Con Storia di Tönle Mario Rigoni Stern ci fa percorrere una vicenda tra storia e romanzo; il protagonista è un uomo che incarna la cultura e la mentalità della gente della zona di Asiago, tra fine Ottocento e primi anni della Grande Guerra.
Tönle è un archetipo; rappresenta uno dei tanti uomini che vivevano sul confine, una persona semplice e laboriosa, senza tenerezze particolari per l’uno o l’altro dei due nemici storici, ossia l’Austria e l’Italia. Vive arrangiandosi; ex suddito asburgico, ex soldato di quell’impero, era diventato italiano quando dopo il 1866 il Regno d’Italia si era allargato fino ai suoi paesi. È contrabbandiere, ma capace di fare il pastore e il contadino, oltre ad altri mestieri. Come tanti di quelle parti, viaggia, si sposta per lunghi mesi, torna a casa per ripartire appena possibile.
Non è solo la necessità a spingerlo dall’altipiano alle città dell’impero. È un fatto di cultura e di istinti. È un abito mentale a guidare i suoi spostamenti:
“Come c’erano forze che lo spingevano ad andare in primavera, così c’erano quelle che lo facevano tornare alla fine dell’autunno; forze superiori a ogni volontà” .
Una certa irrequietezza da viaggiatore si accompagna quindi al piacere di percorrere le proprie contrade, descritte a menadito; infatti protagonista del libro è anche l’amore per il paesaggio insieme alla cultura locale.
Ecco che la guerra del '15-18 fa a pezzi il suo mondo, impone leggi, mette reticolati, crea nuovi obblighi. La vita di Tönle va in frantumi; lui parla anche tedesco ma non si sente tedesco e nemmeno italiano. Subisce come una violenza il non avere la libertà di muoversi. Ma la guerra, i militari e soprattutto lo stato sono ormai pervasivi; nessuno può stare ai margini del conflitto senza essere sospettato di essere una spia.
Lo scontro tra Tönle e gli apparati statali è quello tra un vaso di terracotta e uno di ferro. Con la Grande Guerra lo stato dilagò nella società; tutto fu asservito allo sforzo bellico, dall’economia alla stampa.
Non c’è più spazio per gli uomini di confine, per persone difficili da controllare, non incasellabili, partecipi di più culture, a loro agio ad Asiago come a Praga. Per i Tönle non c’è più posto.