Notiziario: Le Brigate Nere, la Ather Cappelli di Torino

Le Brigate Nere, la Ather Cappelli di Torino

La 1^ Brigata Nera “Ather Capelli” di Torino insieme alla “Aldo Resega” di Milano, che disponevano di oltre 2 000 uomini ciascuna, furono le due Brigate Nere più consistenti numericamente e meglio armate delle 36 che vennero complessivamente mobilitate.

brigata nera ather cappelli

La  “Ather Capelli” venne costituita a Torino il 19 luglio 1944-XXII, e intitolata, come di consuetudine per le Brigate Nere a un caduto per mano dei partigiani, al giornalista della Stampa di Torino Ather Cappelli assassinato alcuni mesi prima. Il comando del reparto venne affidato come stabilito per tutte le altre brigate al federale della città, Giuseppe Solaro. Il 23 aprile 1945 Solaro fu promosso Ispettore regionale per le Brigate Nere e a livello cittadino fu sostituito da Mario Pavia.

Prima di continuare nel post due note biografiche su Ather Cappelli il giornalista a cui venne intitolata la stessa. Egli nasce a Ferrara il 31 ottobre 1902. e giovanissimo aderì al Partito Nazionale Fascista (PNF), con cui partecipò alla Marcia su Roma. Partecipo’ alle operazioni in Africa Orientale che portarono alla proclamazione dell’impero. Durante la stessa campagna rimase gravemente ferito. Dopo l’ingresso dell’ Italia nella seconda guerra mondiale chiese di potersi arruolare nell’esercito, ma la sua domanda fu respinta a causa di una grave menomazione.

ather cappelliContinuò così la sua attività giornalistica, che lo portò il 2 gennaio del 1943 ad entrare nella redazione della «Gazzetta del Popolo». Aderì alla Repubblica Sociale Italiana dopo l’armistizio di Cassibile ed il 20 settembre del 1943 divenne direttore della «Gazzetta del Popolo». Dal 17 gennaio 1944 fu direttore anche del settimanale «Illustrazione del Popolo», supplemento della Gazzetta. Il 31 marzo del 1944 fu ucciso dai partigiani Giovanni Pesce e Giuseppe Bravin, che lo attendevano nei pressi della sua abitazione.

Per rappresaglia alla sua uccisione, il 2 aprile 1944 in via Morghen a Torino, vennero fucilati 5 prigionieri. Torniamo ora alla storia della Brigata oggetto del nostro post odierno.

Essa cominciò la sua attività operativa con l’operazione di contro-guerrigilia del 18 settembre 1944, che vide il reparto impiegato nella zona di Rondissone, alla caccia dei ribelli che avevano assassinato assassinato il Capo della Provincia Raffaele Manganiello. L’operazione protrattasi fino al 9 ottobre ebbe successo, riuscendo ad eliminare la Brigata Partigiana Garibaldi-Valle. Nelle operazione verrà ucciso il comandante della stessa assieme a 52 partigiani, mentre altri 30 sono fatti prigionieri.

Nel frattempo altri componenti della Brigata venivano impiegati nel capoluogo piemontese , per le operazioni di mantenimento dell’ordine pubblico e nella prevenzione di attentati terroristici.

gagliardetto della compagnia di pinerolo

Il 4 novembre il distaccamento di Pinerolo portò a compimento un’importante azione contro il comando partigiano concentrato sui monti limitrofi; in collaborazione con l’Esercito Tedesco gli squadristi distrussero il comando partigiano, che fungeva tra l’altro da campo di prigionia, liberando così 11 militi delle SS Italiane e sequestrando una notevole quantità di armi automatiche.

Nei primi giorni di novembre il comando di Torino prese parte coi suoi militi alla liberazione di Alba, continuando comunque nel controllo della città, delle linee ferroviarie e degli stabilimenti industriali. Nel febbraio ’45 il Comando della Brigata venne ricevuto dal Duce che ne lodò l’operato. Il 28 aprile 1945 la città ormai evacuata dall’Esercito della Repubblica Sociale e dall’Esercito Tedesco, è ancora saldamente nelle mani dei militi della Brigata Nera rimangono al loro posto proteggendo le retrovie dei reparti che lasciano la città.

Il commissario del Partito fascista repubblicano, che apparteneva all’ala più intransigente del fascismo torinese, non si era infatti aggregato alla colonna nazifascista che nella notte tra il 27 ed il 28 aprile aveva lasciato Torino, ma si era nascosto, forse confidando nell’azione dei franchi tiratori, di cui egli stesso aveva organizzato una fitta rete in previsione dell’insurrezione.

Non si sa con precisione quale fosse a Torino il numero dei cecchini, sostenitori di una resistenza ad oltranza nella città e consapevoli della propria sorte. Franchi tiratori, snidati e uccisi, furono registrati in prevalenza nel centro cittadino, ai piani superiori degli edifici, nascosti dietro le imposte accostate o nei sottotetti.

Caddero sotto il loro fuoco non solo i partigiani, tra cui il comandante del raggruppamento divisioni Garibaldi Massimo Ghi, ma anche numerosi civili che, incautamente, si avventurarono nelle strade. Per rispondere al problema la Giunta regionale di governo adottò la linea dura, condannando chiunque fosse sorpreso a sparare contro le forze del Corpo Volontari della Libertà, all’immediata fucilazione.

Successivamente venne disposta le chiusure dei passaggi di comunicazione tra le cantine e tra le medesime e le fognature bianche e nere ma solo nei primi cessò’ la resistenza dei franchi tiratori. Giuseppe Solaro, Ispettore per il Piemonte delle Brigate Nere, nonchè ex-comandante della Brigata “A.Capelli” viene catturato ed ucciso mediante impiccagione ad un albero di Corso Vinzaglio.

Solaro fu impiccato una prima volta ad un albero, ma il ramo si spezzò e lui, in stato di semi-incoscienza, venne impiccato per una seconda volta. Il cadavere fu nuovamente portato in processione per le vie e infine gettato nel fiume Po dal Ponte Isabella.