Notiziario: LE ARMI DELLA GRANDE GUERRA

LE ARMI DELLA GRANDE GUERRA

Carro armato inglese Mark I

Fu il primo carro armato sviluppato dal Regno Unito, evoluzione del precedente, il Little Willie (1915). I primi esemplari entrarono in servizio sul Fronte Occidentale nel settembre 1916.
Il Mark I nacque come strumento di ripresa di un eventuale offensiva, in un contesto bellico nel quale l’avanzata delle truppe di fanteria era impossibilitata da trincee e colpi di mitragliatrice.
Inizialmente l’uso di questo mezzo non ebbe successi significativi, in quanto utilizzati in piccole quantità e colpiti da ogni sorta di problema meccanico. I modelli successivi, Mark IIIIIIV e V furono veicoli progressivamente migliori soprattutto nella meccanica e prodotti in quantità rilevanti, soprattutto i Mark IV e V.

Il modello di serie del Mark I trae spunto dal Big Mother (“Grossa Madre”), un prototipo di carro armato dotato di un cannone da 57 mm. e/o di una mitragliatrice. Prodotto in 100 esemplari mosse i suoi primi passi nel gennaio del 1916. Nel settembre del medesimo anno i carri armati furono impiegati per la prima volta sul campo di battaglia durante l’offensiva della Somme.
A differenza del Big Mother il Mark I venne costruito non più in lamiere per caldaie ma in piastre da corazza. Del Mark I distinguiamo due versioni: quella cosiddetta ‘maschio’ e quella ‘femmina’, prodotte in egual numero. La prima versione conservò i due cannoni Hotchkiss da 57 mm e i tre mitragliatori Hotchkiss da 303, a cui ne venne aggiunto un quarto impiegabile da una postazione frontale; la seconda versione, invece, ebbe quattro mitragliatrici Vickers più due cannoni Hotchkiss, risultando più leggero di circa una tonnellata.
I cannoni da 57/40 erano del tipo Hotchkiss navale, a tiro rapido, con una gittata che raggiungeva i 1.800 metri. Il congegno di puntamento, a cannocchiale, consentiva infatti solo il tiro diretto mentre la casamatta, in cui era sistemato il pezzo con il suo scudo semicircolare, consentiva un brandeggio (cioè uno spostamento delle bocche da fuoco) di 120 gradi ed una elevazione assai limitata.
Veniamo alla tecnica del Mark I.
I cingoli erano costituiti da 90 maglie larghe 53 cm. Nella parte superiore del carro il cingolo scorreva su due lunghe rotaie e dieci rulli di bronzo mentre inferiormente, su ventisei paia di rulli. La sospensione ovviamente era rigida. Le ruote motrici si trovavano nella parte posteriore del mezzo mentre quelle anteriori, di rinvio, erano provviste di tendicingolo. Sempre posteriormente il carro recava la coppia di ruote direzionali, del diametro di 135 cm, adoperate per le sterzate leggere e sollevate idraulicamente in occasione delle virate strette.
Il motore era un sei cilindri raffreddato ad acqua, collegato mediante un albero alla scatola cambio; al di sopra di questo vi si trovava la manovella d’avviamento, sotto, una cassetta per attrezzi e posteriormente la dinamo per le luci. La scatola cambio aveva ai lati altre due scatole d’ingranaggi, collegate con un differenziale e manovrate ciascuna mediante leve da due uomini. Lungo la parte posteriore di ognuna delle due fiancate passava la catena di trasmissione che collegava la ruota dentata di ogni cambio secondario all’ingranaggio della ruota motrice.
Il Mark I aveva un equipaggio di otto uomini dei quali quattro dovevano guidarlo; compito questo non certo facile, sopratutto perché ai soldati non veniva insegnato quasi nulla su come manovrare questo pesante mezzo. Dal posto di guida la visibilità era ben poca.
Spesso infatti, se il terreno era fangoso o la rotta incerta, il comandante doveva uscire dal carro e tastare personalmente il suolo con un bastone per assicurarsi che si potesse proseguire; tutto questo, però, avveniva sotto il fuoco nemico col rischio di essere schiacciati dal proprio stesso carro armato.
Le condizioni all’interno del mezzo erano tremende. Il motore produceva un rumore assordante, tant’è vero che l’equipaggio faticava addirittura a comunicare a voce e spesso si ricorreva a segnalazioni con le dita; vi era poi un calore soffocante e per giunta anche fumo, che non veniva scaricato all’esterno. Un vero lavoro d’equipe, faticoso e complicato, era la sterzatura.
Due addetti al cambio azionavano gli ingranaggi relativi a ciascun cingolo, che dovevano essere innestati ogni volta che era richiesto un cambiamento di direzione; un servente doveva innestare la marcia, alta o bassa che sia, mentre l’altro, sul lato dove si doveva sterzare, metteva in folle. Il pilota infine bloccava il differenziale ed accelerava mentre il capocarro metteva i freni al cingolo in folle. Il carro finalmente prendeva la direzione desiderata. Naturalmente tutto questo processo doveva essere invertito se si voleva sterzare nella direzione opposta.

Riguardo al Mark I c’è una doppia curiosità da svelare: il perché sia stato chiamato Mark I e l’origine del termine tank con cui si indica in inglese il carro armato.
Abbiamo detto, all’inizio di quest’articolo, che il Mark I fu la versione ‘aggiornata’ del primo esemplare di carro, il Little Willie, entrato in attività nel 1915. Questo nomignolo venne dato per prendere in giro Guglielmo di Prussia, figlio dell’imperatore Guglielmo II
Il termine “Tank”, ha un origine alquanto bizzarra. Il colonnello inglese Ernest Swinton, temendo la presenza di eventuali spie tra gli operai che lavoravano al Little Willie, disse loro che stavano fabbricando taniche per l’acqua, tank appunto. Infatti tradotto, tank  significa ‘serbatoio’. Il Little Willie fu però un carro armato che ebbe gravi difetti, la velocità e la sua incapacità di attraversare le trincee. Per questi motivi fu sostituito nel 1916 dal ‘Big Willie’, o ‘Mark I’, nome datogli scherzosamente in riferimento all’imperatore Guglielmo II in persona.

Il Mark I fu quindi il primo carro del mondo ad essere impiegato in azioni di guerra. Derivato da una lunga serie di veicoli sperimentali, entrò in azione il 15 settembre del 1916 durante la battaglia della Somme.