“Lettera alla mamma” di Don Pierluigi Todeschini
PER GRAZIA RICEVUTA
Con il grado di Sergente, da seminarista, partecipò alle fasi iniziali della campagna in Libia durante la guerra italo-turca. Nel 1912 rientrò in Italia ed ordinato sacerdote prestò la sua opera prima a Gorno e poi a Stabello e a Chignolo d’Isola.
Allo scoppio della Grande Guerra fu nominato cappellano dei “Lupi di Toscana” prima del 77° Reggimento e poi del 78°
Amatissimo dai suoi soldati e dai superiori si distinse sul fronte italoaustriaco nel soccorso ai feriti e al termine della guerra si dedicò al recupero e all’identificazione di decine di migliaia di salme di militari sepolti nei luoghi delle battaglie.
Gli furono concesse tre Medaglie d’Argento e quattro di Bronzo al Valor Militare ed una Medaglia d’Oro al merito della Sanità Pubblica. Fu parroco di Brembate di Sotto dal 1922 al 1933. Il comune gli ha intitolato una strada ed in ricordo gli è stato eretto un monumento.
Cara mamma di Cosimo e Damiano,
io non Ti ho mai vista ma quando ho conosciuto i Tuoi figli mi sembra di conoscerTi dall’eternità per quanto essi mi parlavano di Te; sento di amarTi col loro stesso amore poiché i loro occhi luccicavano di gioia nel pronunciare il Tuo nome. Io amo immensamente tutti questi cari figlioli e sarei pronto a dare la mia vita per ciascuno di essi, avevo per loro una predilezione speciale per la loro bontà, gracilità e fiducia incondizionata che in me avevano posto. Prima di scriverTi questa lettera, che Dio solo sa cosa mi costa, inginocchiato nel mio rifugio davanti al Crocifisso, ho scongiurato Cristo di darmi il coraggio.
Carissima mamma, lascia che io Ti abbracci prima di darTi la notizia che trafiggerà il Tuo cuore: oggi 6 agosto 1917, alle pendici del monte Sabotino, in un’azione per la conquista di tale monte sono caduti valorosamente Cosimo e Damiano. Io ho seguito passo passo tale azione con i miei fanti, ho avuto l’ingrato e terribile compito di raccogliere le loro ultime parole. Cosimo mi disse: “Abbracci per me mia madre”, Damiano non parlò, il suo sguardo volto su di me e sul Crocifisso era l’espressione fulgida di un amore immenso, mi stringeva la mano fino a farmi male e me la lasciò solo dopo aver baciato il Crocifisso e chiusi gli occhi per sempre.
Cara mamma, nella triste esperienza della trincea, io fui per loro più vecchio di sei anni non solo per la missione ma per l’affetto di padre e madre poiché nel mio cuore essi riversavano tutte le loro ansie e aspirazioni. Ho cercato di sostituirTi, mamma, e Ti sia di conforto il pensiero che non solo la mano pietosa del Cappellano ha composto le dilaniate membra, ma dell’amico, del padre che in questi due anni ha avuto modo di ammirare la loro bontà. Essi non prenderanno più il treno per venirTi a trovare ma il loro spirito è vicino a Te, è qui con me nel difficile compito di ogni giorno e di ogni ora. Pregherò per Te la Vergine dei dolori perché Ti dia la forza di sopportare questa terribile prova; le tue lacrime, quelle di tante madri e spose, il sacrificio generoso di questi giovani possano ottenere presto la pace. InviandoTi gli indumenti dei Tuoi figli, oso trattenere una Tua fotografia e una loro, così mi sentirò più vicino a voi. Chiudendo questa lettera che mai avrei voluto scrivere, Ti assicuro di aver provveduto alla sepoltura dei Tuoi figli con immenso amore, mentre ancora fischiavano le pallottole, non mancherò di recarmi sulla loro tomba fino a quando cessata la guerra mi sarà consentito la riesumazione per una più dignitosa sepoltura. Accetta, mamma, due baci che per i Tuoi figli Ti mando con profondo rispetto e amore; ricordaTi che oggi hai un altro figlio, questo Cappellano il quale con tutta umiltà si raccomanda alle Tue preghiere.
Ti abbraccio, mamma, e accettami come Tuo figlio.