Niente è più grande dell’amore di una madre verso il proprio figlio, anche quando le vengono puntati contro fucili e mitragliatrici. Piero Calamandrei l’ha definita “simbolo della Resistenza popolana che osa scagliare contro i lanciafiamme la sua inerme furia materna” e il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, il 3 febbraio 2003, le ha conferito la Medaglia d’Oro al Merito Civile: “Con istintivo ed amoroso slancio, anche se gravemente ferita, per salvare la vita al figlioletto che aveva nascosto, non esitava a richiamare su di sè l’attenzione di un soldato tedesco, scagliando sul medesimo il proprio zoccolo, ottenendo in risposta una raffica di mitraglia che ne stroncava la giovane esistenza. Nobile esempio di amore materno spinto fino all’estremo sacrificio. Sant’Anna di Stazzema, Lucca, 12 agosto 1944″. Ma è un’onorificenza alla memoria. Già, perché la madre di cui stiamo parlando venne uccisa in una calda estate di oltre settanta anni fa, il 12 agosto 1944, nella piccola frazione di Sant’Anna, comune di Stazzema. Si chiamava Genny Marsili Bibolotti: nata a Pietrasanta, la guerra l’aveva portata a sfollare tra le Alpi Apuane, considerandole un luogo sicuro da bombardamenti e attacchi. Assieme a Genny, l’avevano seguita il figlio Mario, di sei anni, gli anziani genitori e due fratelli.
Ma venne il maledetto giorno del 12 agosto 1944. Quando le SS della 16 Panzergrenadier Division iniziarono il massacro, uccidendo chiunque si trovasse sul loro cammino, Genny venne presa e condotta in una stalla. Sebbene ferita, quando si accorse che un soldato tedesco era rientrato nella sua casa per controllare che tutti ne fossero usciti, angosciata dalla paura che anche il figlio, precedentemente nascosto dietro al camino, potesse essere catturato, si sfilò da un piede uno zoccolo, scagliandolo con forza sul volto del tedesco. Il suo sacrificio fu compiuto: attirata l’attenzione del militare, che la finì con una scarica di mitra, riuscì con il suo gesto, disperato e coraggioso al tempo stesso, a salvare la vita al piccolo Mario. Poco dopo, le SS dettero fuoco alla stalla in cui si trovavano i corpi di Genny, dei due fratelli e dei genitori, mentre il bambino, ancora nascosto, resistette ancora diverse ore prima di uscire e cercare aiuto, con il corpo gravemente ustionato. In tutto, quel giorno, morirono 560 persone: 130 erano i bambini, ma grazie al coraggio e all’amore di una madre, uno riuscì a salvarsi.