Pubblichiamo la postfazione di Johannes Balzano, presidente della Casa Editrice Le Frecce, sul libro Il Mio Carso di Scipio Slataper.
Aggiungere altro sull’autore alla fine di questa edizione de “Il Mio Carso” sarebbe del tutto fuori luogo, soprattutto dopo la prefazione del Dottor Marino Micich, Direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume. Ogni mia parola sarebbe ripetitiva in quanto il direttore ha colto perfettamente, nelle pagine iniziali del libro, la forma e la sostanza della vita e delle opere, purtroppo poche, di Scipio Slataper. Un personaggio che oserei definire speciale nel suo irredentismo originale, legato alla visione mazziniana delle nazionalità e della democrazia, rispettoso delle differenze culturali che popolavano la sua Trieste. Le sue origini slave, tedesche e italiane era rintracciabili anche nella composizione etnica del Nord-Est della Penisola, sulle quali si concentrarono gli studi personali dell’autore, il quale però non rinnegò mai la sua natura patriottica e dedita alla patria, per cui perse, durante il Primo Conflitto mondiale, la vita. La casa editrice “Le Frecce” nella sua collana di ristampe storiche, cerca di individuare quei personaggi conosciuti, ma ancora mal interpretati, a causa spesso delle letture da “Wikipedia”, che seppur prezioso come portale, non cala il lettore nel punto di vista degli autori. Molti personaggi che influenzarono con le loro opere il pensiero e il processo politico-culturale dell’Italia, nascondono lati originali di riflessioni profonde e a volte anche anticipatorie di eventi futuri. Così è anche per Scipio Slataper. Quando conobbi questo personaggio ero poco più che sedicenne. Mi ero appena affacciato allo studio della cultura italiana, inteso come studio extrascolastico e frequentavo in una piccola sala in provincia di Roma un’associazione culturale, dedita non al mero studio di personaggi focali per la storia italiana, ma alla loro riscoperta sotto una diversa lente: quella del loro influsso sulla contemporaneità e sui meccanismi che muovono la storia. Libertà e Azione, nome dell’associazione in questione, aveva fatto di Slataper una figura centrale della propria formazione, mettendomi al corrente della complessità del pensiero del triestino. La morte trovata in battaglia, fu l’esito finale di una vita dominata dal desiderio di essere utile alla patria, una patria ancora orfana di molte terre escluse dal processo risorgimentale. Ma la sua dedizione per l’Italia fu complessa, fatta anche di qualche ripensamento, in cui possiamo scorgere anche i suoi tratti cosmopoliti, provenienti come detto dalla sua vocazione mazziniana e mai in contraddizione con il suo amor patrio. Slataper resta un esempio per cui cosmopolitismo e patria non sono termini agli antipodi, ma potevano, e possono, andare a braccetto, soprattutto se pensiamo alla realtà di Trieste dell’epoca, e non solo. Gli avvenimenti postumi all’autore sono bene o male alla conoscenza di tutti. La sua matrice cosmopolita e rispettosa del crogiolo di culture del Nord-Est non fu in nessun caso applicata e le terre irredente furono bagnate, a fine del Secondo Conflitto mondiale, dal sangue di migliaia di dalmati, giuliani e istriani che persero la vita nelle persecuzioni etniche, su cui il tappo ideologico esercitato per decenni, ancora oggi, non permette di fare assoluta chiarezza e restituire la dignità a chi perse la vita in maniera barbara e ingiusta. Il pensiero di Scipio Slataper è un pensiero alternativo. Un’idea politica e culturale che tiene conto delle allora forti differenze culturali, dell’incontro di italiani, tedeschi e slavi con i burocrati austro-ungarici provenienti dai tanti angoli del defunto impero asburgico, ma che allo stesso tempo sottolinea l’importanza della patria italiana e del processo risorgimentale non ancora concluso. “Il Mio Carso” apre, in maniera profonda, questo pensiero al lettore, il quale può cogliere, attraverso questa sorta di autobiografia spirituale dell’autore, le varie influenze della sua formazione, facendone magari tesoro per future letture in grado di poter spiegare ancora meglio l’approccio di Slataper all’Irredentismo italiano.