MAGGIORE ALFREDO PATRONI
L'unico alpino che riposa nel maestoso sacrario di El Alamein.
Patroni nacque a Bologna il 4 marzo 1891 e morì in un campo di prigionia in Egitto il 1º giugno 1944.
Pluridecorato combattente della Prima e della Seconda guerra mondiale, fu insignito di tre medaglie d'argento e due di bronzo al Valor Militare.
Dopo un periodo di congedo venne richiamato in servizio dal 1º febbraio al 12 marzo 1936 durante il corso della guerra d'Etiopia, in forza al 3º Reggimento alpini. Chiesto di partire volontario per la guerra, il permesso gli fu negato essendo un ufficiale degli alpini in riserva, e quindi passò in forza al CLXXXVIII Battaglione CC.NN. "Volterra" della 1ª Divisione CC.NN. "23 marzo", con cui partì per la guerra, sbarcando a Massaua (Eritrea) il 28 marzo successivo, ma non prese parte ad azioni belliche in quanto assegnato al ruolo di commissario di governo con il grado di maggiore degli alpini.
Dopo la fine della guerra si insediò a Uoldìa nel centro dell'Etiopia dove rimase fino al giugno 1938 quando venne rimpatriato a causa di una malattia e ricollocato in congedo. Ritornò in Africa Orientale Italiana il 1º gennaio 1939, aprendo uno studio di avvocato all'Asmara. Il 20 maggio 1940 venne nuovamente richiamato in servizio attivo in qualità di comandante del 106º Battaglione Coloniale. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta il 10 giugno successivo, prese parte ai combattimenti sul confine sudanese, distinguendosi il 15 luglio nei combattimenti di Nacfa, dove riportò la quinta ferita. Il 15 settembre assunse il comando del Battaglione Camicie Nere di Dessè con cui, dal 31 gennaio al 27 marzo 1941, prese parte alla difesa di Cheren, venendo catturato dagli inglesi. Rilasciato in breve tempo, riaprì il suo studio di avvocato, ma nel marzo 1943 fu incarcerato come prigioniero di guerra, trasferito dapprima in un campo di prigionia in Sudan, e poi in Egitto, dove morì il 1º giugno 1944.
Nel corso del 1954, per opera del Maggiore Paolo Caccia Dominioni, la sua salma venne recuperata e definitivamente traslata presso il Sacrario militare italiano di El Alamein.
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