salvataggio dell’equipaggio. Altruisticamente donava il proprio salvagente a marinaio inesperto del nuoto ed immolava la sua giovane vita, scomparendo negli abissi.
Gli venne conferita la Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria con la seguente onorevole motivazione:
Direttore del tiro di torpediniera, impegnata in audacissimo attacco contro soverchianti forze navali avversarie, dirigeva con magnifico ardimento e perizia il tiro delle artiglierie e, sfidando l’intensa azione di fuoco del nemico, che concentrava tutti i suoi calibri sull’unità, riusciva a colpire ed infliggere sicure perdite alle navi nemiche.
Colpita gravemente la sua unità, si portava presso il pezzo prodiero, l’unico rimasto efficiente, e con esso proseguiva con superbo slancio il tiro, fermamente deciso, nell’impossibilità di salvare la nave, a vendicarne la perdita, arrecando all’avversario i danni maggiori.
Sopraffatto dalla schiacciante superiorità dei mezzi nemici, che smantellavano anche l’ultimo baluardo della resistenza, preferiva, ligio alle più belle tradizioni marinare, condividere la sorte della nave, da lui difesa fino al limite di ogni possibilità umana.
Donato con generoso impulso il suo salvagente a persona dell’equipaggio, che ne era priva, rimaneva con eroica determinazione al posto di combattimento e immolava la sua giovinezza sull’unità, che gloriosamente si inabissava, consegnando ai fasti della Patria l’epica gesta.
Canale di Sicilia, 10 gennaio 1941