Notiziario: Maria Boni Brighenti (1868-1915) la prima donna italiana M.O.V.M.

Maria Boni Brighenti (1868-1915) la prima donna italiana M.O.V.M.

Maria Boni nasce a Roma il 3 settembre 1868 da nobile famiglia, figlia di Luigi e Giuseppa Ferrari. Venne promessa fin da giovanissima a Costantino Brighenti militare di carriera. Lei era follemente innamorata, ma il suo sogno potè avverarsi solo all'età di 46 anni, nel 1914. Non volle separarsi dal marito divenuto maggiore, pur potendo rimanere al sicuro a Tripoli decise di raggiungerlo a Tarhuna. Nell'aprile 1915 a Costantino venne dato il comando di un battaglione libico e il presidio di Beni Ulid. Maria si riservò di raggiungerlo al più presto, ma non gli venne data l'occasione. il 10 maggio Tarhuna venne assediata dai libici. Dopo un mese di assedio in cui Maria si prodigò incessantemente per i feriti fu tentata una sortita nell'impossibilità di ricevere rifornimenti.
La ritirata sulle carovaniere del Gebel iniziò durante la notte del 17 giugno 1915. La colonna formata da nazionali, truppe libiche del Regio Esercito e un convoglio di civili tra cui donne e bambini venne circondata circondata nel vallone di Ras Msid. La lotta fu atroce e la colonna venne completamente massacrata. L'eroica crocerossina pur essendo colpita da un proiettile rifiutò le cure prodigandosi per i feriti, finchè travolta nella mischia all'arma bianca finì ripetutamente trafitta, era il 18 giugno 1915. La notizia dell'eroica morte fu sprezzantemente comunicata al marito che era già stato fatto prigioniero. Venne decretata la concessione della M.O.V.M. l'11 febbraio 1917 con la Motivazione:
«Durante il lungo blocco di Tarhuna, fu incitatrice ed esempio di virtù militari; con animo elevatissimo e forte prodigò sue cure a feriti e morenti, confortandoli con infinite risorse della sua dolce femminilità. Il 18 Giugno 1915 seguendo il presidio che ripiegava su Tripoli, rifiutò risolutamente di porsi in salvo, volendo seguire le sorti delle truppe; più volte colpita da proiettili nemici mentre soccorreva feriti ed incuorava alla lotta, morì eroicamente in mezzo ai combattenti. Tarhuna, Maggio-Giugno 1915.»
— Decreto Luogotenenziale 11 febbraio 1917
Il marito venne liberato, ma non resse alla perdita della moglie e pose fine alla sua esistenza il 16 maggio 1916. Anch'egli era M.O.V.M.