Ludovico De Filippi, esempio di onore e altruismo

La storia della Prima Guerra Mondiale, così come tutti i periodi che hanno segnato intere  epoche, è fatta di tanti piccoli episodi, spesso sconosciuti, ma che sono altrettanti importanti e il cui ricordo rischia di andare perso per sempre, essendo ormai scomparsi i diretti testimoni. E tanti sono gli episodi che rischiano di fare questa fine, come quello che vide per protagonista il Capitano di Vascello Ludovico De Filippi, comandante del Regio Esploratore Cesare Rossarol, nonché dell’Incrociatore Elba, trasformato poi in Nave Appoggio Idrovolanti. Nato a Torino nel 1872 e dopo essere entrato alla Regia Accademia Navale di Livorno, completò gli studi uscendo dal prestigioso istituto militare con il grado di Sottotenente di Vascello. Valido ufficiale, determinato e sempre pronto ad eseguire al meglio gli ordini ricevuti, Ludovico De Filippi cominciò ad appassionarsi alla nuova invenzione che anche la Regia Marina aveva deciso di sperimentare: l’aeroplano. Divenne così un pioniere, risultando il suo brevetto il numero 5, conseguito il 4 luglio 1910 presso la scuola di volo francese di Mourmelon Le Grand.

Incrociatore ElbaMa il pregio maggiore di De Filippi fu lo sguardo rivolto al futuro. Fu uno dei primi, se non il primo in assoluto, a capire le grandi potenzialità che avrebbe potuto sviluppare l’ala fissa al servizio della flotta italiana. Divenne così il promotore principale, dopo un intenso periodo di addestramento in territorio francese a bordo di idrovolanti, dell’organizzazione di una sezione idroplani posta a difesa della rada antistante Venezia. Grazie alla sua forte determinazione, nel febbraio 1913 si costituì, presso l’Arsenale della Serenissima, la prima scuola di idroaviazione, inizialmente dotata di soli sette velivoli. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e l’entrata dell’Italia nel conflitto, per Ludovico De Filippi si aprirono le porte del comando: promosso al grado di Capitano di Fregata, imbarcò sull’Incrociatore Elba, che la Regia Marina trasformò in Nave Appoggio per idrovolanti, trasferendolo da Venezia a Brindisi con compiti di pattugliamento nel Basso Adriatico. Ma la passione del volo non cessò: a Taranto, infatti, il Comandante De Filippi diede avvio alla costituzione di una forza aerea per la difesa del porto militare e commerciale, mentre nel dicembre 1917 prese accordi con le forze armate americane per la formazione dei piloti americani alla Scuola per Idrovolanti stanziata sul lago di Bolsena.

Esploratore RossarolIntanto, la guerra stava per volgere al termine. Dopo la nomina a Capo dell’Ispettorato dei Sommergibili e dell’Aeronautica della Regia Marina, alla fine dell’ottobre-novembre 1918 assunse il comando dell’Esploratore Cesare Rossarol, resosi protagonista, nel corso della guerra, di numerose e ardite azioni in Mare Adriatico, dalla posa di campi minati alla scorta di convogli navali. Il 16 novembre 1918, al Capitano di Vascello De Filippi fu affidato un compito delicato e difficile: imbarcare nel porto di Pola, direzione Fiume, un ufficiale jugoslavo, che avrebbe dovuto convincere le milizie serbo-croate a non osteggiare l’occupazione italiana della città dalmata. Salpata alle ore 11.40 da Pola, la nave diresse verso Punta Patera: un’ora dopo, alle 12.45, mentre l’equipaggio pranzava, una violenta esplosione fece tremare l’intero Esploratore. Il Cesare Rossarol era spacciato: spezzato in due da una mina austriaca, la poppa affondò quasi all’istante, mentre la prora, spinta dall’abbrivio, affondò qualche centinaio di metri più avanti. Il naufragio causò la morte di cento marinai, tra cui il Comandante De Filippi: abbandonata la nave, si gettò in mare, ma avendo visto un suo sottoposto in procinto di annegare, gli offrì il suo salvagente, scomparendo tra i flutti. Per il suo gesto di grande generosità, con Decreto Luogotenenziale del 17 maggio 1919, alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare: Comandante del Regio Esploratore Cesare Rossarol dimostrava bella serenità di animo nell’incoraggiare l’equipaggio della nave che stava affondando. Mirabile esempio di sublime sacrificio, cedeva il suo salvagente ad un marinaio che non sapeva nuotare e nell’atto generoso perdeva la vita”.