LIBRI: Dottoresse al fronte? La CRI e le donne medico nella Grande Guerra

Le donne medico nella Grande Guerra: una pagina ancora sconosciuta
Torniamo anche questa volta a parlare di libri. E di un argomento poco conosciuto, anche agli addetti del settore. Un argomento dimenticato e rimosso già all’indomani della fine del primo conflitto mondiale e tornato alla luce grazie all’interessamento di Elena Branca, membro dell’Associazione Nazionale Sanità Militare e della Croce Rossa Italiana, di cui  è una cultrice e una studiosa: quello delle donne al fronte, o meglio delle “donne con le stellette”, che vestirono il panno grigio verde prestando la loro opera come medici e farmacisti al fronte.

1. Con il suo libro Dottoresse al fronte? La CRI e le donne medico nella Grande Guerra ha scritto un nuovo capitolo per quanto riguarda la Grande Guerra. Da dove nasce l’idea?

Mi occupo da molti anni di storia della Croce Rossa e partecipo ad un progetto che sta pubblicando diversi tomi. Durante una riunione si discuteva di preparare un lavoro sui Medici della Croce Rossa impegnati durante la Prima Guerra Mondiale: professori e storici di rango erano fermi al “maschile”. Con un vago ricordo a due casi di cui avevo notizia, Anna Dado e Maria Montessori, feci presente che anche loro potevano essere aggiunte. La serena, quanto ferma, negazione da parte dei presenti mi ha spinto ad approfondire e iniziare le ricerche: queste donne hanno diritto ad essere ricordate, onorate e rispettate come i loro colleghi.

2. Queste erano vere e proprie “donne con le stellette” o anche “donne in grigio-verde”. Cosa le differenziava dall’essere delle normali Infermiere Volontarie?

Donne al fronteNon erano Infermiere, né normali né speciali, ma una cosa completamente diversa: facevano parte del Ruolo Direttivo, a pari livello con i colleghi maschi, in quanto Medici o Farmaciste. Se si legge il Regolamento pel tempo di guerra del 1915 della Croce Rossa, viene ben precisata la differenza tra personale sanitario direttivo (medici e farmacisti, con ruolo direttivo e stipendiati) e Infermiere Volontarie (non stipendiate e con ruolo subordinato). Unica particolarità, le donne medico e farmaciste erano arruolate come personale senza obbligo di leva, come i Cappellani, e portavano stellette a otto punte, ma per il resto erano totalmente parificate ai colleghi maschi, anche se, inizialmente, la loro attività era limitata agli ospedali territoriali e solo le necessità reali ne portarono diverse in zona di guerra. Il grado era correlato all’anzianità di laurea: per questo abbiamo sottotenenti e tenenti e, dai documenti oggi in nostro possesso, una Capitano Medico, in quanto da poco le donne accedevano alle Facoltà di Medicina e Chirurgia. Erano sottoposte al Codice Penale Militare e al Regolamento di Disciplina Militare del Regio Esercito e obbligate all’uso dell’uniforme. I primi arruolamenti risalgono al 1904, poi un picco nel 1911 ed infine il grosso dal 1915, anche se l’effettivo utilizzo derivò da una circolare della Sanità Militare del gennaio 1916, che obbligava la Croce Rossa ad assumerle effettivamente in servizio. Molte di loro transitarono nei ruoli della Sanità Militare durante gli anni di guerra per poi tornare alla Croce Rossa prima del congedo. Per quanto attiene alle Infermiere Volontarie, ed alle Religiose Suore Infermiere, invece, il Regolamento stabiliva che “nessuna competenza spetta alle medesime” salvo le spese di viaggio, alloggio e vitto. A loro competono “quelle mansioni che al letto dell’ammalato richiedono una cura speciale, amorevole e delicata propria del loro sesso. Possono eventualmente disimpegnare funzioni pari all’Aiutante di Sanità”, essere impiegate nel servizio di cucina, dispensa, biancheria e scritturazione.

Anna Dado Saffiotti3. Tra le tante “donne con le stellette”, la più famosa per chi compie studi sulla Grande Guerra fu Anna Dado Saffiotti. Ma quante furono, in realtà, le donne al fronte?

Che oggi la Dottoressa Anna Dado Saffiotti sia famosa mi fa piacere: significa che il mio lavoro di recupero della memoria cui ho lavorato in questi pochi anni sta funzionando, perché quando ho iniziato la negazione era totale. Ad oggi, ne abbiamo individuate una quarantina, ma periodicamente compaiono nomi nuovi e la ricerca continua.

4. Vi furono altri eserciti che, nel corso del primo conflitto mondiale, mobilitarono le donne come narrato nel suo libro? Come si organizzarono le altre Nazioni impegnate nella guerra?

Nel resto del mondo le cose non erano molto diverse: ricordiamo una dottoressa arruolata per errore in Francia, ad esempio. Il rifiuto iniziale del Ministero della Guerra britannico portò all’istituzione degli Scottish Women’s Hospitals (SWH), diretti da Elsie Inglis nel 1914, accolti a braccia aperte in Francia: solo un anno dopo, le donne medico britanniche che lo chiedevano furono ammesse al Royal Army Medical Corps (RAMC) britannico a pieno titolo. Alcune delle australiane inserite negli SWH passarono al RAMC britannico, mentre il pari RAMC australiano le ammise solo con la Seconda Guerra Mondiale. Più accorti gli Americani, dove la Croce Rossa, e non solo, fecero ampio uso delle loro laureate in medicina, mentre la Russia, dopo aver loro vietato l’accesso alle università, richiamava in Patria le dottoresse laureate all’estero.