LE FOIBE
Secondo le rilevazioni geologiche oggi disponibili, le Foibe del Carso e dell’Istria sono circa duemila, alcune delle quali molto profonde. Un numero significativo di queste voragini fu protagonista della grande tragedia sviluppatasi durante e dopo la seconda Guerra mondiale, con particolare riguardo al quadriennio compreso fra il 1943 ed il 1947.
Le stragi cominciarono all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Mentre le truppe tedesche assumevano il controllo di Trieste, Pola e Fiume, il resto della Venezia Giulia passava nelle mani dei partigiani slavi di Josip Broz, il maresciallo Tito, che si vendicarono contro i fascisti. Nel mezzo furono colpiti indiscriminatamente tutti gli italiani anche per mezzo della polizia segreta, l'OZNA in nome di una pulizia etnica che doveva annientare la presenza degli italiani da quelle province.
Il massacro venne ripetuto ancora più vasto a guerra finita per costringere gli italiani a fuggire dalle province istriane, dalmate e della Venezia Giulia. Al confine orientale, nelle cavità carsiche chiamate foibe profonde anche più di cento metri, vennero gettati ancora vivi, l'uno legato all'altro col fil di ferro, uomini, donne, anziani e bambini che in quel periodo di grande confusione bellica si erano ritrovati in balìa dei partigiani jugoslavi di Tito.
Oltre alla eliminazione fisica e all'occultamento nelle foibe del Carso, molti furono gli italiani e in genere gli oppositori di Tito ad essere internati nel terribile lager di Borovnica, nel quale i prigionieri furono sottoposti a torture fisiche.
Le vittime delle foibe furono alcune migliaia. Su questo i dati sono variabili: si va da circa 5000 a 10/12 mila. Da uno studio medico-legale eseguito su un centinaio di infoibati, sotto l'egida dell'Istituto di Medicina legale e delle Assicurazioni dell'Università di Pisa, emerse che le cause più frequenti dei decessi furono:
1. proiettili d'arma da fuoco, di solito sparati alla testa;
2. precipitazione dall'alto con effetti di fratture multiple, commozione cerebrale, embolia;
3. trauma da corpo contundente (bastone, calcio di fucile) od acuminato (pietra, vetro);
4. Quando la morte non fu immediata, oltre alle cause di cui sopra alcuni decessi avvennero a distanza di qualche tempo, anche per sete o per fame.
Il "Giorno del ricordo" inoltre non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani: 350 mila costretti all'esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono malamente accolti. In gran parte finirono nei campi profughi e ci rimasero per anni. Per mezzo secolo sulle stragi delle foibe e sull'esodo dei giuliani si è steso un pesante silenzio.
Nel 1996 un politico di sinistra, Luciano Violante, all'epoca presidente della Camera infranse il muro del silenzio ed invitò ad una rilettura storica degli avvenimenti. Appello ripreso sul fronte opposto dal leader della destra Gianfranco Fini e poi nel 1999 dal presidente della Repubblica Ciampi che poi firmò la legge del 30 marzo 2004 n. 92 con la quale il Parlamento istituiva una giornata commemorativa per le vittime dei titini, allo stesso modo delle celebrazioni per l'Olocausto degli ebrei.
Antonio A – Corriere della Sera / Atti del Convegno di Studi storici tenutosi il 28 gennaio 2001, sul tema “Foibe".